La Festa dei Campi è un appuntamento ormai consolidato a Giovi-Salerno, sentito come periodo aggregativo, in cui la collettività si identifica in antichi rituali, che affondano le radici nella tradizione religiosa, ma anche nelle leggende e nel mistero.
I misteri propriamente detti sono quelle verità di cui non solo l’esistenza ma anche la natura intima trascende le forze dell’intelligenza creata: per esempio, la trinità divina; i misteri in senso lato, invece, sono quelle verità la cui esistenza è inaccessibile alle sole forze dell’intelligenza umana ma che, una volta conosciute per rivelazione, la mente umana può comprendere.
Nella cultura popolare religiosa, è molto presente il miracolo, un fenomeno che affascina l’uomo ma non è stato spiegato esaurientemente dalla scienza quando ha cercato di riportare le argomentazioni al mondo naturale, fisico e psicologico. Agendo su questi livelli, tuttavia non è stato soddisfatto l’immaginario collettivo più orientato verso una spiegazione legata all’irrazionale, al mistero e alla fede. I culti religiosi legati al mistero sono ispirati al concetto di salvezza, la tendenza a trovare il contatto con l’assoluto al di fuori e al di sopra della realtà. Il mistero è stato definito dall’autorità ecclesiastica una verità soprannaturale, la cui esistenza è tuttavia stata comunicata all’uomo per mezzo della rivelazione divina. Di conseguenza, tante sono le vicende umane che spesso diventano inspiegabili, ed allora è più opportuno attribuirle all’intervento alla Madonna, la madre di Cristo, in molti paesi della nostra zona.
Si narra che a Giovi vivesse una giovane pastorella a cui la matrigna affidava i lavori più impegnativi e faticosi, ma lei, molto umile e giudiziosa, riusciva a svolgere tutti i compiti e a ritornare a casa sempre felice e sorridente. Un giorno, quando si accorse che non poteva continuare a sostenere quelle incombenze così gravose, cominciò a pensare alla punizione cui sarebbe stata sottoposta. Mentre era intenta a riflettere, su un ceppo di quercia le apparve la Vergine Maria che l’aiutò nel suo gravoso lavoro. La matrigna, insospettita dalla figliastra che riusciva a svolgere da sola tanta fatica, decise di mandare al suo posto la figlia, che ritornò stravolta e sanguinante, nel tentativo di recuperare una mucca caduta in un precipizio. Quando gli uomini del vicinato si recarono sul posto per recuperare l’animale, trovarono tra l’erba alta una statua raffigurante la Madonna. La pastorella allora svelò la visione avuta e l’aiuto che le era stato dato nello sbrigare il suo lavoro. I giovesi vollero costruire una cappella, sistemando la statua della Madonna sullo stesso ceppo sul quale era apparsa. Dopo quel ritrovamento, gli abitanti di Giovi hanno assunto la Madonna del Campo quale loro protettrice, festeggiandola solennemente, il lunedì successivo il giorno della Pentecoste, dopo tanti riti durante l’intera settimana pentecostale.
Gli abitanti ricordano con emozione quando, dai paesi limitrofi, giungevano folle di pellegrini a piedi nudi e sulle spalle portavano in dono, alla Vergine, grosse barche di cera. Di solito i gruppi erano preceduti da una schiera di ragazze divise in due file, a piedi nudi, vestite di bianco, recando nei fianchi un nastro di colore azzurro e nei capelli sciolti dei nastri bianchi. Queste, giunte davanti la Madonna, intonavano una giaculatoria divisa in due parti la prima così composta: “Vergine dei Campi non ci abbandonar, noi siamo tuoi devoti e ti vogliam sempre amar”;l’altro gruppo rispondeva: “Siamo tuoi figli e da Te siamo amati, perdonaci o Maria se noi siamo ingrati”. Poisi intonava il Gloria e tutti gli altri rispondevano sempre cantando: “Nel giorno estremo, giorno di pianto, Maria copriteci col vostro manto. Col vostro manto Maria, copriteci col vostro manto. Madre dei Campi prega per noi, prega o Vergine per i figli tuoi”. Questo rosario, non più praticato, è vivo nei ricordi delle persone anziane. (Documentazione concessa dal dott. Emilio Rosario Marino)
Da non dimenticare poi l’importanza del suono delle campane, di cui si fa cenno anche nella preghiera e nell’inno: in caso di brutto tempo vi era l’usanza, praticata ancora oggi in qualche circostanza, di suonarle per allontanare la bufera.
Gli abitanti di Giovi, ancora oggi, destinano il giorno della festa al totale riposo, riversandosi nella bella chiesetta per assistere alla messa, portando ciascuno il suo cero e l’offerta in denaro, ed infine partecipano alla processione del mezzogiorno. La processione e la seguente messa celebrata all’aperto lasciano poi spazio alla Sacra Rappresentazione della “Caduta del Diavolo”, che si tiene nell’ambito dei festeggiamenti, con la presenza di figuranti che si muovono sulla scena simbolica. A Giovi una famiglia da diverse generazioni si tramanda il personaggio del “Diavolo”, mentre la bambina o il bambino che interpreta l’Angelo cambia di anno in anno per ragioni anagrafiche. L’angelo, con un gioco di carrucole e corde, viene sospeso in aria, al centro della piazza, mentre il diavolo, su di un palchetto sovrastante la folla, compare e scompare tra il fumo e le scintille di grossi bengala. Quest’anno e l’anno precedente, per la pandemia, la rappresentazione non si è svolta, così come pure l’appuntamento gastronomico “La sagra del Catanazzo”, in cui è riproposta un’antica ricetta a base di trippa e piselli, il cibo dei poveri.
Per sintetizzare, sono tre i momenti:
- la Festa di Santa Maria dei Campi;
- la “Sagra del Catanazzo”.
- la Rappresentazione dell’Angelo e del Diavolo, chiamata a Giovi “A caruta r’o riavulo”.
Le origini di quest’ultima rappresentazione sono avvolte nella leggenda: pare che i giovesi avvertissero un influsso particolare del diavolo e quindi questa manifestazione serve a dare più forza e fiducia all’opera di corredenzione della Vergine Maria. Sono alcuni gli elementi del rituale: a) lo scontro verbale col diavolo; b) il momento centrale, che vede anche la partecipazione del popolo che lancia sberleffi all’indirizzo del diavolo, manifestando così la propria devozione alla Vergine; c) la successiva sconfitta del diavolo da parte dell’Angelo; d) la preghiera finale di ringraziamento.
La Madonna dei campi è una manifestazione tra tradizione religiosa e folklore che quest’anno si è svolta tra il 17 e il 24 maggio, verso la fine del mese delle rose, quello dedicato alla Madonna. Tra i momenti significativi, si canta l’inno e si recita la preghiera d’intercessione sui vigneti, le famiglie, gli animali, l’antica consuetudine di benedire la terra. I festeggiamenti sono il segno di antiche tradizioni che hanno nell’aspetto sociale la più alta espressione d’identità culturale e forte unione comunitaria. Si ricordano prodigi straordinari: l’intervento della Madonna placava le tempeste o faceva sparire, dai campi, le invasioni di cavallette.
Dopo la Santa Messa del 17, nella serata del 18 c’è stata l’intronizzazione della venerata statua di Maria SS. Dei Campi; il 19 ancora solenni riti religiosi. Il 20 inizia il Triduo alla Pentecoste, con cerimonie dedicate agli sposi; il giorno successivo agli ammalati; infine, sabato 22, a bambini e giovani. La domenica è la Solenne Pentecoste, con benedizione di trattori, terra, preparazione e canti in chiesa dedicati alla Madonna. Lunedì 24 maggio 2021 si è svolta la Festa dedicata al Pellegrino: è il giorno dei festeggiamenti veri e propri, cui nessun giovese si ritrae, lasciando ogni tipo di attività.
Suggestivo è stato il rituale che si è svolto in chiesa. Donne e uomini, tutti giovani, indossando vestiti tipici, entrano nel luogo sacro per invocare la Madonna. Si chinano davanti la statua e all’altare, cantano e poi pregano: “Siamo i tuoi figli e ti vogliamo amare. Perdonaci Maria!”. È la richiesta solenne del perdono della loro Protettrice.
Questa manifestazione può essere osservata attraverso una serie di indicatori che spesso ho utilizzato nello studio delle feste.
1) Ente organizzatore. Si tratta dell’Associazione territoriale: “I Castellani” e della Unità Pastorale S. Croce, San Bartolomeo e San Nicola di Giovi Salerno.
2) Tipologia di manifestazione. Ha una valenza religioso/devozionale, senza trascurare gli elementi ricreativo/turistici.
3) Partecipanti (all’organizzazione dell’evento). Per lo più si tratta di un numero che supera le dieci unità.
4) Svolgimento (periodo dell’anno). La manifestazione si tiene nel periodo di Pentecoste;
5) Anno (da quando tempo si svolgono). Le iniziative più importanti si svolgono da più di dieci anni.
6) Tradizione (se si tratta di evento tradizionale). L’iniziativa ha una valenza legata alla tradizione religiosa territoriale.
7) Cambiamenti (nell’organizzazione rispetto al passato). Non ci sono cambiamenti di rilievo rispetto al passato.
8) Forme rituali (legate allo sviluppo dell’evento). La ritualità è presente come in passato, mantenendo integre le forme devozionali e la Sacra Rappresentazione della “Caduta del Diavolo”.
9) Impegno (nell’organizzazione della manifestazione). In genere l’impegno è rilevante da parte degli organizzatori.
10) Pubblico (presenza di pubblico all’evento). Questo indicatore è importante per rilevare il successo dell’iniziativa. La presenza è elevata, sia per seguire gli eventi religiosi che per la tradizionale sagra.
11) Sviluppo (opportunità di sviluppo territoriale). Anche per il periodo che anticipa il caldo estivo e di conseguenza la voglia di vivere l’evento, occorre affermare che lo sviluppo è ancora significativo.
In conclusione, produco una tabella riassuntiva della manifestazione, considerando alcuni indicatori: 1- Rilevanza dell’evento (conoscenza da parte del pubblico e pubblicità); 2- Organizzazione (impegno e funzionamento organizzativo); 3- Partecipazione attiva (coinvolgimento degli attori nella festa); 4- Partecipazione passiva (presenza senza essere coinvolti); 5- Contenuti culturali (letteratura, storia, arte presenti nella festa); 6- Rappresentazione scenica (riuscita della drammatizzazione); 7- Comportamenti rituali (espressioni e gesti degli attori sociali); 8- Funzioni rituali (legate alla manifestazione, all’evento); 9- Rilievo economico (eventuale sviluppo economico rispetto all’evento); 10- Condivisione ed adesione (giudizio positivo da parte del pubblico).
Gli indicatori considerati hanno permesso di osservare: le modalità organizzative e l’impegno dei partecipanti; la tenuta della tradizione dell’evento in considerazione dei cambiamenti che sono intervenuti; la ricaduta in termini economici e di sviluppo grazie soprattutto alla presenza di pubblico. Si è cercato di rilevare come gli individui siano portati ad aggregarsi per condividere le occasioni festive e, di conseguenza, come molte iniziative debbano essere organizzate, considerando le esigenze della popolazione.
Valutazione della festa
C’è da dire che in questa festa si nota una commistione di fede e credenze popolari, che continuano a persistere ed a costituire la massima espressione di una manifestazione dalle connotazioni ritualizzate e dalla necessità di esserci. Credendo nella coesione della comunità, gli abitanti pongono la Madonna come figura centrale, accentuando significative rappresentazioni del suo culto. È dunque possibile affermare che tra racconti e leggende, le espressioni popolari trasformano il culto religioso in fantasia, perché gli uomini alla ricerca delle cause delle avversità e dei fatti della natura cercano spiegazioni a volte immaginarie, anche se tramandate e rese attuali nonostante l’inesorabile passare del tempo.
In conclusione, alcuni versi dell’inno rivolto alla loro Protettrice, come riportato nei documenti del dott. Emilio Rosario Marino.
Di bianco vestita, d’azzurro il Tuo manto, qual alba fiorita, dei cieli l’incanto, le guance di porpora, o Vergine bella, più vaga di stella, volgi lo sguardo sui campi d’oro,
ci benedici questo lavoro.
(…)
Non erano i cieli, non erano i monti, non d’aure i veli, non eran le fonti, Tu già nella Triade nel piano divino facevi il cammino.
Piante fruttifere ricchi agrumeti Madre, proteggi, questi vigneti.
(…)
Dei campi l’olivo. Qual cedro esaltata, rosaio giulivo, Tu fonte segnata, cipresso del Libano, in noi la vita di speme fiorita.
Tu la tempesta tieni lontana, scampaci al suono della campana.
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