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Il rito di San Pantaleo

di Pasquale Martucci

 

San Pantaleone è festeggiato almeno in due grossi centri del territorio salernitano.

A Ravello, il 27 luglio, la festa si caratterizza tra l’altro per il rituale della liquefazione del sangue, che si ripete da almeno mille anni: si tratta di un rito comune a quello che si svolge a Napoli per San Gennaro. Pare che l’ampolla del sangue di San Pantaleone “fosse stata trafugata in Oriente da alcuni marinai di Amalfi”, costretti a depositare in prossimità di Ravello le reliquie del santo. (1)

Il sangue di San Pantaleone fu conservato in una grande ampolla custodita nella chiesa a lui dedicata a Ravello. Successivamente il sacro liquido fu traslato nel Duomo e donato in piccole quantità alle varie comunità. A differenza del sangue del patrono napoletano, la liquefazione del sangue di San Pantaleone si realizza autonomamente, senza che nessuno maneggi o tocchi l’ampolla. Da centinaia di anni, ogni 27 luglio, il sangue del santo cambia aspetto e sembra sciogliersi senza alcuna apparente causa fisica. Alcuni sopralluoghi effettuati hanno rilevato come, nel giorno del martirio del santo, il sangue appare già liquefatto, e di conseguenza il “miracolo” ha sicuramente inizio nei giorni precedenti, a partire da giugno. Molti, comprese le autorità ecclesiastiche, parlano apertamente da secoli di “miracolo”. (2)

Per manifestare la devozione popolare, in tutti i centri in cui si festeggia quel santo, avviene la traslazione con una solenne processione per le vie delle città.

A Vallo della Lucania, il santo è anche il patrono, oltre che della città, dell’intera diocesi, e di conseguenza la festa è importante per la presenza di autorità civili e religiose, oltre che di tanti abitanti provenienti da luoghi lontani.

Il santo è per la gente di questo territorio San Pantaleo (il nome in latino; mentre Pantaleone è quello greco). Pantaleémon indica “colui che prova compassione” e che protegge gli afflitti, gli oppressi, i malati.

Proveniente dall’oriente, è festeggiato dall’alto medioevo. Visse a Nicomedia, si convertì alla fede e fu martirizzato nel 305 d.C.. Era figlio del pagano Eustorgio, uomo molto ricco, e di Eubula, che lo educò al cristianesimo. Durante la persecuzione di Diocleziano, l’imperatore avrebbe voluto risparmiarlo, ma Pantaleone confessò la sua fede e fece alcuni miracoli. Dinanzi all’imperatore romano, pare abbia detto: “Il mio maestro è Gesù Cristo! Sono stato sostenuto dalla grazia divina e ora la morte non mi spaventa. Puoi uccidere il mio corpo non la mia anima”. Fu condannato al rogo, ma le fiamme si spensero; poi ad essere immerso nel piombo fuso, ma il piombo si raffreddò; fu gettato in mare con una pietra legata al collo, ma il masso prese a galleggiare; venne condannato ad feras, ma le belve lo risparmiarono. Infine si tentò di decapitarlo, ma la spada si piegò e gli aguzzini si convertirono. Allora fu accusato di “magia”. (3)

Vallo della Lucania ha intitolato la sua cattedrale a San Pantaleone, il santo turco, anche perché nel X-XI secolo il territorio contava numerosi insediamenti di monaci italo-greci, che si distinsero per le loro opere e per la particolare affezione della popolazione.

Nel Duomo, sono presenti due tele, realizzate dal maestro Vito Formisano, che recano l’effigie del santo: la prima è del 1954, ormai usurata; l’altra del 1984. Di rilievo, un dipinto di Giuseppe De Mattia, del 1843, che illustra la scena di “San Pantaleone che sana il cieco”, dietro l’altare e al centro dell’abside. Nella cappella dedicata a San Pantaleone, è custodito il busto del santo, rivestito d’argento, che viene portato in processione lungo le strade, ogni 27 luglio. Il busto è stato soggetto a restauro nella prima metà del XIX secolo e riportato all’antico splendore, nel 2013, dalla restauratrice Caterina Cammarano. Nella cappella è anche custodita un’ampolla contenente il sangue, sempre sciolto, del santo ed è presente un dipinto di grandi dimensioni del maestro salernitano Stefano Trapanese, dal titolo “Conversione di San Pantaleone” (2012). Di pregio, nella cattedrale, un bellissimo trono ligneo con l’effigie della Madonna del Rosario e un crocifisso in legno risalente al 1500. Altre opere sono le tele: “Vergine con santi Carlo Borromeo e Maria Maddalena” (1787) di Domenico Lettieri; “Arcangelo Michele” (1770) di Andrea De Hippolytis; “Vergine con i santi Francesco, Pantaleone e Antonio Abate” (fine XVII secolo), quest’ultimo è probabilmente attribuito al Fesa. (4)

La festa di San Pantaleone a Vallo della Lucania nel 2019 si è svolta tra il 26 e il 28 luglio (importanti riti religiosi) e il 29 luglio (iniziative soprattutto civili). (5)

Il primo giorno, alle ore 19:00, c’è la traslazione di tutti i Santi nel Duomo, nel luogo deputato ad ospitare il Santo patrono, e l’esposizione della sua Reliquia. I solenni Vespri sono presieduti dal Vescovo della Diocesi.

Il 27 luglio si svolge la messa in mattinata, concelebrata dai parroci della Diocesi insieme al vescovo. Una processione di ingresso serve a dare avvio ai solenni festeggiamenti.

Il vescovo si ferma all’altare per compiere, con l’incenso, il segno distintivo che mette in comunicazione l’uomo con Dio: il gesto simboleggia le preghiere che vengono raccolte e si elevano a Cielo; la densa nube di incenso fa entrare nell’atmosfera del mistero. Poi il vescovo si reca presso la statua del Santo e compie analoghi segni di fede. Parla ai devoti, poi insieme ai sacerdoti celebra la messa.

E’ l’intera comunità cilentana ad essere coinvolta: tutta la diocesi tiene unita l’intera vita sociale e culturale di tanti paesi che gravitano intorno a Vallo della Lucania.

La solidarietà è vissuta da tutti, o almeno questo è l’esempio tracciato da un santo che è stato medico e martire, che si è sacrificato per gli infermi e, in nome della fede, ha predicato la fratellanza. L’indifferenza uccide ed allora occorre dar voce a chi non ce l’ha. Non possono i fratelli continuare a subire le persecuzioni, come è accaduto con San Pantaleone, non si può seguire la cultura dell’individualismo e la ricerca del potere personale. Questo è il tratto caratteristico di papa Francesco, che viene continuamente citato.

Durante la celebrazione della messa, si ode il canto: “Laudate dominum!”, particolarmente emozionante per l’esecuzione da parte delle voci del coro della “Schola Cantorum San Pantaleone”, diretta dalla Maestra Santina Devita.

I sindaci del territorio chiedono ogni anno di essere invitati in occasione dell’evento. E il vescovo saluta le autorità a conclusione della celebrazione. Abbraccia i fedeli e la gente si reca sotto la statua del loro patrono per baciarlo e pregare.

In serata, a partire dalle ore 19:00, si svolge l’importante processione, un corteo composto da ecclesiastici e fedeli all’inizio e alla fine del rito liturgico, con la funzione espiatoria e propiziatoria. Oltre a rappresentare la devozione verso la divinità, il rituale è anche un’esaltazione del sentimento religioso-sociale del gruppo che sente potenziata la sua unione religiosa. La processione è accompagnata da inni e litanie, con la presenza di bande musicali lungo il percorso.

Interessante è la sfilata di moltissime statue di santi, sostenute con devozione dai portatori: San Luigi, Sant’Antonio, San Toribio, San Cataldo, Sant’Agostino, San Francesco, San Gaetano, San Filippo, San Nicola, Sant’Alfonso, San Crescenzo, Sant’Espedito, San Raffaele, San Emidio, San Biagio, San Matteo, San Giuseppe, San Michele; poi procedono i fedeli con stendardi ed effigie (tra cui quella di San Pio) e il crocefisso; le autorità civili e religiose anticipano San Pantaleone tra gli applausi della folla.

Le statue sono collocate tutte in alto nella bella piazza e sembrano osservare la folla, situata di sotto, che prega e canta inni sacri. Vescovo e parroci narrano del Santo Patrono e benedicono la folla.

Continua la processione, ora nelle strade splendenti e rischiarate dalle luminarie, che tracciano il percorso processionale. Lungo le vie del centro, vi sono molti addobbi floreali e la scritta: “Viva San Pantaleo”, ovvero il santo della devozione popolare. Bancarelle con prodotti di qualsivoglia genere, sono situate ai margini delle principali strade cittadine. I fuochi d’artificio sono il giusto epilogo dell’evento.

Sul tardi, il ritorno: le statue entrano all’indietro, non abbandonando mai lo sguardo sulla folla, per essere riposte nel Duomo. L’ultima è San Pantaleone, accolta con applausi e odi.

Il 28 luglio i santi vengono riportati nelle rispettive sedi.

Si assiste ad una devozione che, senza eccessi, è sentita ed attesa ogni anno. Pare che anche i momenti di vacanza, a Vallo della Lucania, vengano programmati solo dopo l’importante ricorrenza, solo dopo la purificazione dell’animo ed il trasporto per il patrono che tiene unita la comunità.

Infine, per rilevare la devozione antica verso questo santo in moltissime comunità, riporto un breve ma significativo frammento tratto da un racconto del 1886 di Gabriele D’Annunzio.

«San Pantaleone! San Pantaleone!» Fu un immenso grido unanime di disperati che chiedevano aiuto. Tutti, in ginocchio, con le mani tese, con la faccia bianca, imploravano. «San Pantaleone!» Apparve sulla porta della chiesa, in mezzo al fumo di due turiboli, Don Cònsolo scintillante in una pianeta violetta a ricami d’oro. Egli teneva in alto il sacro braccio d’argento, e scongiurava l’aria gridando le parole latine: «Ut fidelibus tuis aeris serenitatem concedere digneris. Te rogamus, audi nos.» L’apparizione della reliquia mise un delirio di tenerezza nella moltitudine. Scorrevano lagrime da tutti li occhi; e a traverso il velo lucido delle lagrime li occhi vedevano un miracoloso fulgore celeste emanare dalle tre dita in alto atteggiate a benedire. La figura del braccio pareva ora più grande nell’aria accesa; i raggi crepuscolari suscitavano barbagli variissimi nelle pietre preziose; il balsamo dell’incenso si spargeva rapidamente per le nari devote. «Te rogamus, audi nos!». (6)

 

Note:

  1. Esposito, “Dal Cilento verso Capri. Feste mediterranee della provincia di Salerno”, Imagaenaria, Edizioni Ischia 2005, 77.
  2. Zucchini, “Il Miracolo del sangue di San Pantaleone”, Scienza & Paranormale, n. 46/2003.
  3. Antonelli, “San Pantaleone”, in “Santi beati & testimoni”, 2001 (revisione 2012).
  4. Cfr.: “Cattedrale San Pantaleone”, in http://www.sanpantaleonevallo.it.
  5. Ho raccolto documenti e notizie sulla festa di San Pantaleo a Vallo della Lucania (SA), in occasione della partecipazione, insieme al prof. Antonio Di Rienzo, alla importante festa del 27 luglio 2019.
  6. D’Annunzio, “San Pantaleone”, Barbera Editore, Firenze 1886. Il testo è tratto da una copia presente sul sito Internet Archive (http://www.archive.org/), realizzato in collaborazione con il Project Gutenberg (http://Gutenberg/), tramite (Distributed proofreaders (http://www.pgdp.net/).

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