Intolleranza, divieti, tentativi di limitazione delle libere espressioni di idee: una sorta di società ad una dimensione, quella prevalente.
Tutto ciò sembra oggi emergere nella dialettica politica e sociale del nostro Paese.
Il caso della negazione dell’importanza della storia e dunque della memoria, che ha visto una grande adesione al manifesto/appello di Andrea Giardina, Liliana Segre e Andrea Camilleri, non è che uno degli esempi più eclatanti accaduti.
Dopo aver sottoscritto quell’appello, riporto la parte iniziale:
“La storia è un bene comune. La sua conoscenza è un principio di democrazia e di uguaglianza tra i cittadini. È un sapere critico non uniforme, non omogeneo, che rifiuta il conformismo e vive nel dialogo. Lo storico ha le proprie idee politiche ma deve sottoporle alle prove dei documenti e del dibattito, confrontandole con le idee altrui e impegnandosi nella loro diffusione“.
Per fortuna ci sono le posizioni divergenti, le denunce, le prese di distanza da parte di uomini e donne di cultura e di molti organi di informazione.
E’ importante far sentire la propria voce e condividere le tesi di coloro che sono per le differenze, per l’accettazione dell’altro, per il confronto e per la molteplicità e libertà delle idee.
Del resto, come già ampiamente evidenziato, questo sito si propone di fare “ricerca”, “costruzione” (meglio “co-costruzione”) “creazione”, ovvero tutto ciò che rappresenta progresso e sviluppo, a partire dalla storia per trarre da essa gli insegnamenti per il futuro.
Concludo citando Antonio Gramsci:
“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire partecipare. Chi vive veramente non può non essere cittadino partecipe. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti … L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera“.
Pasquale Martucci
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