Le disuguaglianze globali sono evidenti e costituiscono i maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile e alla lotta contro la povertà. Esse sono aumentate e limitano le possibilità di alcuni settori della società di partecipare alla vita sociale, culturale, politica ed economica. Per questo motivo, tutti dovrebbero porsi l’obiettivo della riduzione delle disuguaglianze, includendo una parte rilevante della popolazione nelle dinamiche sociali ed economiche che caratterizzano il mondo di oggi.
La garanzia delle pari opportunità e l’attenuazione delle discriminazioni dovranno essere agevolate anche attraverso una mobilità e una politica responsabile in materia di migrazione, coinvolgendo i Paesi meno sviluppati nelle capacità decisionali delle istituzioni rappresentative internazionali.
In tal senso, sembra interessante la recente presa di posizione di Thomas Piketty che ha pubblicato il libro: “Una breve storia dell’uguaglianza” (La Nave di Teseo, 2021), in cui propone una storia comparativa delle disuguaglianze tra classi sociali nelle società umane.
Sostiene che, nel corso della storia, si è verificato un processo di lungo termine finalizzato a una maggiore uguaglianza sociale, economica e politica. Non si tratta certo di una storia pacifica, e ancor meno lineare, perché ciò non può accadere, ma una storia affidata alle rivolte e rivoluzioni, alle lotte sociali e alle crisi di qualsiasi natura, che svolgono un ruolo decisivo nella storia dell’uguaglianza, almeno a partire dalla fine del XVIII secolo.
Thomas Piketty è professore, economista e scrittore francese. Dopo aver conseguito il dottorato di ricerca alla London School of Economics, con una tesi sulla redistribuzione della ricchezza, insegna per un paio d’anni al MIT (Massachusetts Institute of Technology), Dipartimento di Economia. Nel 1995 entra a far parte, come ricercatore, del Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS) e nel 2000 diventa directeur d’études all’“École des hautes études en sciences sociales”. Nel 2002, vince il prestigioso Premio per il miglior giovane economista francese, e quattro anni dopo è il primo preside dell’“École d’Économie de Paris”. Opinionista per «Libération» e «Le Monde», Piketty ha ricevuto, nel gennaio 2015, la Legion d’Onore dal governo francese, che ha però rifiutato affermando polemicamente: “Non penso che sia il ruolo del governo decidere chi sia da onorare”.
Tra i suoi libri più importanti, ricordiamo: “Per una rivoluzione fiscale. Un’imposta sul reddito per il XXI secolo” (La Scuola, 2011) e, soprattutto, “Il capitale del XXI secolo” (Laterza, 2014).
I suoi studi si focalizzano sui temi delle disuguaglianze di reddito e ricchezza. Ha introdotto il metodo per misurare le disuguaglianze, utilizzando le statistiche sulle entrate fiscali e indicando come risultato le quote di reddito percepite dai diversi quantili della popolazione, considerando in questo caso le imposte patrimoniali. Nel suo libro di maggior successo: “Il capitale nel XXI secolo”, riprende i temi dei suoi studi sulla concentrazione e sulla distribuzione della ricchezza negli ultimi 250 anni. Sostiene la tesi secondo cui, nei paesi sviluppati, il tasso di rendimento del capitale è stato sempre maggiore del tasso di crescita economica, una circostanza che dovrebbe portare a un aumento della disuguaglianza in termini di ricchezza e disponibilità di beni e servizi. Per affrontare questo problema, propone di attuare una redistribuzione imponendo una tassa globale sulla ricchezza.
Ora Piketty crede che l’unica strada sia proprio la ribellione, la rivolta, forse proprio sul modello delle nuove generazioni che protestano perché vedono i temi dello sviluppo sostenibile messi in discussione per la cecità di coloro che detengono i capitali globali. Procrastinare sempre più in là anche le tematiche climatiche e la riduzione delle emissioni e delle sorgenti di inquinamento, non contribuisce neppure all’attenuazione delle stesse distanze in termini di uguaglianza e diritti universali.
Di fatto, recenti studi dimostrano come c’è una stretta relazione tra cambiamenti climatici e disuguaglianze: i primi colpiscono soprattutto le popolazioni a basso reddito, le minoranze etniche, gli anziani e coloro che hanno basso livello di istruzione. Gli eventi meteo estremi, ed in particolare: cicloni, piogge torrenziali, frane, siccità, si abbattono su zone poverissime, causando migliaia di morti e miliardi di euro di danni economici. Lo rilevano il “Climate risk index”, 2021 ed un recente report dell’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (Epa).
Il 10 % più ricco della popolazione mondiale è responsabile di più della metà delle emissioni nocive al pianeta, e ciò fa riflettere: ci sono persone che indirizzano il mondo verso la catastrofe ed altre che la subiscono senza possibilità di agire. Da qui la lotta dei giovani che nell’ultimo periodo ha protestato in maniera forte, contro i “bla … bla …bla …” dei governanti del mondo, che paiono inermi ad affrontare questioni ormai drammatiche.
Nell’ultimo libro, Piketty conclude:
“Affermare l’esistenza di una propensione verso l’uguaglianza è soprattutto un invito a continuare la lotta; ed allora, guardando al futuro, si potrebbe comprendere meglio tanto i dispositivi istituzionali che i sistemi giuridici, sociali, fiscali, scolastici, elettorali che hanno consentito all’uguaglianza di diventare una realtà duratura. Purtroppo, però, negli ultimi tempi, il processo di apprendimento collettivo delle istituzioni giuste perde la sua forza, spesso a causa dell’amnesia storica, del nazionalismo intellettuale e dell’impermeabilità dei saperi”.
La soluzione è legata alle lotte e ai movimenti collettivi che hanno in passato favorito la sostituzione delle vecchie strutture con nuove istituzioni. Sembrerebbe che le evoluzioni pacifiche non siano efficaci: “Il cambiamento storico di grande ampiezza deve passare attraverso momenti di crisi, di tensione e di scontro. E tra i fattori che potranno accelerare il ritmo del cambiamento figurano i disastri ambientali”. Solo così si potrà “azzerare la prassi corrente e rimettere radicalmente in discussione il sistema economico attuale”.
E il lavoro di Piketty continua a procedere proprio in tale direzione, anche attraverso prese di posizioni decisamente forti.
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