La cipolla di Vatolla e la sua valorizzazione
di Pasquale Martucci
Vatolla è situata su una collinetta che domina il paesaggio sottostante e permette dall’alto di guardare il mare, tra la costiera amalfitana e Punta Licosa, da qualsiasi punto di osservazione. E’ famosa per aver ospitato il filosofo Giambattista Vico, presso il Palazzo Rocca, poi Vargas Machuca, una antica e suggestiva residenza signorile, ora restaurata e resa accessibile ai visitatori: oggi è sede della fondazione dedicata al filosofo seicentesco (anno di nascita 1999) e del museo vichiano.
Presso questo borgo, Giambattista Vico ha lavorato ai “Principi della Scienza nuova” dove era stato chiamato per fare da precettore ai figli del barone. Nato a Napoli il 23 giugno 1668, a diciotto anni conobbe il vescovo di Ischia, Geronimo Rocca, che pensò di indirizzarlo a suo fratello Domenico, che aveva necessità di un istitutore per i suoi figli. E così l’allora avvocato Vico (aveva compiuto studi giuridici) giunse a Vatolla dove restò per nove anni (dal 1686 al 1695), anche se con brevi intervalli napoletani, e dove pose le basi della sua filosofia. Soleva visitare il Convento della Pietà per consultare la ricca biblioteca; inoltre pare che nel piazzale antistante il Convento amasse leggere all’ombra degli ulivi. Le notizie storiche riportano che non disdegnasse di partecipare alla vita della corte baronale e agli eventi che si svolgevano intorno al Palazzo.
Negli anni che hanno seguito la valorizzazione di questo luogo, tanti sono stati gli appuntamenti culturali, con una ricca alternanza di uomini che della cultura umanistica e non solo hanno fatto la loro ragione di vita.
A Vatolla si svolge poi un evento importante: la “Festa della Cipolla”, che intende valorizzare un ortaggio autoctono, ricco di proprietà benefiche, delicato al palato e che non fa lacrimare gli occhi. Le caratteristiche della cipolla di Vatolla sono legate alla natura del suolo di tipo argilloso che conferisce all’ortaggio un colore rosato ed un gusto dolce. Le cipolle possono essere di forma allungata oppure a trottola ed arrivano ad essere anche di grandi dimensioni; hanno bisogno di molta acqua per la loro crescita; vengono piantate in inverno e sono pronte nel mese di luglio. Sia la semina che la raccolta sono effettuati in maniera manuale. Le cipolle sono poi lasciate per qualche giorno sul terreno; infine, le mani di donne esperte intrecciano le code in mazzetti e le fanno seccare all’aria aperta.
Durante la fiera dedicata alla Madonna del Carmine nella frazione di Mercato Cilento, i cilentani acquistano i bulbi per piantarli nei loro campi.
D’estate per un lungo periodo, tra la fine di luglio e il mese di agosto, la cipolla è oggetto di questa festa, con degustazioni e vendita. Sono proposti diversi piatti, il cui ingrediente essenziale è la cipolla: frittelle; zuppe; frittate arricchite di cacioricotta; parmigiana; pizza cilentana; torta salata con patate; ravioli; spezzatino di carne; carni cucinate con crema di cipolle. Il tutto sotto l’occhio vigile di Palazzo Vargas Machuca, dove vengono organizzati convegni, dibattiti ed eventi musicali, proprio in occasione di questo evento.
L’accostamento tra Vico e la cipolla è stata un’intuizione della stressa Fondazione Giambattista Vico che, considerando anche la caratteristica paesaggistica di Vatolla, intende mettere in connessione i silenzi e la tranquillità del luogo con i prodotti di cui lo stesso filosofo si nutriva. Fatto sta che mettere insieme cultura letteraria con cultura culinaria è ormai un connubio ampiamente sperimentato: il tentativo di valorizzare paesaggio e ambiente, sapori e saperi e di conseguenza quello definito turismo culturale.
Vediamo innanzitutto le caratteristiche dell’evento legato alla valorizzazione della cipolla:
- lo stesso può essere incluso in una dimensione essenzialmente laica, in quanto non trova spazio tra i contesti celebrativi di tipo “feste patronali”;
- si tratta di ciò che può essere definito “destinazione sociale che flette verso l’esterno”, cioè si apre per una maggiore visibilità;
- il consumo alimentare è la componente significativa che permette di perseguire finalità direttamente legate all’utilità economica;
- esiste una relazione funzionale con i cicli stagionali e il tempo vacanziero;
- infine, vi è l’assenza di una prassi rituale legata al suo svolgimento.
La “Festa della cipolla” può essere paragonata alle sagre gastronomiche, con alcuni rilievi legati a produzione e consumo di una risorsa che è a pieno titolo tra i prodotti tipici cilentani e che, proprio per la sua presenza nel periodo estivo, può inserirsi all’interno di circuiti vacanzieri, ritenuti in grado di valorizzare il territorio dal punto di vista culturale ed economico.
Dunque, partendo da questa risorsa, si può auspicare una rivalutazione di questo tipo di feste, le sagre popolari, attraverso alcune considerazioni:
a) appare del tutto riduttivo risolvere il discorso sulle sagre bollandole in termini di eventi costruiti su di una falsa memoria ad uso e consumo dell’industria turistica di massa;
b) in secondo luogo, nessuno dubiterà che questo tipo di manifestazioni siano un’invenzione recente delle mode neo-folkloriche e del marketing territoriale;
c) infine, non sono innegabili i limiti dell’autenticità di un’offerta ovunque e comunque garantita.
Tuttavia, la cipolla è un prodotto facente parte della matrice identitaria popolare ed ha sempre costituito il senso dell’alimentazione contadina tipica della nostra tradizione.
Ed allora, per perseguire lo scopo della sua diffusione, occorre trovare le necessarie opportunità legate alla valorizzazione di questa tipicità: la cipolla di Vatolla è da intendere come prodotto da includere tra gli eventi storici, culturali ed artistici, oltre che come uno dei principali strumenti di promozione del territorio e fonte di attrazione per i turisti. In questo scenario, occorre migliorare gli aspetti legati alla promo-commercializzazione, cioè l’accoglienza, la ricerca di informazioni e la promozione del territorio, creando dei punti d’informazione in modo tale che i visitatori, inseriti in una scenario unico, tra Vico e la cipolla, possano usufruire delle bellezze ambientali e culturali, oltre che naturalmente della bontà del prodotto, utilizzato in differenti e particolari ricette.
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