Un culto antico e importante
di Pasquale Martucci
“La storia di Laurino è strettamente intrecciata a quella della sua santa romitella. Si può anzi dire che quando la vicenda del paese si affaccia alla storia quella di Elena ha già qualche secolo alle spalle. Almeno nella dimensione mitologica creata posteriormente. Il fatto è che quando si parla di santi del VI secolo la storia latita e si mischia alla leggenda e ai miti. Così è avvenuto anche per la figura di S. Elena che, su un culto indubbio e secolare, ha visto stratificarsi ricerche approssimative, invenzioni, falsificazioni e quant’altro”. (tratto da: Mino Schiavo, “La storia di Sant’Elena”, in laurinonelcuore.weebly.com)
Sant’Elena nacque a Laurino all’inizio del VI secolo, come affermano numerosi biografi. Altri studiosi sostengono, al contrario, che la sua nascita avvenne fra l’VIII e il IX secolo.
La famiglia Consalvo, che le diede i natali, era costituita da persone oneste che le trasmisero la semplicità. La bellezza e l’umiltà della fanciulla furono oggetto d’invidia, tanto che la famiglia la sottopose a continui rimproveri e maltrattamenti, nonostante fosse dedita alla fede cristiana ed alla generosità. Allora preferì una vita da anacoreta, lontana dagli affetti, dedicata completamente all’incontro con la fede, vivendo di stenti ed in preghiera. E in una grotta sul Monte Pruno, morì dopo 21 anni di vita eremitica.
Secondo la leggenda, lì furono rinvenute le sue ossa, traslate poi dal vescovo di Paestum nella sua cattedrale. Qui furono probabilmente trafugate dai francesi, nella convinzione che quei resti fossero appartenuti ad Elena Imperatrice, e portati nella loro patria. Le reliquie nella seconda metà del duecento ritornarono in Campania ad opera di Margherita di Bourgogne. Furono poi donate al conte di Ariano che, a sua volta, le pose nella Cattedrale di Ariano Irpino dove furono custodite, fino al 1622, sotto l’altar maggiore di Santa Maria Maggiore, in un urna di legno nero. La maggior parte delle reliquie furono donate dal vescovo di Ariano Trotta, nel 1882, a Laurino, la città natale della santa, e riposte all’interno della Collegiata di Santa Maria Maggiore. Diversi altari elevati ad Elena Santa si trovano nella città di Laurino, dove è molto venerata.
A Pruno fu edificato un luogo di culto: una cancellata chiude la grotta adibita a piccolo santuario. Al suo interno si conserva un piccolo altare del 1730. Il 29 giugno si svolge il Pellegrinaggio alla Grotta. Si narra che i Prunaioli un tempo ospitavano i pellegrini che in cambio portavano dei regali: era un modo di conoscersi e socializzare, con l’obiettivo comune di venerare la Santa.
Nel centro abitato, invece, sorge l’ennesima costruzione dedicata alla Santa, patrona di Laurino. E’ la chiesa di Sant’Elena, la quale, secondo la tradizione, venne edificata laddove sorgeva la sua casa natale. Risale ai primi lustri del 1700 ed è una costruzione molto semplice. All’interno, della stessa epoca è la statua lignea che la raffigura; ad arricchire e dar pregio al luogo, sono le scene raffiguranti Elena in vari momenti della sua vita.
La devozione verso la santa, in paese si manifesta in più occasioni durante l’anno.
Il 22 maggio, un carro trainato da buoi porta in processione l’urna contenente le reliquie della Santa: si tratta di un evento raro, considerato che l’urna lascia occasionalmente la sua collocazione. Il rituale riprende l’antica leggenda, secondo la quale, al ritrovamento del suo corpo, due paesi ne rivendicarono la proprietà. Si trattava di Laurino e Valle dell’Angelo. Allora si presero due buoi per trasportare il corpo della Santa: arrivati al bivio tra Laurino e Valle dell’Angelo, i bovini scelsero la strada che portava a Laurino. Da allora la salma fu posta nella chiesa di Santa Maria Maggiore dove, ancora oggi, si può ammirare. In ricordo di questa leggenda durante la festività di maggio la processione per le vie del comune avviene con il corpo della Santa trasportato da due buoi.
A Laurino Sant’Elena, che è solo Vergine Anacoreta ma nella tradizione popolare è assurta a simbolo divino, è solennemente venerata ed il suo culto è ancora oggi particolarmente sentito. All’inizio del secolo, raccontano le storie tramandate, qualche cieco e storpio è stato miracolato dalla Santa Elena e perfino dalla Basilicata vi era un nugolo di pellegrini che si recava a Laurino per pregare e chiedere la grazia.
Il 18 agosto (la tradizione si ripete anche il 10 ottobre) la festa è solenne per la gente più numerosa in paese. Durante la processione si portano le “cente”: la gara è tra chi le fa più belle. Alla vigilia di ogni processione si trasferiscono tutte in chiesa ed il giorno della festa in processione. Una volta la festa iniziava un mese prima con i falò: la gente intorno cantava e si ritrovava vicino al fuoco. I maschi in segno di virilità saltavano per superare l’ostacolo igneo, e chi non lo faceva non era considerato coraggioso. Era il periodo della pubertà e tutt’intorno le ragazzine che guardavano estasiate la scena. Si effettuava anche il gioco della pannocchia e chi riusciva a trovare la pannocchia rossa poteva baciare la ragazza preferita: ciò prevedeva l’antico rituale.
Riporto la leggenda di Sant’Elena, così come riferitami da Cosimo e Lucia Schiavo, intervistati a Laurino il 29 maggio 1996 e il 16 gennaio 1999.
“Un giorno di maggio, nella cappella in cui è stata edificata la chiesa settecentesca, un giovane pastore ebbe in sogno Sant’Elena che gli suggerì di costruire la sua chiesa. Il padre della Santa era un allevatore e la figlia faceva a tutti l’elemosina. Aveva dalla nascita qualcosa di diverso dagli altri, ma la sua bontà era invisa ai più che la accusavano di cose spregevoli, di essere una strega. Decise allora di ritirarsi in romitaggio in una grotta quasi inaccessibile e fitta di vegetazione nella zona di Pruno, vivendo di stenti e preghiere. Alla sua morte, giovanissima, una forza misteriosa, narra la leggenda, impedì ai suoi resti di essere trasportati lontano dal luogo in cui aveva vissuto. Solo più tardi, grazie al vescovo di Pesto, si riuscirono a trasferire le sue spoglie nella chiesa episcopale. I saraceni trafugarono le ossa sacre e le depositarono nella cattedrale di Auxerre, in Francia, dove restarono fino al 1267. Le spoglie raggiungono in quella data Napoli e vengono sistemate nella Regia Cappella per volere della contessa di Auxerre che sposa Carlo I di Napoli. La regina infatti, riceve in dono di nozze dal suo vescovo il corpo della santa di cui è devota. Successivamente le spoglie vengono date in dono a Sant’Elzeario di Ariano Irpino e sistemate nella cattedrale della cittadina. Solo nel 1882 l’Abate di Laurino, Monsignor Luigi Garrosi, ottiene la restituzione del corpo santo della vergine anacoreta Elena. Si narra che durante la rivoluzione del 1799 i francesi, che si trovavano con gli archibugi alle porte di Laurino, furono accecati da un nugolo di moscerini. Fu la Santa a salvare il paese”.
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