La potenza di Elea
di Pasquale Martucci
Nel territorio cilentano, una città molto importante fu certamente la romana Velia, Elea (da Hyele, nome che gli abitanti autoctoni avevano dato alla sorgente del luogo) per i greci. La città fu fondata nel 540 a.C. dagli abitanti di Focea, una poleis greca dell’Asia Minore conquistata dai Persiani. Secondo Strabone, i Greci conquistarono Rhegion e ne fecero la loro patria e da lì giunsero a Hyele. In effetti sull’Acropoli sono stati ritrovati i resti di un piccolo villaggio e questo avvalora la sua testimonianza.
Il popolo foceo che la fondò, dovendosi proteggere dai Cartaginesi e dai Lucani, realizzò sul promontorio l’Acropoli, alto più di cento metri, che si sporgeva per oltre mezzo chilometro nel mare. L’abitato che si sviluppò rapidamente aveva una cinta muraria fortificata di 9 chilometri di perimetro. Si munì poi di 6 roccaforti poste in un raggio di 20 chilometri dalla città: Monte della Stella, Gioi, Civitella, Novi Velia, Cuccaro e Catona presentano ancora tracce di costruzioni difensive. Così protetta, Elea infine poté dedicarsi al commercio: possedeva una grande flotta mercantile che trasportava grano in tutto il Mediterraneo occidentale. Famosi erano i suoi porti che fornivano ottimi ripari alle navi, provenienti da Punta Licosa e dirette a Palinuro.
La felice posizione geografica, situata al centro dei traffici molto intensi tra Grecia ed Etruria, trasformò Elea in una tra le poleis più ricche della Magna Grecia. Legata ad un’economia mercantile, prosperò anche grazie alla produzione di olio e pesce salato, ed alla costruzione di potenti navi. I suoi due porti (uno sul mare e uno sul fiume Alento) ed un importante sistema difensivo, aiutato da una natura impervia, le permisero di evitare la conquista dei Lucani, anche grazie ad una accurata diplomazia.
Fu un grande polo culturale dell’antichità: la scuola eleatica ricoprì un ruolo importante nella storia della filosofia, ed i suoi principali esponenti furono Parmenide, Zenone e Melisso di Samo. Parmenide, il filosofo più famoso, nacque e visse ad Elea tra il 510 e il 435 a.C. circa. Fu molto stimato dai suoi concittadini che gli affidarono il compito di redigere le leggi della città, cui gli abitanti dovevano giurare fedeltà appena raggiunta la maggiore età. Mandato in missione diplomatica ad Atene nel 450 a.C. per convincere Pericle a firmare un trattato di alleanza, insieme al suo discepolo Zenone si confrontò con i filosofi ateniesi e con lo stesso Socrate su questioni legate al sapere e alla conoscenza. Anche Melisso, nato a Samo tra il 490 ed il 480 a.C., si distinse per le sue doti strategiche che misero in difficoltà le armate ateniesi nello scontro con la sua patria. In città soggiornarono anche i filosofi Senofane e Leucippo. Per ricordare questi accadimenti, oggi operano alcuni centri di promozione e ricerca per rivalutare proprio la cultura della importante città del passato ed occuparsi di studi territoriali.
Quando divenne municipium romano, Velia riuscì a mantenere la sua autonomia, a conservare la lingua greca, a battere una propria moneta, fino all’età imperiale: solo intorno al 20 a.C. comincia il suo declino, dovuto al nuovo assetto di Roma che realizzò vie di comunicazione verso Oriente. Allora crollarono i traffici per mare e persero d’importanza commerciale i porti “velini”. Infatti, la costruzione della via Appia, da Roma a Brindisi, spostò i commerci verso l’Adriatico: le coste tirreniche, ormai non più controllate, furono sottoposte a soventi invasioni barbaresche.
La città di Velia, almeno la parte meridionale, fu definitivamente sepolta da un’alluvione. L’Acropoli continuò ad esistere e divenne in epoca normanna una roccaforte dove fu costruito il Castello nel XIII secolo.
Velia conserva ancora gli antichi resti: la Porta Rosa (con arco a volta a tutto sesto di età greca classica, risalente al IV secolo a.C.), una sorta di divisorio tra il quartiere nord e quello sud della città; la Porta Arcaica (IV sec. a.C.); il Pozzo Sacro (dedicato ad Ermes, dio dei traffici e risalente al III sec. a.C.), pozzo artificiale costruito per motivi religiosi in cui i fedeli buttavano le loro offerte agli dei molte delle quali sono state ritrovate durante gli scavi; i ruderi delle Terme (II sec, a.C.) e l’Agorà (III sec. a.C.). Sull’Acropoli troviamo i resti di un villaggio costruito con blocchetti di arenaria (muri pregreci), il Teatro Arcaico (V sec. d.C.), la Cappella Palatina (XI sec. d.C.), attualmente adibita a piccolo museo dove vengono esposti i reperti rinvenuti durante l’opera di scavo, e la Torre del XIII sec. d.C., sul basamento di un tempio di Minerva (V sec. a.C.). Infine il Castello, sul promontorio, presenta Velia agli sguardi dei visitatori: è stata ritrovata una larga strada circondata da abitazioni, costruite con la tipica tecnica dei Focei, che dallo sperone roccioso portava fino alla spiaggia.
Nei pressi dell’antica città, da diversi anni si svolge anche l’importante manifestazione “La Notte dei Focei”, lo sbarco degli antichi fondatori di Velia, una rappresentazione teatrale con sullo sfondo musica e balletti classici, molto ben strutturata e curata nei minimi particolari. Lo Sbarco si svolge in costumi d’epoca, riproducendo la notte della metà del 500 a.C., quando i Focei giunsero, dopo varie peregrinazioni, sulle coste del territorio, alla foce del fiume Alento. Quel popolo, pur non disponendo di particolari beni materiali, portò con sé lo spirito democratico, la cultura e la libertà. È posto in evidenza l’incontro pacifico con le popolazioni autoctone: gli Enotri, che abitavano l’interno del territorio e che compresero il livello di civiltà dei nuovi visitatori, furono lieti di questa presenza. Vi fu uno scambio di doni ed una convivenza non funestata da rivalità ed odi.
Il simbolico ritorno alle origini, improntato su momenti di spettacolo e di cultura, è il modo per proporre e trasmettere alle nuove generazioni gli aspetti della loro storia che non si evincono dai libri a larga diffusione, ma si annidano negli scaffali polverosi degli studiosi locali.
Riferimenti bibliografici:
- M. Gigante, 1966, “Il logos erodoteo sulle origini di Velia”,in “La parola del Passato”, Gaetano Macchiaroli Editore, CVIII-CX.
- G. Greco, F. Fritz Krinzinger (a cura di), 1994, “Velia. Studi e ricerche”, F. C. Panini.
- P. Martucci, A. Di Rienzo, 1998, “Il sacro e il profano”, Ed. Studi e Ricerche.
- Su Strabone, cfr.: G. Cozza-Luzi, 1898, “Della Geografia di Strabone” Parts 1-7, Kessinger Pub Co, Edizione 2010; Strabone, 1988, “Geografia. L’Italia libri V e VI”, Rizzoli; A. Fagugli A., 2018, “Strabone e le colonie achee in Magna Grecia: Sibari, Crotone, Metaponto”, Simple.
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