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Il Cilento è stato da noi studiato (1) attraverso gli elementi che caratterizzano la cultura popolare, in quanto si tratta di una terra che ha presentato, fino agli ultimi decenni del novecento, tratti e valori ancora tradizionali, specie nei paesi dell’interno. Il contesto è quello popolare, giacché in questa terra non si sono presentati elementi identificativi e rilevanti nelle classi medie e medio-alte, in quelle nobili ed ecclesiastiche, per ciò che attiene la definizione del concetto di cilentanità. Coloro che gestivano il potere, in passato, preferirono interessarsi della vita nella città, dove elevarono il loro livello di istruzione ed instaurarono rapporti ed amicizie, relegando il territorio ad uno stato di abbandono sfruttandolo a loro piacimento. È, dunque, pensabile che questi ultimi non abbiano caratterizzato questa terra pur avendone il dominio: il mondo contadino ha inciso sulla vita, la società e le stesse fortune, o meglio sfortune, dell’intera zona.

Molti studiosi che osservano il territorio, anche se con differenti sfumature, descrivono quel mondo popolare in cui il termine cilentanità riesce a trovare una certa rilevanza, almeno nelle generazioni meno giovani, quelle poco segnate dall’idea di modernità, e nei luoghi più impervi, dove la “contaminazione” pare non aver del tutto “inquinato” il rapporto cultura/tradizioni. Qui resistono gli elementi tipici della gente cilentana.

Nel territorio del Parco del Cilento e del Vallo di Diano, il processo di modernizzazione non è stato particolarmente rapido: a tratti sono emersi sentimenti di identificazione collettiva caratterizzati da modi di vita immediati dove i contatti risultano essere personali e semplici, dove le dimensioni degli aspetti di vita in comune sono ridotte. Gli elementi comunitari contribuiscono alla coesione della popolazione attraverso una serie di valori tradizionali e significati di vita consolidati nei tempi e negli esempi.

Per affermarsi, una comunità rurale necessita dei codici del suo sapere che si riscontrano proprio partendo dalle radici del quotidiano. C’è un sapere che racchiude tutta la cultura contadina: le parole, i fatti e le leggende narrate, le idee e le concezioni del mondo che investono i grandi temi che vanno dalla morte al rapporto uomo/Dio, all’imitazione del mondo animale, alla visione mitico-fantastica. Vi è nella comunità chi conosce le storie, i racconti e ne possiede le chiavi di lettura. Costui è il saggio, costui riesce ad unire la realtà alla fantasia; attraverso la narrazione si conferisce senso alla vita e si riesce a scrutare il divenire ed il mutamento in un rapporto dialettico tra identificazione ed alterità, tra tradizione e nuovo che, se governato senza brusche fratture, riesce ad assicurare alla società un salutare progresso. (2)

Per parlare di identità, nel nostro caso cilentanità, occorre che si realizzi un processo che faccia interagire elementi differenti che vedono coinvolti la storia, la vita socio-economica, i comportamenti e la psicologia degli stessi, ed anche le istituzioni, il diritto che va ad inserirsi ed influenzare con i suoi disposti la società. Si tratta di un valore collettivo che, a partire dall’isolamento geografico del Cilento, e dunque dall’incapacità di subire profondi condizionamenti esterni, si è definito, attraverso il confronto della comunità con se stessa e con l’ambiente e il territorio, “grazie ad un sistema comune di regole e di pratiche di vita”. (3)

Vi è la consapevolezza che nella “cultura materiale” si possa annidare il senso del valore identitario. Ma la “cultura materiale” è anche rapporto con l’immaterialità, con superstizione e fatalismo. Tutto il percorso identitario non può che fondarsi su: “spirito comunitario, arti e mestieri, feste e riti, lavoro nei campi, dialetto, cucina”. È proprio da qui che si può scorgere il senso reale delle cose ed al tempo stesso l’immaginazione, l’irreale, il fantastico. Questa asserzione trova nell’immaginario collettivo l’idea di una comunità che vive in sé stessa con i propri valori: pensiamo, infatti, a chi sostiene che i racconti di streghe o diavoli, ed il consequenziale terrore che si incuteva nei fruitori di questi messaggi, servivano a fini educativi, cioè a trasmettere il senso del lecito e del proibito nella società.

È evidente che, per affrontare quella de Martino chiamava “crisi della presenza” (4), si individuavano una serie di pratiche e credenze che servivano a mantenere la comunità coesa e meno esposta ai rischi.

Molte storie contribuiscono a conferire quel clima comunitario che unisce il paese, il quartiere. Davanti al focolare o sui puoi (panche in pietra), situati in prossimità degli usci delle case, che ospitavano le vicine ed i loro momenti aggregativi, venivano narrate vicende di maàre (streghe), diavoli, morti viventi e quant’altro potesse influenzare in maniera rilevante l’immaginario collettivo.

La anziana cilentana spesso si rifugia dietro la frase: “Ma io non credo, dico quello che si è sempre raccontato!”. Si tratta comunque del mondo culturale della gente le cui credenze conferivano profondi significati all’identità cilentana che non poteva essere associata solo ad un mondo materialistico dove la vita è lavoro e sudore. In quali certezze poter credere, dove e in che cosa fare affidamento nei momenti di sconforto? C’è una lotta dentro questa donna che nega le tradizioni più forti, che è poi quella dell’umanità intera tra le forze della ragione e dell’irrazionale.

Molto più determinanti i racconti cui tutti gli interlocutori partecipavano con interesse e con quell’alone di mistero e paura. “Si fa la processione con tutte le anime dei morti con una candela in mano. È la processione dei morti, la notte del due novembre. Si faceva la tredicina allo Spirito Santo per tredici giorni prima di quella data, e comparivano le anime dei defunti nella casa dove erano vissuti. Si usava mettere a tavola un piatto, un bicchiere d’acqua e una fetta di pane. I morti erano vuoti dietro, perciò non si voltavano. Simulavano gli atti ma non mangiavano. Erano morti, perciò erano vuoti, erano consumati, mentre davanti facevano la figura. Così si diceva, ma io non li ho visti”. (5)

Si narrava poi del terrore che incuteva il portatore di handicap e il suo triste destino: “Le maàre entravano in casa di notte con la loro scopa di erica per prendere i bambini e porli in alcune fessure abbastanza strette. Lì avveniva che i bambini manifestavano le imperfezioni fisiche più evidenti, diventavano handicappati. (6)

È inutile sottolineare che le maàre avrebbero pervaso la psiche del fanciullo per il resto della sua vita insieme ad immagini quali il buio, l’ignoto che rappresentavano elementi tipici delle storie narrate anch’esse la sera vicino al fuoco del camino, altro simbolo presente prepotentemente.

Le maàre rappresentano esempi importanti nelle storie che si raccontano nel Cilento; sono ancora oggi nella fantasia popolare e ad esse vengono attribuite molte responsabilità degli accadimenti delle persone. “Un signore si era sposato con una donna che ogni notte si svegliava per cospargersi di unguenti e declamare formule magiche. Poi, trasformatasi in strega, volava su di una scopa per svolgere i suoi malefici. Il marito, non accettando di vivere con una strega, una notte sostituì gli unguenti che le consentivano il volo, la fece precipitare e così si liberò della malvagia megera che aveva preso per moglie”. (7)

Una testimonianza riguarda la processione dei morti.

C’era una ragazza che era andata a raccogliere i fagiolini; insieme a tre sorelle lavorava la terra. A tarda sera, tornate a casa, le sorelle si addormentarono, lei sentì dei rumori e preferì dormire con le sorelle. Sentì dire: – Svegliati, perché adesso passano i morti! Si affacciò alla finestra ma non vide nulla, sentiva solo i rumori. Si era dimenticata di mettere la candela davanti. E i morti vagavano al buio all’indietro. Quando muore si deve porre nelle mani del defunto la corona e la candela. Siccome non l’avevano messa stavano al buio. (8)

Avevano commesso questo imperdonabile errore all’atto della morte dei loro cari.

Un’altra donna, una mia bisnonna, disse al marito: – Devo andare ad ascoltare la messa! – Vieni a dormire che è tardi! – No! devo andare! Erano l’una o le due quando andò in chiesa. – Questo è il mio posto! Allora non c’erano panche, né sedie, chi aveva qualche sedia di legno la portava, altrimenti si sedeva per terra. Si mise in ginocchio appoggiata sui piedi. Durante la messa, la comare di battesimo che era morta le disse: – Oh comare per quale ventura ti trovi in mezzo a noi? Questa è la messa dei morti, devi uscire prima che il prete si volti e dica Pax Domini, altrimenti non potrai più uscire! La donna fuggì, ma rimase impigliata con la gonna. Per liberarsi la tagliò con un coltello. Andò a casa tutta impaurita. – Ma che è accaduto?, disse il marito. La donna raccontò i fatti. – Te l’avevo detto di non andare in chiesa!”.(9)

La cultura popolare è molto legata al malocchio e alla superstizione.  

Il malocchio è l’influenza negativa e nefasta esercitata da uomini, cose, animali, in modo intenzionale ma anche involontario. La credenza attribuisce il potere all’occhio, da cui può partire l’influsso distruttivo e il male. Legato al malocchio è la figura dello jettatore, che nella cultura popolare si presenta vestito di nero, con occhiali neri; appare magro ed ha un volto triste, rassegnato. Parla di malattie e disgrazie mostrandosi preoccupato per la salute e i mali altrui. Il malocchio è attribuito allo sguardo invidioso di altre persone: perciò è legato al guardare male o guardare contro l’altro. La credenza può determinare una suggestione così forte da ingenerare, in chi ci crede, quasi una predisposizione a cercare occasioni negative o a farsi vittima di disgrazie. È di malaugurio il prete perché celebra i morti e i funerali, così come l’aprire l’ombrello in casa. Questo fatto è associato al baldacchino del prete che portava il viatico al morente. Porta male il carro funebre anche quando non è occupato dalla bara. Il frate invece porta bene, perché il questuante anticamente dava i numeri da giocare al lotto e augurava ogni bene alla famiglia. (10)

Una storia in cui la presenza delle forme di scongiuro paiono determinanti: “L’ultimo figlio che ho avuto, dice Angiulina, non l’ho tenuto mai in braccio, ma in una sediolina per neonato. Quando tornavo a casa faceva i gesti con le braccia quasi a voler reclamare di essere preso. Venne una donna e disse: – Questo è più bello di tutti gli altri tuoi figli, e lo prese in braccio. – Non lo prendere in braccio ché devo fare tante cose! E così il bambino fu tenuto per un po’ di tempo da questa donna e dalla figlia. Quando lo allattò non si accorse di nulla. Poi si recò dalla scrofa che doveva partorire e la sera disse al marito: – Cuoci due uova e mangiati un pezzo di salsiccia. Devo andare dalla scrofa per non far schiacciare i maialini. La figlia Rosalia teneva il bambino in braccio, quando perde i sensi. La figlia grida: – Mamma, il bimbo muore tra le mie braccia! Angiulina afferra il bambino e lo porta al suo petto; lo vede sbiancarsi e rimettere acqua verdastra: – Questo se non rimetteva moriva. Il medico gli trovò la febbre a quaranta ma nient’altro. – Falle fa’ l’uocchio!, consigliò il medico. Gli dovetti far fare l’occhio da nove persone. Il bambino stette bene, ma i venti maialini, tutti maschi, morirono. O dovevano morire i cristiani o i porci”. (11)

Il lupo Mannaro (licantropo) ha visto fiorire leggende e credenze. La licantropia colpisce chi dorme con il volto esposto alla luna piena, per cui il male sarebbe l’effetto negativo della luna. È la metamorfosi dell’uomo nell’immaginaria condizione di lupo. La psicopatologia colloca la licantropia nei casi di sdoppiamento della personalità (schizofrenia). Chi ne è colpito avverte la famiglia di non aprire l’uscio di casa se non ha bussato almeno tre volte: in caso contrario i lupi mannari potrebbero colpire gli stessi familiari. Secondo Pitré le sembianze del licantropo sono simili a quelle del lupo: occhi di vetro, unghie e zanne acutissime, fine odorato, crescita dei peli, forza e ferocia. Ha però paura della luce e si ferma in presenza della croce; non riesce a salire più di tre gradini e per difendersi occorre lanciargli addosso un mantello o un mazzo di chiavi. Colpisce solo gli uomini e non le donne. Chi nasce la notte di Natale può occupare questa posizione, le donne diventano streghe. Quando il bambino nasce la notte di Natale, il padre deve per tre Natale consecutivi fargli il segno della croce su un piede con un ferro rovente. L’uomo diventa in altre circostanze lupo mannaro a vent’anni: accade quando il prete pronuncia male la formula battesimale. Il licantropo ritorna nella forma umana se i familiari preparano una bacinella d’acqua dietro la porta. (12)

Il lupo mannaro (pumpinaro) è il diavolo. Ho visto la persona che era andata a lavorare, a raccogliere fagioli … una persona grassa con la barba. Era una persona evasa. A gennaio so’ pumpinari. Quando è tornato dal lavoro ha visto uno che le correva dietro: era un lupo mannaro! Si deve mettere la scopa dietro la porta … un secchio d’acqua per non farli entrare. – Compare, non farmi scoprire! Poi diviene normale. Quando assume queste sembianze è un diavolo. Graffiava cu le unghie la porta: – Compare, fammi entrare! Si diceva che era stato punto nel palmo della mano e era diventato così”. (13)

Un essere invece benevolo è il munaciello/munacieddo. “‘U munacieddo? L’ho visto con i miei occhi. Teneva un cappelluccio rosso appuntito. Se gli levavi il cappelluccio lui lo chiedeva, ed allora dicevi: – Se mi dici del tesoro te lo do! Ma avevate paura del munacieddo? – E perché? … mi doveva indicare il tesoro… E le ombre, avevate paura la notte delle ombre? – Ma mica dovevo uscire la sera tardi?”.(14)

Tra gli animali, la civetta è associata alla strega o al demonio. Se vola verso la casa di un agonizzante, ne annuncia la morte. Il suo canto è di cattivo augurio. Se canta più volte sarà cattivo tempo, se canta tutta la notte il tempo sarà buono.

Stavamo in campagna con mio marito e notai che una civetta cantava di giorno. – Antò, ma la civetta canta di giorno? – Canta quando le pare, rispose il marito. Posammo la motozappatrice e ci incamminammo verso casa.  stavamo ritirando. Incrociammo un marito e una moglie in una macchina … – Ah, non hanno neppure suonato!  Quando siamo giunti a casa abbiamo saputo che era morto il figlio di 25 anni di quella coppia. Era restato fulminato! E quella civetta ha cantato di giorno Ciué, ciué!”. (15)

Le lucertole sono di buon augurio se hanno la coda doppia e sono ritenute le anime dei morti che desiderano visitare la loro famiglia. I serpenti e i rettili sono infatti la reincarnazione di familiari morti. Anche gli scarafaggi reincarnano i morti. Il topo bianco reincarna i bambini, quello rosso i malvagi. Questi animali in genere non devono essere uccisi.

Il mestruo ha aspetti essenzialmente negativi, legati soprattutto all’emarginazione delle donne mestruate. Si tratterebbe della paura degli uomini nei confronti della sessualità femminile e la consequenziale condanna a una minorità sociale. La donna mestruata fa annerire il lino, alterare il rame e abortire le cavalle gravide. Il potere benefico sarebbe limitato a quello della ragazza alla prima mestruazione: il panno dove è raccolto il sangue passato sul petto dell’ammalato guarisce i tumori e le crisi cardiache. Nell’antica medicina settecentesca, il sangue mestruale veniva usato per spalmare la pianta dei piedi dei malati ed attenuare le alte febbri e le malattie. La donna il cui ciclo inizia accanto al focolare produce gravi disgrazie: vanno a male i lavori domestici (realizzazione di conserve, vendemmia e lavorazione delle carni di maiale). (16)

Nel Cilento è importante anche la notte di S. Giovanni. Tra il 23 e il 24 giugno si festeggia la notte di S. Giovanni che fu decapitato da Erode Antipatro, tetrarca della Galilea. Entrodiade ne era diventata l’amante benché moglie di suo fratello. Da quell’unione nacque Salomé. Giovanni aveva sempre predicato contro quell’unione incestuosa. In Abruzzo in quella notte si attende l’apparire del sole per rilevare la particolare forma di piatto d’oro (orizzonte) su cui balza per tre volte la testa mozza di S. Giovanni (sole). La fanciulla che riesce per prima a vedere questo presagio si sposerà entro l’anno. In altri luoghi, anche nel Cilento, le fanciulle compiono riti per conoscere il loro destino e il loro sposo. (17)

Secondo la testimonianza di Filomena Natella si poneva in un bicchiere il bianco, l’albume di uovo, e dalla forma che si trovava la mattina si poteva scorgere il futuro sposo. Insomma era la notte delle giovani in cerca di conoscere il loro destino.

Ad una ragazza che aveva sposato un vecchio vedovo, un’amica domandò: – Come hai fatto a sposare un vecchio? Ella rispose: – È stata una fortuna, perché la notte di San Giovanni dall’uovo era apparso un nano con una grande gobba”. (18)

Si crede al fine educativo di queste credenze, che tuttavia imponevano divieti e attenzione a non andare contro i dettami delle regole comunitarie. La spiegazione di certi fenomeni non doveva essere cercata, bastava ricorrere al magico, alle streghe per ottenere la spiegazione desiderata. E le storie narrate sono vicine alla realtà contadina e frutto di quel mondo in cui magia e credenze erano particolarmente diffuse ed accettate.

 

 

Note:

 

1.      Il riferimento è alle ricerche compiute insieme al prof. Antonio Di Rienzo, a partire dalla prima metà degli anni novanta del novecento.

2.      P. Martucci, A. Di Rienzo, “Identità cilentana e cultura popolare”, CI.RI. Cilento Ricerche, 1997.

3.      A. Musacchio, Prefazione, in “Identità cilentana”, cit.

4.      Cfr.: E. de Martino, 1948, “Il mondo magico. Prolegomeni a una storia del magismo”, Bollati Boringhieri 2017.

5.      Rosaria Villano, Alfano, 5 ottobre 1996.

6.      Nicoletta La Gamma, Rofrano, 12 giugno 1996.

7.      Rosaria Villano, cit.

8.      Filomena Natella, Alfano, 5 ottobre 1996.

9.      Ivi.

10.  A. M. Di Nola, “Gli aspetti magico-religiosi di una cultura subalterna italiana”, Boringhieri, 1976.

11.  Angiulina Guzzo, Novi Velia, 17 luglio 1996.

12.  “Identità cilentana”, cit. Il riferimento è al capitolo: “Comunità e tradizioni”.

13. Giovanni Cortazzo, Alfano, 28 maggio 2001.

14.  Immacolata Lancuba, Alfano 28 maggio 2001.

15.  Giovanna Zito, Petina, 11 giugno 2001.

16.  “Identità cilentana”, cit.; P. Martucci, “Le comunità cilentane del Novecento”, Ed. Arci Postiglione, 2005.

17.  Filomena Natella, cit.

18.  Ivi.

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Ottobre 24th, 2020

Alla ricerca delle radici – Velia

La potenza di Elea di Pasquale Martucci   Nel territorio cilentano, una città molto importante fu certamente la romana Velia, […]

Settembre 8th, 2020

Dibattito / Marx, operaismo e teoria

Ho ricevuto da Antonio Peduzzi uno scritto di Mario Tronti, a proposito ed intorno alla sua ultima pubblicazione: “La teoria […]

Agosto 30th, 2020

“Aspromonte, la terra degli ultimi”

Note a margine del film di Mimmo Calopresti: “Aspromonte, la terra degli ultimi”. Comunità e destino di Pasquale Martucci   […]

Agosto 25th, 2020

Il pensiero / Hegel

Lo Spirito Assoluto nella dialettica hegeliana di Pasquale Martucci   Il 27 agosto di 250 anni fa nasceva Georg Wilhelm […]

Agosto 15th, 2020

Storia e radici – Il Cilento

Cilento: alla ricerca delle origini di Pasquale Martucci   Il Cilento è oggi una zona molto ampia, che parte dal […]

Luglio 24th, 2020

Idee e società – Ferdinand Tönnies

Il concetto di comunità in Tönnies di Pasquale Martucci   «La teoria della società riguarda una costruzione artificiale, un aggregato […]

Luglio 13th, 2020

Riti e cultura popolare / il grano

La passione del grano e la dimensione di verità di Pasquale Martucci   Un antico rituale, rilevato da Ernesto de […]

Luglio 10th, 2020

Idee / Franco Ferrarotti

La fenomenologia del sacro di Pasquale Martucci   Le ricerche di Franco Ferrarotti, seguendo una metodologia qualitativa con il ricercatore […]

Luglio 1st, 2020

Pagine di storia / Anno 1828

I moti nel Cilento: lo studio di una Rappresentazione Rituale di Pasquale Martucci   In alcuni paesi del Cilento, si ricordano […]

Giugno 25th, 2020

Pagine di Storia – Pisacane

Sapri: la Rievocazione di Pisacane di Pasquale Martucci   Sapri è conosciuta, al di là della splendida collocazione geografica nel […]

Giugno 20th, 2020

Pagine di storia / Torri costiere

Le torri costiere del Cilento   di Pasquale Martucci   Percorrendo la costa cilentana, si possono osservare una serie di […]

Giugno 8th, 2020

Seminario ISCRA: “L’insostenibile peso della felicità e della speranza”

Possibili processi di pensiero di Pasquale Martucci   In occasione del Seminario ISCRA online (6-7 giugno 2020), dal titolo: “L’insostenibile […]

Maggio 31st, 2020

Ricerca&territorio – Mitologia

U curdone ru monaco Aspetti mitologici e cultura popolare cilentana di Pasquale Martucci (il saggio è disponibile integralmente e con […]

Maggio 21st, 2020

LAURINO / SANT’ELENA

Un culto antico e importante di Pasquale Martucci   “La storia di Laurino è strettamente intrecciata a quella della sua santa […]

Maggio 17th, 2020

Epistemologia della complessità – EDGAR MORIN

EDGAR MORIN L’attualità del pensiero del teorico della complessità e la centralità della relazione soggetto-oggetto-ambiente per realizzare l’inizio di un […]

Aprile 29th, 2020

Pagine di storia / I Basiliani

I Basiliani e le comunità cilentane di Pasquale Martucci   A questi monaci, arrivati nel territorio a nuclei sparsi o […]

Aprile 25th, 2020

Martin Heidegger – letture critiche

Contro l’odio, i fascismi e i populismi, propongo la lettura del volume di Antonio Peduzzi sulle controverse idee del grande […]

Aprile 16th, 2020

Sapori&saperi – la tipicità cilentana

La storia dell’alimentazione e la tipicità cilentana di Pasquale Martucci   La scoperta e la riproposizione della tradizione alimentare è […]

Aprile 11th, 2020

Gli insegnamenti di un maestro: Aldo Musacchio

Cultura e formazione umana come fattori indispensabili allo sviluppo   Il sociologo dello sviluppo Aldo Musacchio, docente in diverse Università […]

Aprile 9th, 2020

Coronavirus: biologia o economia?

Coronavirus: biologia o economia?   Il filosofo Umberto Galimberti propone le sue argomentazioni/concettualizzazioni sul Coronavirus. Riprendo alcune parole chiave tratte […]

Marzo 29th, 2020

Le paure sociali – Ritualità e distanze sociali

Ritualità e distanze sociali   In un periodo di crisi per la pandemia da coronavirus vengono modificate le forme rituali […]

Marzo 28th, 2020

XXIV Edizione Concorso di Poesia

XXIV Edizione Concorso Internazionale di Poesia “Il Saggio – Città di Eboli” dedicato a Orlando Carratù con Borse di studio […]

Marzo 20th, 2020

Fenomeni criminali – La ‘ndrangheta

Il mito dell’invisibilità di Pasquale Martucci   Svuotare la ‘ndrangheta dall’interno significa fare capire che il crimine crea ricchezza per […]

Marzo 10th, 2020

Le paure sociali – Complessità e coronavirus

Complessità e coronavirus La lezione di Miguel Benasayag di Pasquale Martucci   Non mi ero ancora occupato di coronavirus per […]

Marzo 6th, 2020

Antichi rituali – La rinascita

Il tempo quaresimale di Pasquale Martucci   Nella cultura popolare il bisogno del sacro è essenziale, in quanto l’uomo avverte […]

Febbraio 28th, 2020

La storia come un romanzo

Ancora alcune riflessioni sull’opera di Antonio Scurati: “M. Il figlio del secolo”, Bompiani 2018.   La storia come un romanzo […]

Febbraio 25th, 2020

Concorsi di poesia e narrativa – “Centro Culturale Studi Storici”

 

Febbraio 19th, 2020

Riti&tradizioni – Carnevale

La tradizione delle maschere   Di seguito, riporto alcuni brani tratti dai riti e alle tradizioni cilentane carnevalesche. Si tratta […]

Febbraio 6th, 2020

Tendenze sociologiche – Luca Ricolfi

La società del Giovin Signore   Giovin Signore, o a te scenda per lungo Di magnanimi lombi ordine il sangue […]

Gennaio 28th, 2020

Pagine di storia – I Bulgari nel Basso Cilento

I Bulgari nel Basso Cilento   L’area della valle del Mingardo è stata interessata, dopo il crollo dell’impero romano, dalla […]

Gennaio 23rd, 2020

Tendenze epistemologiche – Jürgen Habermas

Dopo dieci anni di lavoro, a 90 anni compiuti, il teorico dell’agire comunicativo, dei paradigmi di mondi vitali e sistemi, […]

Gennaio 16th, 2020

Riti&tradizioni – Sant’Antonio Abate

La festa del fuoco   “Il rumore serve a spaventare e allontanare le potenze maligne, il fuoco a illuminare il […]

Gennaio 7th, 2020

Riti&tradizioni – La festa del maiale

Il destino del porco di Pasquale Martucci   A gennaio, quando è ormai ben grasso, l’animale è prelevato con l’inganno […]

Dicembre 24th, 2019

Un anno da non dimenticare

http://www.ricocrea.it di Pasquale Martucci Un anno da non dimenticare e l’auspicio di un Buon 2020   Un anno fa, nel […]

Dicembre 18th, 2019

Storia&tradizioni – I rituali natalizi del Cilento

Antonio Di Rienzo, ricercatore di cultura storica e tradizione popolare cilentana, alla fine del 1987, su “Il Mezzogiorno Culturale” (A. […]

Dicembre 15th, 2019

Pagine di storia – Salerno longobarda

Salerno longobarda di Pasquale Martucci   Nell’anno 849, millecentosettanta anni fa, Salerno divenne uno dei due principati longobardi del sud; […]

Dicembre 10th, 2019

Pagine di storia – Il castello di Rocca

Il castello di Rocca   Le prime notizie su Rocca Cilento (da rocca, roccia, fortezza su un monte; XI secolo: […]

Dicembre 7th, 2019

Storia&tradizioni – La festa dell’Immacolata

La festa dell’Immacolata Le regioni italiane si preparano al Natale con tradizioni sacre, festeggiamenti antichi e piatti tipici di Nisia […]

Dicembre 2nd, 2019

La partecipazione e l’agorà

Un popolo di persone normali e di tutte le età, accomunati dalla lotta ai populismi, sfidano con partecipazione civile e […]

Novembre 23rd, 2019

Le vie di fuga dalle chiusure identitarie

Le vie di fuga dalle chiusure identitarie di Pasquale Martucci   “Siamo pieni di vie di uscita. Forse sono proprio […]

Novembre 18th, 2019

Storia&tradizioni – L’olio d’oliva

L’OLIO D’OLIVA: UNA COSTANTE NEI SECOLI La molitura delle olive tra significati e tradizioni del presente e del passato di […]

Novembre 16th, 2019

Memorie dal territorio – Dopo la ruralità

La quietanza meridionale. I paesi dell’osso dopo la ruralità

Novembre 11th, 2019

Storia&tradizioni – San Martino

“A San Martino se fano i zeppule e se prova u’ vino” Tradizioni culinarie cilentane nell’estate di San Martino   […]

Novembre 10th, 2019

Muri da abbattere

Trent’anni fa veniva abbattuto il Muro di Berlino, anche se ancora oggi sono tanti i muri simbolici e fisici che […]

Ottobre 31st, 2019

Natuzza Evolo / tra vita e aldilà

Dieci anni fa si spegneva Natuzza Evolo, una donna che ha rappresentato, nella cultura popolare religiosa, un forte legame tra […]

Ottobre 28th, 2019

Territorio&Cultura – la poesia

Concorsi di poesia di Gaeta (LT) e di Auletta (SA)

Ottobre 20th, 2019

Memorie dal territorio – Fiore!

Ricevo e pubblico due brani di Antonio Pellegrino. Nella foto c’è Gerry il pastore, chiamato anche Fiore.   Fiore! Sempi […]

Ottobre 7th, 2019

Memorie dal territorio – E’ cangiata l’aria

Con questo intervento, una riflessione sul cambiamento dei tempi, inizia la collaborazione di Antonio Pellegrino (laurea in Sociologia), attuale Presidente […]

Ottobre 6th, 2019

Idee & parole – Ernesto de Martino

Il mondo magico di Ernesto de Martino di Pasquale Martucci “Presenza, esserci nel mondo, esserci nella storia sono espressioni equivalenti […]

Settembre 25th, 2019

Idee & parole – I saperi di Dionigi

Nella criticità della vita di oggi, occorre che l’individuo ripensi un “nuovo umanesimo” che tenga conto della storia e della […]

Settembre 20th, 2019

Storia&tradizioni – Il giorno delle antiche nozze

Ricevo e pubblico l’articolo di Nisia Orsola La Greca Romano sul rito nuziale   Da sempre le nozze rappresentano un […]

Settembre 15th, 2019

Idee & parole – Socrate

Nella nostra società si avverte il bisogno di tornare a valorizzare le molteplici forme del dialogo, così come indicato da […]

Agosto 25th, 2019

Le storie – Jerry Essan Masslo

A trent’anni dall’omicidio di JERRY MASSLO ancora non abbiamo compreso che … “Ciascuno di noi è straniero di un altro” […]

Agosto 15th, 2019

Idee & parole – Giovambattista Vico

Vatolla, Vico e la cipolla di Pasquale Martucci Vatolla è situata su una collinetta che domina il paesaggio sottostante e […]

Agosto 8th, 2019

Idee & parole – Fabrizio De André

“Per quanto voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”   L’espressione è tratta da: “Storia di un impiegato”, un […]

Agosto 4th, 2019

Bibbiano, dove sta il bene dei bimbi

LETTERA APERTA DEGLI OPERATORI DELL’INFANZIA È stata scritta una lettera/appello da Mauro Mariotti e Paolo Siani. Aderisco pubblicando il documento, […]

Luglio 31st, 2019

Storia e tradizione culinaria – La festa del Santo Patrono

Ricevo e pubblico il lavoro di Nisia Orsola La Greca Romano, sulla festa del Santo Patrono nella tradizione culinaria del […]

Luglio 31st, 2019

Storia e tradizione culinaria – La cucina dei marinai

Ricevo e pubblico il lavoro di Nisia Orsola La Greca Romano, sulla tradizione culinaria dei marinai   AVE MARIS STELLA […]

Luglio 30th, 2019

Vallo della Lucania – Il rito di San Pantaleo

Il rito di San Pantaleo di Pasquale Martucci   San Pantaleone è festeggiato almeno in due grossi centri del territorio […]

Luglio 24th, 2019

Idee & parole – Antonio Gramsci

Il concetto di egemonia culturale e la questione meridionale di Pasquale Martucci   Cent’anni fa, il 1 maggio 1919, iniziò […]

Luglio 14th, 2019

Cosmo Guazzo: una vita al servizio del territorio

Presso la Pro-Loco di San Martino Cilento, sabato 13 luglio 2019, per riflettere sui lavori di Cosmo Guazzo si è […]

Giugno 26th, 2019

Epistemologia della soggettivazione

Il soggetto/attore, i diritti universali e la società ipermoderna nel pensiero di Alain Touraine di Pasquale Martucci   Assistere ad […]

Giugno 9th, 2019

Un antico rituale: la festa del pane

La festa del pane di Pasquale Martucci     La panificazione è stato sempre un momento molto importante nella tradizione […]

Maggio 19th, 2019

Contro l’indifferenza, per la conoscenza

Intolleranza, divieti, tentativi di limitazione delle libere espressioni di idee: una sorta di società ad una dimensione, quella prevalente. Tutto […]

Maggio 17th, 2019

In memoria di Domenico Chieffallo

Per ricordare lo storico e meridionalista cilentano, produciamo alcune considerazioni e un articolo del 1995 di Domenico Chieffallo.   Note […]

Maggio 5th, 2019

Grave perdita per la cultura cilentana

Riceviamo e pubblichiamo un commento / ricordo sulla scomparsa dell’amico Amedeo La Greca, da parte del prof. Emilio La Greca […]

Maggio 5th, 2019

Riti e tradizione non solo culinaria del Cilento

Ho con  grande interesse letto gli scritti di NISIA ORSOLA LA GRECA ROMANO sulla tradizione culinaria del Cilento, e non […]

Maggio 5th, 2019

Comunità e cultura popolare, linguaggio, cilentanità

Dopo aver realizzato molti studi sul territorio, a partire da questo intervento analizzo gli elementi che ne costituiscono i tratti […]

Aprile 15th, 2019

Simboli e Rituali – Il Cilento Antico e “Il canto dei cumpràti”

Il Cilento Antico e “Il canto dei cumpràti” di Pasquale Martucci   I rituali rappresentano “una connessione tra passato, presente […]

Marzo 11th, 2019

DINO BETTI

Un uomo che ha attraversato, vissuto e trasmesso il suo tempo di Anna Avagliano e Pasquale Martucci   Dino Betti […]

Febbraio 21st, 2019

Verso un modello postindustriale. La proposta del sociologo Domenico De Masi.

I limiti delle società attuali e le possibilità del “migliore dei mondi esistiti finora”. Occorrerebbe costruire un modello ideale di […]

Febbraio 13th, 2019

Ricerca Bibliografica sul Cilento

Progetto: “BENI CULTURALI CNR” Anni 1998-2000 C.P.S. Ricerche S.r.l. / Università di NAPOLI – Facoltà di Sociologia   Tra il […]

Febbraio 7th, 2019

LA SCELTA DI RICOCREA

LA SCELTA DI RICOCREA Ricerca, costruzione, creazione, queste sono le parole chiave del sito che ho da qualche mese realizzato: […]

Febbraio 1st, 2019

Matera Capitale Europea della Cultura 2019. La visione del sociologo Aldo Musacchio

La visione di Aldo Musacchio: i fondamenti di una cultura per lo sviluppo del territorio di Pasquale Martucci   Per […]

Dicembre 25th, 2018

Festa al Castello: cultura e memoria – dicembre 2018

TEGGIANO Festa al Castello: cultura e memoria di Pasquale Martucci   La Corte in Festa – Natale al Castello, Teggiano […]

Novembre 19th, 2024

Il turismo e le nuove tecnologie

Quando parliamo di turismo, la prima considerazione è di valutare il rapporto tra i turisti/visitatori e l’ambiente esterno, le risorse […]

Novembre 17th, 2024

I giovani incontrano l’arte: l’osservazione di una interazione

Un interessante esperimento di interazione tra i giovani è l’arte è stato realizzato lo scorso 15 novembre 2024, presso l’Auditorium […]

Novembre 14th, 2024

La sociologia di Franco Ferrarotti

È scomparso all’età di 98 anni Franco Ferrarotti, considerato da molti il padre della sociologia, certamente colui che ha contribuito […]

Novembre 11th, 2024

La parola viva

Paul Ricoeur, in “La parole est mon royaume” (Esprit, 1955), sosteneva che la parola era il suo lavoro, il suo […]

Novembre 5th, 2024

Osservare il margine: lo sguardo di Gaetano Barbella

Gaetano Barbella mi ha trasmesso uno scritto che riprende l’ultima parte dell’articolo “Sguardi sociologici 2 / Osservare il margine”. Ringrazio […]

Novembre 4th, 2024

Sguardi sociologici 2 / Osservare il margine

Il secondo sguardo si occupa del concetto di margine, periferia, distanza di un territorio dal suo centro. Il margine e […]

Ottobre 28th, 2024

Il senso della singolarità

Il sociologo Danilo Martuccelli nelle sue ricerche si è dedicato alle problematiche dell’individuo nella sua relazione con la società, introducendo […]

Ottobre 21st, 2024

Sguardi sociologici (1) / Il sociologo del territorio

Inizio questa rubrica, per offrire un punto di vista che parta da lontano e vada lontano. E che si rivolga […]

Ottobre 17th, 2024

Premio: “L’identità del Cilento” (seconda edizione)

Il Premio Artistico-Letterario: “L’identità del Cilento”, riservato ai giovani del territorio dell’antico Cilento, Vallo di Diano e Alburni, è giunto […]

Ottobre 14th, 2024

L’anima della tofa

Note sul libro di Gerardo Vassallo: “La tofa: una conchiglia e la voce della sua anima”, Galzerano Editore, settembre 2024 […]