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La tradizione delle maschere

 

Di seguito, riporto alcuni brani tratti dai riti e alle tradizioni cilentane carnevalesche. Si tratta di una delle ricorrenze più ricche di simboli e significati, certamente una tipica espressione della cultura popolare in cui tutte le connotazioni sociali, psicologiche, economiche si fondono in un linguaggio verbale e non verbale, destinato a provocare con una sua incredibile forza d’urto un cambiamento della condizione esistenziale. La sua simbologia e gli antichi riti della cacciata dell’anno vecchio e l’avvento del nuovo, con la speranza che sia migliore, sono le caratteristiche tipiche di questa festa, in cui le maschere imitano la natura e la lotta del bene contro il male.

 

 

E’ entrato Carnevale

Tratto da: Antonio Di Rienzo, 1988, “Il tempo delle maschere”, Il Mezzogiorno Culturale, A. II – n. 8

 

Nel Sud siamo soliti dire: “E’ entrato Carnevale” (latino: introitus; dialetto: trasùto) con espressione che sta ad indicare l’inizio di un periodo più o meno lungo che in Campania prende l’avvio il giorno di Sant’Antonio Abate, mentre altrove il 2 febbraio.

Un felice periodo dell’anno caratterizzato dal travestimento, dal divertimento e da grosse abbuffate che dura fino al I giorno di Quaresima, il mercoledì detto delle Ceneri (che nel latino ecclesiastico suona come “feria quarta cinerum”), dall’uso di imporre sul capo dei fedeli le ceneri in segno di penitenza.

Quindi un lungo periodo festivo che raggiunge il culmine nelle domeniche, nella settimana grassa e nell’ultimo giorno, che da noi è il martedì, mentre nelle chiese a rito ambrosiano è la domenica successiva in Quatragesima. A Milano ad es. i quattro giorni che vanno dal mercoledì al sabato prendono la denominazione di Carnevalòn.

Balli, danze, piatti succulenti, maschere e scherzi contraddistinguono le feste carnevalesche.

Il rimpianto per il godimento che sta per terminare, da domani inizierà un periodo di digiuno e astinenza è ben riscontrabile nella denominazione “Carnevale”, dal latino Carnem levare (mediante un processo di assimilazione della finale e sincope) e nel nostro termine dialettale Carnu luvaro.

La festa: quando è lecito far follie

Il Carnevale è un avvenimento con il suo aspetto spettacolare-turistico (quest’ultimo riscontrabile solo nella cultura odierna) e soprattutto con quello festivo riesce a coinvolgere un po’ tutti, dai bambini agli adulti, da un luogo all’altro del globo, da Rio de Janeiro a Venezia, da Vienna a Napoli (unica eccezione l’estremo Oriente).

Esso conserva solo il ricordo delle sue origini arcaiche con rituali rigeneranti che avvenivano in un periodo specifico dell’anno quando c’era il passaggio dal ciclo vitale del riposo della terra a quello del suo risveglio ed ha come suoi antecedenti le feste dei Fescennini, dei Saturnali e delle Atellane.

Rituale del ciclo invernale quindi collegato simbolicamente con la morte e la Resurrezione mediante una rappresentazione scenica del dramma dell’uomo e della natura.

Elemento caratterizzante è la maschera, il travestimento, che accoppiato all’elemento trasgressivo e a quello dell’inversione dei ruoli (es. servo/padrone) doveva fungere da fattore protettivo, quasi ad esorcizzare il male.

I cento volti del male

Con il fuoco (i fuochi di Sant’Antonio) inizia e con il fuoco (quello per bruciare il fantoccio di paglia) termina il periodo di Carnevale.

La funzione purificatrice della cerimonia del fuoco, che può distruggere ogni influenza malefica e rinnovare la forza vitale della natura che si rigenererà, è propria dei rituali del ciclo agrario. E’ la morte della natura, fase di passaggio per consentire la rinascita del seme: periodo carico di precarietà questo che bisognava esorcizzare.

E “chissà se domani ritorna la vita?” è l’interrogativo scottante dell’umanità. Bisogna fare gli scongiuri, bisogna ritornare al rituale: allontanando il Male tentando di impossessarsene e di esorcizzarlo.

Nelle società arcaiche esposte al rischio esistenziale, quando era inesistente la forza tecnologica per dominare la natura, quando per impetrare la grazia del raccolto, delle piogge, si ricorreva a qualche nume tutelare (e poi a qualche Santo), quando l’eccesso o la mancanza di precipitazioni erano ugualmente pregiudizievoli per una “buona annata”, il Male veniva personificato nel Diavolo. Questa maschera quanta importanza ha avuto nelle feste di Carnevale del passato!

(…)

Una volta quello climatico-naturale era il fattore determinante della vita del contadino, oggi che, per così dire, si sente meno il suo peso, si avverte maggiormente l’incidenza del fattore storico-politico-sociale.

La condizione di insicurezza, quindi, è sempre presente anche se ha cambiato volto: guerra, crisi economica e terrorismo diventano le forze, difficili da dominare e capaci di creare un nuovo corso alla storia, da esorcizzare!

A questo punto entra in gioco la forza del “festivo”: la forza esplosiva di una festa come questa di Carnevale che alla funzione magica suaccennata assomma quella eversiva della licenziosità. Giochi, divertimenti lascivi contraddistinguono il nostro Carnevale quasi ad identificarsi con esso.

“A Carnevale ogni scherzo vale”; è la valenza del gioco, del divertimento il significato più positivo della festa. Tanto è vero che si verifica la sovrapposizione del significato delle parole: Carnevale-Festa-Gioco.

L’incontro fra uomini nella festa, quasi una continuazione del gioco infantile, manifesta l’esigenza collettiva di estrinsecare necessità sociali ed umane ed è l’occasione per liberare le cariche angoscianti accumulate nell’esistenza!

C’era una volta il Carnevale

IL Carnevale, con pezzi di spettacolo che si ripetevano di casa in casa, da un paese all’altro, alla ricerca del divertimento e di una abbuffata senza eguale, raggiungeva il culmine della festa proprio negli ultimi giorni.

Ad Ortodonico, a Fornelli, a Stio, a Trentinara, ad Ogliastro C., ad Altavilla Silentina, a Lustra (altrove è venuto meno anche il ricordo) abbiamo registrato la Rappresentazione dei mesi dell’anno, quella dei Mestieri e la Farsa di Zeza.

Quasi dappertutto oggi si può assistere a sfilate di carri e maschere che imitando quelle più famose di Viareggio mostrano la decadenza del folk più genuino e la perdita di autenticità.

Il corteo composto dalle “maschere” (Diavoli, Preti, Turchi, Pulcinella, Zingare) avanzava per le vie del paese preceduta dalla maschera del Gran Turco che cantava così:

Arrassa ca mia ca passo,

che bella gioventù ca porto

appriesso!

Vengo ra la Turchia;

che bella gioventù ca tengo io!

 

Antonio Di Rienzo

 

 

Rituali nel Cilento

Il rito del “Carnevalone”, un pupazzo che rappresenta l’anno vecchio trascinato nelle strade del borgo e incendiato nella pubblica piazza, è una manifestazione tipicamente cilentana. Il martedì grasso il Cannuluvàro (Carnevale), un pupazzo di paglia, viene disteso in una bara e portato in spalla da quattro maschere vestite di nero. Alla fine della sfilata è bruciato. L’atto del bruciare il fantoccio è il modo di esorcizzare con il fuoco ogni influenza malefica e rinnovare la forza vitale della natura che si rigenera. La rinascita del seme, infatti, è il modo di allontanare la precarietà e il passato pieno di stenti e disagi. La sera della vigilia di Carnevale i màschari (maschere), la cui identità doveva essere celata, bussavano alle porte chiedendo vino e salsiccia. Il dovere di ospitalità e la tradizione imponevano che le maschere fossero fatte entrare in casa e che fosse loro offerto da mangiare e bere.

(Tratto da: E. La Greca, A. La Greca, A. Di Rienzo, “Usi e costumi del Cilento”, CI.RI. Cilento Ricerche, pp.62-64)

 

 

La sfilata

La tradizione culturale del Cilento ha valutato il rito carnevalesco, con la sfilata delle maschere e la morte del Carnevale, ed ha condiviso la dissacrazione di valori, quali la morte che “non fa più paura, ma suscita ilarità”: tutti piangono il Carnevale, ma poi finiscono con il fare “una colossale abbuffata fino all’indomani”. Il significato del pranzo a base di dolci serviti di solito nelle grandi occasioni è emblematico circa l’importanza di questa ricorrenza. Le maschere più rappresentative sono:

  1. la sposa (rigenerazione),
  2. il prete (bene)
  3. il diavolo (male).

Il giorno della sfilata nelle prime ore del mattino si annuncia con la “tòfa” (buccina) l’inizio della manifestazione e si convocano i figuranti presso il punto di raccolta. Pulcinella esce di casa con le figlie, “zite” (uomini vestiti da donne) per la passeggiata. Essendo geloso fa piantonare le figlie dal “volante” (lacchè, fratello delle zite) e dal “turco” (servitore di Pulcinella); i due girano intorno alle donne, in senso contrario l’uno dall’altro, ballando. Pulcinella agita cantando un grosso corno di bue sia per scongiurare il malocchio, sia per salutare i cornuti. Il canto è rivolto alle figlie che devono sposarsi: il padre promette una buona dote ma le avverte che il ballo avvenga in modo armonico e non provocatorio, altrimenti con il corno le ucciderà. Ogni tanto uno dei preti si stacca dal vescovo e rapisce una “zita”; Pulcinella con urla piene di rabbia cerca di avvertire il figlio dell’accaduto. Il volante interviene insieme al turco per salvare la zita, si crea un parapiglia che coinvolge il pubblico. Entrano in scena tutti i personaggi: il barbiere rade chi gli pare, il pescivendolo mette sotto il naso degli spettatori pesce dall’odore sgradevole ed il notaio stila testamenti contenenti parole licenziose. Lungo il percorso si presenta l’insidia dei cacciatori. Questi ultimi scelgono malcapitati spettatori e li infastidiscono. Se il malcapitato resta impassibile il cacciatore è sconfitto, ma se si gira per conoscere l’identità dell’importuno viene irrorato di crusca. Intervengono allora vari personaggi mascherati che inveiscono sul malcapitato: il medico ne accerta il decesso e diavolo e prete si contendono la sua anima. Due personaggi erano particolarmente attesi dal pubblico: il “cardalàna” (lavoratore del lino), che produce battute a doppio senso rivolte alle donne; il personaggio doppio (manichino posto sulle spalle di un attore ricurvo) che sta ad attestare l’animo doppio (doppia faccia) di molte persone. Durante il corteo, la Morte lancia i propri lazzi contro le persone anziane (che fanno scongiuri e spesso le lanciano contro oggetti) e le invita a seguirla. Viene offerto vino ai mascherati che comunque per il freddo ed il movimento difficilmente diventano ubriachi.

(Tratto da: F. Dentoni Litta, 1987, “Antiche tradizioni del Cilento”, CI.RI. Cilento Ricerche, pp.77-80)

 

 

Il Chiavone

Famosa per il Carnevale, che anticamente costituiva una antica e consolidata tradizione, è Cardile, che ancora rivive il vecchio rito del Chiavone. Per alcuni, si tratta di una clava, una “piroccola”, un bastone che veniva utilizzato per bussare alla porta del malcapitato da prendere in giro, per altri sta a significare più semplicemente la chiave. Di derivazione spagnola l’etimologia qui riportata trae origine dai quartieri chiusi da una massiccia porta serrata con una grossa chiave, affidata agli uomini delle corti, che dopo aver chiuso le proprie mogli nelle abitazioni durante il periodo di Carnevale, uscivano per il paese a far visita agli amici, bussando alle loro porte con tale chiave.

Il Chiavone è una filastrocca le cui frasi erano combinate e redatte a seconda di ciò che aveva fatto di eclatante il malcapitato durante l’anno. Egli, in occasione del Carnevale, in presenza di persone mascherate che si recavano presso la propria casa, doveva tenere in mano una candela accesa ed ascoltare la lunga filastrocca che, dopo una breve introduzione, metteva in rilievo tutti i difetti dell’interessato. Il componimento si concludeva con avvertenze e consigli affinché in futuro il beffeggiato non commettesse più tante sciocchezze.

Il Chiavone era redatto in anticipo da una persona che si cimentava con strofe e rime, poi era declamato durante il rito del Carnevale.

(Tratto da: P. Martucci, A. Di Rienzo, 1999, “Il sacro e il profano”, Edizioni Studi e Ricerche, p.74)

 

 

Di seguito riporto una filastrocca dedicata ad Antonio Manna.

Mentre infuria il pazzo baccanale/per la fine del grasso carnevale/profitta della nostra vecchia usanza/per incarnarti, in versi, un po’ la panza!/Pubblico accusatore, il tuo processo/in breve, sarà fatto proprio adesso/e la condanna che schivare tenti/pubblicata sarà a li “quattro venti”/I capi d’accusa sono parecchi/tra i quali alcuni nuovi ed altri vecchi/e dopo studiato il tuo processo/ho conchiuso, dolente, che sei fesso!.

Il Chiavone parla poi dei misfatti di Antonio Manna, del suo modo di fare profitti e speculazione, ma anche delle sue pessime imprese come cacciatore, di alcune brutte figure fatte in paese e delle fesserie che racconta.

Per le illustrate accuse la gran corte/ti condanna alla pena della morte/da eseguirsi con arma con bacchetta/e ciò con la solita scoppetta./L’arma sarà però carica a sale/perché ‘Ntoniuccio non ne soffra a male/convinta la gran corte che il sentire/lo sparo basterà a farlo morire!.

La filastrocca si chiude intimando ad Antonio Manna di comportarsi bene d’ora in poi: Onde ‘Ntoniuccio resti un uomo a moda/e non più un asinello senza coda/e pensi ancora che il maggior diletto/la gran corte lo prova col piretto. Il piretto è il recipiente con il vino: il tutto si conclude con una abbondante bevuta.

(Il Chiavone fu composto da Generoso Mastrogiovanni e letto da Nicola D’Elia, in occasione del Carnevale del 1937 a Cardile)

 

 

Zeza

L’antico Carnevale, in uso fino al 1978 e ripreso quest’anno a Trentinara, non è la solita riproposizione dei carri allegorici, ma una antica rappresentazione trovata in documenti datati intorno al 1400 che mette in scena tutti i vizi delle popolazioni dell’epoca.

Il personaggio Zeza, molto ricorrente nel Cilento e nel napoletano in genere, si riferisce a Lucrezia, tipico nome nobiliare nella Napoli a partire dal 1400; ma già nel 1500 lo stesso nome era anche quello delle prostitute. Zeza è la madre ed ha anche l’aspetto della prostituta.

(cfr.: A. Rossi, R. De Simone, 1977, “Carnevale si chiamava Vincenzo”, Ed. De Luca, pp.102-103)

 

A Trentinara, è stato riprodotto in piazza e negli angoli più caratteristici l’antico rituale del 1978.

Si è celebrato il matrimonio di due sposi Lucrezia e Tolle, contrastati fino all’ultimo momento dalle rispettive suocere, che tra lazzi e burle vengono sposati da un prete bislacco. Due vecchi personaggi: Vavo (Zavo) e Quaresima vengono in piazza. Vavo è un uomo del popolo, rappresenta il ricco che si dedica ai bagordi e dissipa il patrimonio familiare. E’ la moglie Quaresima che lo accusa pubblicamente: è condannato ad essere bruciato vivo. Per l’occasione Vavo è posto su un asino ed un fantoccio, vestito come lui, su un altro. Vavo muore, la Quaresima seguirà di lì a poco la stessa sorte. Infatti, in alcuni paesi del Cilento, il fantoccio chiamato Quarajésima viene incendiato sulla pubblica piazza. Sulla scena compaiono vari personaggi: una donna incinta, che genera di solito un animale nella trasposizione simbolica, l’avvocato che difende Vavo, il giudice, il prete, il diavolo, Pulcinella e l’orso (che rappresenta la paura e vuole significare chi dà fastidio, oltre all’arroganza della gente).

(La documentazione è stata fornita da Pietro Marino, Trentinara, 13.02.1999)

 

Per Marialba Russo, che descrive la manifestazione del 1978 e riprende le argomentazioni di Annabella Rossi e Roberto De Simone, “la donna che genera il pupattolo di stoffa simbolizza la rinascita, il trapasso dalla vita alla morte”. La donna che è in realtà un uomo travestito rappresenta la divinità ermafrodita, la doppiezza. Gli stessi due Vavo sottolineano questo simbolo. Si tratta però anche del rapporto nascita/morte, del nuovo che soppianta il vecchio. La posizione differente è quella di coloro (gli stessi Rossi e De Simone) che vedono nel parto e nella nascita di un animale “il tentativo di respingere il rapporto con la donna che è simbolicamente negativo”: il sesso della donna è irritazione del maschio, il parto è anche espulsione del male. La rappresentazione delle maschere racchiude significati rilevanti: “Pulcinella si autogenera per il fenomeno di partogenesi; e l’atto di covare (…) lo pone in connessione con la gallina e i volatili in genere”. La gallina è infatti simbolo della bisessualità in quanto ano e sfera genitale non sono differenziati.

(Cfr.: A. Rossi, R. De Simone, 1977, “Carnevale si chiamava Vincenzo”, Ed. De Luca, pp.75-76)

 

 

La filastrocca

 

Carnuvàru viecchio e pazzu,

s’è binnùto ‘u matarazzu

pi ccattà pane e bino,

tarallucci e cutichìni.

E mangiannu a crepapèdda,

na muntagna ri frittièddi

l’è crisciùto nu panzòni

c’assumiglia a nu pallonu.

Vivi, vivi, a l’improvvisu,

li rivènta russo ‘u visu;

poi li scoppia puri la panza

mentri mangia, mangia, mangia.

Accussì mori Carnuluvàru

E li fannu ‘u funeràli.

Ra la pulvera era natu

E into la pulvera è turnàtu!”.

(Cfr.: E. La Greca, A. La Greca, A. Di Rienzo, “Usi e costumi del Cilento”, CI.RI. Cilento Ricerche, p.64)

 

 

NOTA: “La Canzone di Zeza” e la “Rappresentazione dei 12 mesi” sono disponibili nel sito alla voce pubblicazioni.

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Il pensiero / Hegel

Lo Spirito Assoluto nella dialettica hegeliana di Pasquale Martucci   Il 27 agosto di 250 anni fa nasceva Georg Wilhelm […]

Agosto 15th, 2020

Storia e radici – Il Cilento

Cilento: alla ricerca delle origini di Pasquale Martucci   Il Cilento è oggi una zona molto ampia, che parte dal […]

Luglio 24th, 2020

Idee e società – Ferdinand Tönnies

Il concetto di comunità in Tönnies di Pasquale Martucci   «La teoria della società riguarda una costruzione artificiale, un aggregato […]

Luglio 13th, 2020

Riti e cultura popolare / il grano

La passione del grano e la dimensione di verità di Pasquale Martucci   Un antico rituale, rilevato da Ernesto de […]

Luglio 10th, 2020

Idee / Franco Ferrarotti

La fenomenologia del sacro di Pasquale Martucci   Le ricerche di Franco Ferrarotti, seguendo una metodologia qualitativa con il ricercatore […]

Luglio 1st, 2020

Pagine di storia / Anno 1828

I moti nel Cilento: lo studio di una Rappresentazione Rituale di Pasquale Martucci   In alcuni paesi del Cilento, si ricordano […]

Giugno 25th, 2020

Pagine di Storia – Pisacane

Sapri: la Rievocazione di Pisacane di Pasquale Martucci   Sapri è conosciuta, al di là della splendida collocazione geografica nel […]

Giugno 20th, 2020

Pagine di storia / Torri costiere

Le torri costiere del Cilento   di Pasquale Martucci   Percorrendo la costa cilentana, si possono osservare una serie di […]

Giugno 8th, 2020

Seminario ISCRA: “L’insostenibile peso della felicità e della speranza”

Possibili processi di pensiero di Pasquale Martucci   In occasione del Seminario ISCRA online (6-7 giugno 2020), dal titolo: “L’insostenibile […]

Maggio 31st, 2020

Ricerca&territorio – Mitologia

U curdone ru monaco Aspetti mitologici e cultura popolare cilentana di Pasquale Martucci (il saggio è disponibile integralmente e con […]

Maggio 21st, 2020

LAURINO / SANT’ELENA

Un culto antico e importante di Pasquale Martucci   “La storia di Laurino è strettamente intrecciata a quella della sua santa […]

Maggio 17th, 2020

Epistemologia della complessità – EDGAR MORIN

EDGAR MORIN L’attualità del pensiero del teorico della complessità e la centralità della relazione soggetto-oggetto-ambiente per realizzare l’inizio di un […]

Aprile 29th, 2020

Pagine di storia / I Basiliani

I Basiliani e le comunità cilentane di Pasquale Martucci   A questi monaci, arrivati nel territorio a nuclei sparsi o […]

Aprile 25th, 2020

Martin Heidegger – letture critiche

Contro l’odio, i fascismi e i populismi, propongo la lettura del volume di Antonio Peduzzi sulle controverse idee del grande […]

Aprile 16th, 2020

Sapori&saperi – la tipicità cilentana

La storia dell’alimentazione e la tipicità cilentana di Pasquale Martucci   La scoperta e la riproposizione della tradizione alimentare è […]

Aprile 11th, 2020

Gli insegnamenti di un maestro: Aldo Musacchio

Cultura e formazione umana come fattori indispensabili allo sviluppo   Il sociologo dello sviluppo Aldo Musacchio, docente in diverse Università […]

Aprile 9th, 2020

Coronavirus: biologia o economia?

Coronavirus: biologia o economia?   Il filosofo Umberto Galimberti propone le sue argomentazioni/concettualizzazioni sul Coronavirus. Riprendo alcune parole chiave tratte […]

Marzo 29th, 2020

Le paure sociali – Ritualità e distanze sociali

Ritualità e distanze sociali   In un periodo di crisi per la pandemia da coronavirus vengono modificate le forme rituali […]

Marzo 28th, 2020

XXIV Edizione Concorso di Poesia

XXIV Edizione Concorso Internazionale di Poesia “Il Saggio – Città di Eboli” dedicato a Orlando Carratù con Borse di studio […]

Marzo 20th, 2020

Fenomeni criminali – La ‘ndrangheta

Il mito dell’invisibilità di Pasquale Martucci   Svuotare la ‘ndrangheta dall’interno significa fare capire che il crimine crea ricchezza per […]

Marzo 10th, 2020

Le paure sociali – Complessità e coronavirus

Complessità e coronavirus La lezione di Miguel Benasayag di Pasquale Martucci   Non mi ero ancora occupato di coronavirus per […]

Marzo 6th, 2020

Antichi rituali – La rinascita

Il tempo quaresimale di Pasquale Martucci   Nella cultura popolare il bisogno del sacro è essenziale, in quanto l’uomo avverte […]

Febbraio 28th, 2020

La storia come un romanzo

Ancora alcune riflessioni sull’opera di Antonio Scurati: “M. Il figlio del secolo”, Bompiani 2018.   La storia come un romanzo […]

Febbraio 25th, 2020

Concorsi di poesia e narrativa – “Centro Culturale Studi Storici”

 

Febbraio 19th, 2020

Riti&tradizioni – Carnevale

La tradizione delle maschere   Di seguito, riporto alcuni brani tratti dai riti e alle tradizioni cilentane carnevalesche. Si tratta […]

Febbraio 6th, 2020

Tendenze sociologiche – Luca Ricolfi

La società del Giovin Signore   Giovin Signore, o a te scenda per lungo Di magnanimi lombi ordine il sangue […]

Gennaio 28th, 2020

Pagine di storia – I Bulgari nel Basso Cilento

I Bulgari nel Basso Cilento   L’area della valle del Mingardo è stata interessata, dopo il crollo dell’impero romano, dalla […]

Gennaio 23rd, 2020

Tendenze epistemologiche – Jürgen Habermas

Dopo dieci anni di lavoro, a 90 anni compiuti, il teorico dell’agire comunicativo, dei paradigmi di mondi vitali e sistemi, […]

Gennaio 16th, 2020

Riti&tradizioni – Sant’Antonio Abate

La festa del fuoco   “Il rumore serve a spaventare e allontanare le potenze maligne, il fuoco a illuminare il […]

Gennaio 7th, 2020

Riti&tradizioni – La festa del maiale

Il destino del porco di Pasquale Martucci   A gennaio, quando è ormai ben grasso, l’animale è prelevato con l’inganno […]

Dicembre 24th, 2019

Un anno da non dimenticare

http://www.ricocrea.it di Pasquale Martucci Un anno da non dimenticare e l’auspicio di un Buon 2020   Un anno fa, nel […]

Dicembre 18th, 2019

Storia&tradizioni – I rituali natalizi del Cilento

Antonio Di Rienzo, ricercatore di cultura storica e tradizione popolare cilentana, alla fine del 1987, su “Il Mezzogiorno Culturale” (A. […]

Dicembre 15th, 2019

Pagine di storia – Salerno longobarda

Salerno longobarda di Pasquale Martucci   Nell’anno 849, millecentosettanta anni fa, Salerno divenne uno dei due principati longobardi del sud; […]

Dicembre 10th, 2019

Pagine di storia – Il castello di Rocca

Il castello di Rocca   Le prime notizie su Rocca Cilento (da rocca, roccia, fortezza su un monte; XI secolo: […]

Dicembre 7th, 2019

Storia&tradizioni – La festa dell’Immacolata

La festa dell’Immacolata Le regioni italiane si preparano al Natale con tradizioni sacre, festeggiamenti antichi e piatti tipici di Nisia […]

Dicembre 2nd, 2019

La partecipazione e l’agorà

Un popolo di persone normali e di tutte le età, accomunati dalla lotta ai populismi, sfidano con partecipazione civile e […]

Novembre 23rd, 2019

Le vie di fuga dalle chiusure identitarie

Le vie di fuga dalle chiusure identitarie di Pasquale Martucci   “Siamo pieni di vie di uscita. Forse sono proprio […]

Novembre 18th, 2019

Storia&tradizioni – L’olio d’oliva

L’OLIO D’OLIVA: UNA COSTANTE NEI SECOLI La molitura delle olive tra significati e tradizioni del presente e del passato di […]

Novembre 16th, 2019

Memorie dal territorio – Dopo la ruralità

La quietanza meridionale. I paesi dell’osso dopo la ruralità

Novembre 11th, 2019

Storia&tradizioni – San Martino

“A San Martino se fano i zeppule e se prova u’ vino” Tradizioni culinarie cilentane nell’estate di San Martino   […]

Novembre 10th, 2019

Muri da abbattere

Trent’anni fa veniva abbattuto il Muro di Berlino, anche se ancora oggi sono tanti i muri simbolici e fisici che […]

Ottobre 31st, 2019

Natuzza Evolo / tra vita e aldilà

Dieci anni fa si spegneva Natuzza Evolo, una donna che ha rappresentato, nella cultura popolare religiosa, un forte legame tra […]

Ottobre 28th, 2019

Territorio&Cultura – la poesia

Concorsi di poesia di Gaeta (LT) e di Auletta (SA)

Ottobre 20th, 2019

Memorie dal territorio – Fiore!

Ricevo e pubblico due brani di Antonio Pellegrino. Nella foto c’è Gerry il pastore, chiamato anche Fiore.   Fiore! Sempi […]

Ottobre 7th, 2019

Memorie dal territorio – E’ cangiata l’aria

Con questo intervento, una riflessione sul cambiamento dei tempi, inizia la collaborazione di Antonio Pellegrino (laurea in Sociologia), attuale Presidente […]

Ottobre 6th, 2019

Idee & parole – Ernesto de Martino

Il mondo magico di Ernesto de Martino di Pasquale Martucci “Presenza, esserci nel mondo, esserci nella storia sono espressioni equivalenti […]

Settembre 25th, 2019

Idee & parole – I saperi di Dionigi

Nella criticità della vita di oggi, occorre che l’individuo ripensi un “nuovo umanesimo” che tenga conto della storia e della […]

Settembre 20th, 2019

Storia&tradizioni – Il giorno delle antiche nozze

Ricevo e pubblico l’articolo di Nisia Orsola La Greca Romano sul rito nuziale   Da sempre le nozze rappresentano un […]

Settembre 15th, 2019

Idee & parole – Socrate

Nella nostra società si avverte il bisogno di tornare a valorizzare le molteplici forme del dialogo, così come indicato da […]

Agosto 25th, 2019

Le storie – Jerry Essan Masslo

A trent’anni dall’omicidio di JERRY MASSLO ancora non abbiamo compreso che … “Ciascuno di noi è straniero di un altro” […]

Agosto 15th, 2019

Idee & parole – Giovambattista Vico

Vatolla, Vico e la cipolla di Pasquale Martucci Vatolla è situata su una collinetta che domina il paesaggio sottostante e […]

Agosto 8th, 2019

Idee & parole – Fabrizio De André

“Per quanto voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”   L’espressione è tratta da: “Storia di un impiegato”, un […]

Agosto 4th, 2019

Bibbiano, dove sta il bene dei bimbi

LETTERA APERTA DEGLI OPERATORI DELL’INFANZIA È stata scritta una lettera/appello da Mauro Mariotti e Paolo Siani. Aderisco pubblicando il documento, […]

Luglio 31st, 2019

Storia e tradizione culinaria – La festa del Santo Patrono

Ricevo e pubblico il lavoro di Nisia Orsola La Greca Romano, sulla festa del Santo Patrono nella tradizione culinaria del […]

Luglio 31st, 2019

Storia e tradizione culinaria – La cucina dei marinai

Ricevo e pubblico il lavoro di Nisia Orsola La Greca Romano, sulla tradizione culinaria dei marinai   AVE MARIS STELLA […]

Luglio 30th, 2019

Vallo della Lucania – Il rito di San Pantaleo

Il rito di San Pantaleo di Pasquale Martucci   San Pantaleone è festeggiato almeno in due grossi centri del territorio […]

Luglio 24th, 2019

Idee & parole – Antonio Gramsci

Il concetto di egemonia culturale e la questione meridionale di Pasquale Martucci   Cent’anni fa, il 1 maggio 1919, iniziò […]

Luglio 14th, 2019

Cosmo Guazzo: una vita al servizio del territorio

Presso la Pro-Loco di San Martino Cilento, sabato 13 luglio 2019, per riflettere sui lavori di Cosmo Guazzo si è […]

Giugno 26th, 2019

Epistemologia della soggettivazione

Il soggetto/attore, i diritti universali e la società ipermoderna nel pensiero di Alain Touraine di Pasquale Martucci   Assistere ad […]

Giugno 9th, 2019

Un antico rituale: la festa del pane

La festa del pane di Pasquale Martucci     La panificazione è stato sempre un momento molto importante nella tradizione […]

Maggio 19th, 2019

Contro l’indifferenza, per la conoscenza

Intolleranza, divieti, tentativi di limitazione delle libere espressioni di idee: una sorta di società ad una dimensione, quella prevalente. Tutto […]

Maggio 17th, 2019

In memoria di Domenico Chieffallo

Per ricordare lo storico e meridionalista cilentano, produciamo alcune considerazioni e un articolo del 1995 di Domenico Chieffallo.   Note […]

Maggio 5th, 2019

Grave perdita per la cultura cilentana

Riceviamo e pubblichiamo un commento / ricordo sulla scomparsa dell’amico Amedeo La Greca, da parte del prof. Emilio La Greca […]

Maggio 5th, 2019

Riti e tradizione non solo culinaria del Cilento

Ho con  grande interesse letto gli scritti di NISIA ORSOLA LA GRECA ROMANO sulla tradizione culinaria del Cilento, e non […]

Maggio 5th, 2019

Comunità e cultura popolare, linguaggio, cilentanità

Dopo aver realizzato molti studi sul territorio, a partire da questo intervento analizzo gli elementi che ne costituiscono i tratti […]

Aprile 15th, 2019

Simboli e Rituali – Il Cilento Antico e “Il canto dei cumpràti”

Il Cilento Antico e “Il canto dei cumpràti” di Pasquale Martucci   I rituali rappresentano “una connessione tra passato, presente […]

Marzo 11th, 2019

DINO BETTI

Un uomo che ha attraversato, vissuto e trasmesso il suo tempo di Anna Avagliano e Pasquale Martucci   Dino Betti […]

Febbraio 21st, 2019

Verso un modello postindustriale. La proposta del sociologo Domenico De Masi.

I limiti delle società attuali e le possibilità del “migliore dei mondi esistiti finora”. Occorrerebbe costruire un modello ideale di […]

Febbraio 13th, 2019

Ricerca Bibliografica sul Cilento

Progetto: “BENI CULTURALI CNR” Anni 1998-2000 C.P.S. Ricerche S.r.l. / Università di NAPOLI – Facoltà di Sociologia   Tra il […]

Febbraio 7th, 2019

LA SCELTA DI RICOCREA

LA SCELTA DI RICOCREA Ricerca, costruzione, creazione, queste sono le parole chiave del sito che ho da qualche mese realizzato: […]

Febbraio 1st, 2019

Matera Capitale Europea della Cultura 2019. La visione del sociologo Aldo Musacchio

La visione di Aldo Musacchio: i fondamenti di una cultura per lo sviluppo del territorio di Pasquale Martucci   Per […]

Dicembre 25th, 2018

Festa al Castello: cultura e memoria – dicembre 2018

TEGGIANO Festa al Castello: cultura e memoria di Pasquale Martucci   La Corte in Festa – Natale al Castello, Teggiano […]

Novembre 19th, 2024

Il turismo e le nuove tecnologie

Quando parliamo di turismo, la prima considerazione è di valutare il rapporto tra i turisti/visitatori e l’ambiente esterno, le risorse […]

Novembre 17th, 2024

I giovani incontrano l’arte: l’osservazione di una interazione

Un interessante esperimento di interazione tra i giovani è l’arte è stato realizzato lo scorso 15 novembre 2024, presso l’Auditorium […]

Novembre 14th, 2024

La sociologia di Franco Ferrarotti

È scomparso all’età di 98 anni Franco Ferrarotti, considerato da molti il padre della sociologia, certamente colui che ha contribuito […]

Novembre 11th, 2024

La parola viva

Paul Ricoeur, in “La parole est mon royaume” (Esprit, 1955), sosteneva che la parola era il suo lavoro, il suo […]

Novembre 5th, 2024

Osservare il margine: lo sguardo di Gaetano Barbella

Gaetano Barbella mi ha trasmesso uno scritto che riprende l’ultima parte dell’articolo “Sguardi sociologici 2 / Osservare il margine”. Ringrazio […]

Novembre 4th, 2024

Sguardi sociologici 2 / Osservare il margine

Il secondo sguardo si occupa del concetto di margine, periferia, distanza di un territorio dal suo centro. Il margine e […]

Ottobre 28th, 2024

Il senso della singolarità

Il sociologo Danilo Martuccelli nelle sue ricerche si è dedicato alle problematiche dell’individuo nella sua relazione con la società, introducendo […]

Ottobre 21st, 2024

Sguardi sociologici (1) / Il sociologo del territorio

Inizio questa rubrica, per offrire un punto di vista che parta da lontano e vada lontano. E che si rivolga […]

Ottobre 17th, 2024

Premio: “L’identità del Cilento” (seconda edizione)

Il Premio Artistico-Letterario: “L’identità del Cilento”, riservato ai giovani del territorio dell’antico Cilento, Vallo di Diano e Alburni, è giunto […]

Ottobre 14th, 2024

L’anima della tofa

Note sul libro di Gerardo Vassallo: “La tofa: una conchiglia e la voce della sua anima”, Galzerano Editore, settembre 2024 […]