Santa Sinforosa a Roccadaspide
di Pasquale Martucci
Il 18 luglio si festeggia a Roccadaspide Santa Sinforosa e San Getulio, martirizzati a Tivoli, nell’anno 120 d.C., sotto il dominio dell’Imperatore Adriano.
Roccadaspide, Roccae de Aspro, roccia irta, difficile, per rimarcare le sue caratteristiche geomorfologiche (P. Cantalupo, A. La Greca, “Storia delle Terre del Cilento Antico”, vol. 2, C.P.C. 1989, 764), fu fondata intorno al 70 a.C. da alcune popolazioni che per sottrarsi al potere di Roma erano in fuga verso la Lucania. Ritennero il luogo, dove è ora situato il centro storico, adatto alla difesa; anche nei secoli successivi quella zona è stato considerata idonea a scongiurare i pericoli, tanto che nel 1245 vi fu edificata una fortezza, il Castello, che oggi rappresenta una caratteristica storico-culturale di particolare rilievo. I feudatari si alternarono nei decenni successivi fino ai Filomarino che governarono questo luogo fino all’abolizione della feudalità. Ad ogni modo, fu proprio la famiglia Filomarino, i principi Giovanbattista e Tommaso, che si erano distinti per il coraggio dimostrato nella battaglia d’Otranto nel 1480 contro i Turchi, a ricevere in dono dal papa le reliquie dei Santi Sinforosa e Getulio, che divennero così i Santi Patroni di Roccadaspide.
La leggenda narra che l’imperatore Adriano avesse fatto costruire un palazzo, Villa Adriana a Tivoli, che doveva essere consacrato celebrando riti propiziatori. L’imperatore interrogò l’oracolo, che attribuì a Sinforosa un cattivo auspicio in quanto lei e i suoi figli (Crescente, Giuliano, Primitivo, Giustino, Statteo, Nemesio ed Eugenio) si dedicavano all’invocazione del loro Dio. Adriano ordinò al prefetto Licinio di portare la donna al tempio di Ercole: le vennero fatte prima lusinghe, poi minacce e ricatti, per cercare di farla desistere dai suoi propositi e compiere sacrifici agli idoli pagani; ma la donna pia si appellò all’esempio di Getulio, suo marito, e degli altri compagni di martirio. Visto che non si piegava ai suoi voleri, l’imperatore ordinò di legarle una pietra al collo e buttarla nel fiume Aniene. Nel racconto del suo martirio, si afferma ancora che i suoi sette figli furono arrestati il giorno seguente: anche questi ultimi non rinnegarono la loro fede e vennero uccisi in modo atroce. Non si sa se questi sette giovani martiri fossero figli di Sinforosa, anche se la tradizione li considera tali. Il giorno seguente l’imperatore dispose che i cadaveri fossero rimossi e gettati in una fossa sulla via Tiburtina a circa dieci miglia da Roma.
Dopo qualche anno, quando si attenuarono le persecuzioni contro i cristiani, il fratello della martire Sinforosa, Eugenio, raccolse i corpi e li seppellì “in suburbana eiusdem civitatis”. Oggi c’è una chiesa a lei dedicata nei pressi dei Bagni di Tivoli. Dove un tempo si vedevano dei ruderi di un’antica chiesa, dedicata a Santa Sinforosa e sette figli, i proprietari del terreno hanno eretto, nel 1939, sulla collinetta dinanzi al nuovo santuario, una magnifica cappella, dedicandola alla Santa e ai suoi figli martiri.
Il Martirologio Romano la commemora il 18 luglio. E’ venerata come comprotettrice di Tivoli, patrona di Roccadaspide, Tossicia e compatrona di San Chirico Raparo (PZ).
Tra le grazie più significative della Santa protettrice, si ricordano a Roccadaspide tre eventi.
- Nel 1750, la liberazione della campagna dai bruchi divoratori. Un’altra testimonianza indica che, nel 1764, una invasione di cavallette stava distruggendo tutto il grano in paese. La popolazione portò in processione l’icona della Santa ed avvenne il miracolo. Il luogo è detto “Lo Scanno”, il centro dell’annuale festa votiva che si celebra in maggio e rievoca gli antichi rituali della vegetazione e del raccolto. Nell’annuale ricorrenza, il parroco benedice la campagna augurando un buon raccolto.
- Nel 1857, il 16 dicembre, lo scampato pericolo ad un catastrofico terremoto che colpì il salernitano grazie all’aiuto di Santa Sinforosa.
- Infine, nel 1904, la prima domenica di maggio, la caduta improvvisa del “battacchio” dal campanile della Chiesa Madre, che miracolosamente salva i tanti fedeli che erano in attesa dell’uscita del simulacro della Santa, per la processione de “Lo Scanno”.
Il 18 luglio è dunque una festa importante a Roccadaspide.
Ho osservato due edizioni della festa, che si sono svolte a distanza di anni (nel 2012 e l’ultima edizione del 2019), e devo rilevare che la partecipazione del pubblico è sempre elevata, come pure le dinamiche rituali che accompagnano la processione.
La grande folla sul sagrato della chiesa attende la conclusione della messa e l’uscita delle statue. Stendardi e banda musicale, autorità religiose e civili fanno da cornice ad un evento importante e sentito. Di rilievo, la presenza delle cinte/cente, le espressioni della religiosità popolare del territorio, che ancora sono di largo interesse devozionale, che precedono il corteo. Le campane accompagnano l’uscita delle statue dalla chiesa: San Getulio precede; Santa Sinforosa, dopo la banda musicale, anticipa la presenza di stendardi e gonfaloni; poi la folla che applaude e chiude in gran numero, snodandosi lungo tutto il centro abitato ed incontrando suggestive luminarie e bancarelle di prodotti tra cui spiccano quelli tipici locali. La festa in passato è stata oggetto di Rievocazione storica in costume d’epoca per ricordare la donazione delle reliquie dei santi ai principi Filomarino. Attraverso un ricchissimo programma dei festeggiamenti ogni anno si alternano sempre i momenti religiosi e quelli civili, che non possono non riguardare giochi, musica, esibizioni canore e per concludere i fuochi pirotecnici.
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