Nel libro: “La ripartenza. Politica scolastica e rinascita della scuola”, il prof. Emilio La Greca Romano si interroga sulle attività e le iniziative scolastiche sotto la minaccia della pandemia.
Il lavoro sarà distribuito per il prossimo Natale in diverse librerie e bookstore online, fra cui Amazon, Mondadori, Feltrinelli, Rizzoli, Hoepli, Unilibro, Libraccio, Libreria Universitaria, Ibs.
Di seguito, la mia nota introduttiva.
Il lavoro del professore Emilio La Greca Romano è frutto dell’interessante intuizione di dare un seguito al primo volume: “Scuola e Covid. Narrazione politico-sociale e scolastica nell’emergenza pandemica”, che si è occupato della scuola durante la fase più acuta del Covid-19. L’autore parla ora di ripartenza, differente dal ritorno a scuola, in quanto il termine utilizzato indica un futuro, il nuovo, una rigenerazione; ed a ciò ci si deve rivolgere in una società che non può mai ritornare alla condizione di partenza, perché ci sono esperienze da valutare e ripensare e nulla può mai essere come prima, come l’inizio.
Iniziamo dal titolo. Sia quello di La Greca Romano (ripartenza) che quello utilizzato in questa introduzione (ripartenza e rigenerazione) riguardano ciò che si è verificato nella scuola italiana all’inizio di questo anno scolastico. Di ripartenza, ha parlato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella inaugurando l’anno scolastico, a Pizzo Calabro, il 20 settembre 2021: “Con le scuole ripartono, si riallacciano i fili che si erano interrotti, anzitutto lo studio, ma anche le relazioni e le amicizie. (…) La scuola è ossigeno della società, è speranza per l’intero Paese. Quest’anno a essere speciale è l’anno che comincia. Voi tornate tutti in aula. Dopo le tante sofferenze la ripartenza delle scuole è il segno più evidente della ripartenza dell’Italia”. Un termine poi che ho inteso introdurre è la rigenerazione, rilevata nel Piano Strutturale del Ministero dell’istruzione, che mira a rigenerare la funzione educativa della scuola per ricostruire il legame fra le diverse generazioni, per insegnare che lo sviluppo è sostenibile se risponde ai bisogni delle generazioni presenti e non compromette quelle future, per imparare ad abitare il mondo in modo nuovo. Per la precisione si parla di Ri-Generazione Scuola, intendendo nel Piano la costituzione e l’interconnessione di quattro pilastri: Rigenerazione dei saperi; Rigenerazione dei comportamenti; Rigenerazione delle infrastrutture fisiche e digitali; Rigenerazione delle opportunità.
La rigenerazione di cui parlo è l’acquisizione di nuove consapevolezze, a partire di ciò che è stato, si è già verificato prima, il passato, che permette di ripartire meglio, con i progetti di ri-generazione. È una nuova produzione, un far sorgere, determinare, su basi nuove.
Ad un’attenta lettura del libro di La Greca Romano, si tengono argomentazioni legate all’auspicio verso un cambiamento culturale, di cui l’autore scrive, con occhi attenti e competenti, affrontando tutte le dinamiche in linea con le sfide educative e quelle della complessità sociale. Tra gli argomenti, il rilievo della formazione continua di tutti i soggetti coinvolti nell’universo formativo: alunni, famiglie, docenti e personale dell’organizzazione didattica, perché la scuola “è il battito di una comunità”. La pandemia ha accelerato il valore del “noi”, guardando oltre le forme individuali. Partendo dalle varie solitudini, questo periodo ci indurrebbe a recuperare il senso della vita sociale, proprio a partire dalla scuola che produce un movimento quotidiano non solo dei soggetti strettamente coinvolti, ma anche dei settori economico-sociali che permettono ai giovani di costruire le loro vite nella società. Un altro elemento è quello di individuare la scuola come motore della trasformazione: non ci sarà sviluppo sostenibile senza una scuola volta alla solidarietà e all’innovazione, in cui l’accrescimento del sapere è una garanzia di libertà. Poi interventi su: pandemia; DAD; cittadinanza digitale; smart working; la ricerca continua per un progresso sociale e culturale; bullismo e cyberbullismo. Per terminare, con l’idea di una scuola come “centro pulsante del Paese”. Infine, l’autore segue la valorizzazione della scuola dell’indipendenza, con riferimento alla Montessori ed alla tesi che la costruzione e la formazione sono necessariamente in interazione con l’ambiente, attraverso uno scambio di conoscenze ed un aiuto reciproco. Affermava Maria Montessori (in “Educazione e pace”, Garzanti 1949, lavoro contenuto in “Opera Nazionale Montessori”, Roma, 2004, p. 20): “Ognuno, nella vita, ha una funzione che non sa di avere e che è in rapporto col bene degli altri. La grande legge che regola la vita nel cosmo è quella della collaborazione tra tutti gli esseri. Approfondire lo studio di questa legge significa lavorare per il trionfo della unione fra i vari popoli, e quindi, per il trionfo della civiltà umana”.
Il percorso così tracciato merita tuttavia di essere approfondito attraverso una sintesi del dibattito attuale su tre questioni essenziali, contenute in alcuni approcci antitetici, che si risolvono nella questione DAD: i limiti della didattica a distanza, che riduce tutto ad uno schermo piatto, senza abbracci e carezze (“Educazione e scuola al tempo del Covid-19” I-IV, di G. Garena e L. Tosco, welforum.it, 28 luglio 2020-28 maggio 2021); in controtendenza con: “Oltre la DAD: il digitale a scuola come scelta” (di D. Solda e D. Lanfrey, 2021), in cui ci si confronta proprio con la migliore organizzazione didattica per puntare all’innovazione e introdurre competenze digitali avanzate. Ultimo esempio: “Covid-19: bambini, ragazzi e famiglie sempre più disuguali” (di C. Guidetti, welforum.it, 9 febbraio 2021), che tocca i temi della disuguaglianza e della povertà, molto aumentati con il digitale. Ho citato solo alcuni interventi recenti; queste posizioni sono risolte nelle indicazioni di investire nella scuola, ma anche nei servizi e nelle strutture, nelle reti che servono a contrastare la povertà educativa.
Riporto poi una serie di prese di posizione su queste tematiche, che in maniera intelligente sono state pubblicate, tra aprile e maggio 2020, ne: «Il lavoro culturale»: R. Pepicelli, “L’università senza corpi. Diseguaglianze e dematerializzazione della didattica”, 14 Aprile 2020; M. Ambra, “Non è mai troppo tardi per la didattica a distanza”, 20 aprile 2020; A. Mbembe, “Il diritto universale di respirare. Un virus si è infiltrato nei nostri polmoni. Occorre ricomporre il mondo”, 22 Aprile 2020; L. Peretti, “Problemi dell’homo zoomaticus. Contro chi è contro la didattica online”, 24 Aprile 2020; A. Pantano, “Un momento straordinario. Riflessioni su scuola e distanza”, 5 Maggio 2020; M. Camatta, S. Destro, E. Rapetti, “L’educazione, la cittadinanza e il mondo. L’Educazione alla Cittadinanza Globale ai tempi del Covid19”, 29 Maggio 2020. Un altro volume esplicativo è: F. Bertoni, “Insegnare (e vivere) ai tempi del virus”, Milano, Semi-Nottetempo, 2020.
Mi soffermerò ora su alcuni aspetti che sono stati affrontati dalla sociologia dell’educazione e della relazione, per rilevare i profondi cambiamenti che caratterizzano una società in grado rispondere in itinere ad una fase, quella pandemica, su cui ci sono pochi riferimenti ed esempi del passato da cui partire. Sembra che la scienza sociologica trovi evidenze, da ricercare e valutare, ma individua molte problematiche ed indicazioni per affrontare una complessità mai prima rilevata.
La sociologia ha dunque prodotto in questi due anni molti lavori, di cui certamente non posso digredire con esaustività. Parto con i temi della formazione ed dell’analisi dei mutamenti sociali, dovuti alla pandemia, con cui la ricerca sociale ha dovuto confrontarsi, costruendo nuove domande, ridefinendo la situazione, le scelte che questi eventi ci pongono. La ricerca sociale deve prospettare in maniera nuova i problemi di fronte a cui ci troviamo: le disuguaglianze territoriali, le disuguaglianze generazionali, le disuguaglianze di genere e le disuguaglianze sociali in termini di povertà.
Cito alcuni studi: F. Battistelli, M.G. Galatino, “Sociologia e politica del coronavirus”, Angeli 2020, in cui gli autori partendo dalla quotidianità cercano di individuare i processi sociali e culturali, per costruire un fenomeno estremo come la pandemia; L. Peirone, “Nuovo Coronavirus e Resilienza. Strategie contro un nemico invisibile”, in “Sociologia delle grandi epidemie” (ebook, 2021), che affronta l’isolamento forzato, le disuguaglianze sociali, i temi della protezione e sicurezza, la distanza sociale, l’interdipendenza; A. Pellegrino, “La sociologia riflette sul post-pandemia” (Bollettino Università delle Marche, Lettere e Filosofia, 2021), rileva le priorità: sanità, ricerca, educazione, per inventare un nuovo paradigma che organizzi il pensiero, l’azione e l’umanizzazione della società, attraverso i temi dell’incertezza, della condivisione della morte e del dolore, della vacuità del superfluo, cercando connessioni tra saperi in una crisi del modello globale. Mauro Barisione: “Coronavirus, un fatto sociale e una questione moderna” (NaspRead, 2021), affronta la riconsiderazione dei rischi e delle conseguenze di un’accentuata fiducia nella politica del fai da te, abbandonando il superamento di vecchie concezioni moderne. Tra le analisi, da ricordare quella di R. F. Scalon, “Uno sguardo sociologico sulla pandemia da COVID-19” (Bioetica News Torino, 2020), in cui l’autore sostiene che la società moderna, molto più di quella tradizionale, risulta sistematicamente esposta al rischio di deriva in senso totalitario, intendendo con ciò l’avvento di una formazione storico-sociale tecnocratica, controllata da una ristretta cerchia di persone che accentrano a sé il controllo dei grandi apparati burocratici di tipo economico-finanziario, politico, educativo-formativi e culturali-comunicativi. Un’altra presa di posizione è quella posta in essere il 13 novembre 2020 nell’ambito di BookCity Milano, Milano-Bicocca, per proporre una riflessione sulle problematiche e le proposte possibili per il territorio, a seguito della pandemia. Lo spunto di riflessione è stato un contributo per la riprogrammazione del futuro delle nostre comunità, con il “Manifesto dei Sociologi e delle Sociologhe dell’ambiente e del territorio sulle città e le aree naturali del dopo Covid-19”, a cura di Giampaolo Nuvolati e Sara Spanu (Ledizioni S.r.l., 2020). Ancora: “Covid19. Le parole diagonali della Sociologia” (a cura di C. Camposanto, M. Fotino), The diagonales, maggio 2020, che individua una serie di interventi sul valore sociale delle azioni da mettere in atto, attraverso riflessioni multidisciplinari, un pensiero “diagonale”, per offrire un contributo alla ripartenza, anche perché mai come ora, più che camminare, è importante attraversare. Sulla stessa lunghezza d’onda: S. Ferraro, “COVID-19 e DAD. Appunti per un’analisi sociologica del fare lezione in emergenza” (https://www.unisob.na.it, 2020), che porta l’autrice ad interrogarsi su cosa vogliamo diventare insieme, perché fare da soli risulterebbe un ostacolo alla comprensione di dove va il tutto. Tra i tanti lavori riguardanti il periodo più recente: S. Curti, “Folla, città e Covid-19”: governare (con) la paura in una democrazia”, in Sicurezza e Scienze Sociali, IX – 1/2021, FrancoAngeli; A.R. Favretto, S. Tomelleri, A. Maturo, “L’impatto sociale del Covid-19”, FrancoAngeli, 2021; E. Martini, “Il diritto nell’emergenza. Teoria generale e analisi comparata: l’esperienza spagnola, francese e italiana di fronte alla pandemia di COVID-19”, Tesi di Laurea, Dipartimento Giurisprudenza, Università di Pisa, 27.09.2021; M. Moscatelli, C. Ferrari, S. Nanetti, “I valori dei giovani e la trasmissione intergenerazionale: una ricerca esplorativa durante l’emergenza Covid-19”, Culture e Studi del Sociale, Università Cattolica del Sacro Cuore, 6(2)/2021; P. P. Guzzo, “Sociologie e sociologi nella pandemia: Teoria, analisi e confronti nel Servizio Sanitario Nazionale”, Homeless Book, 2021.
Una delle questioni più dibattute ha riguardato isolamento ed assenza di contatti diretti. L’ambito di intervento di Pier Paolo Donati è la sociologia relazionale (ha scritto: “Introduzione alla sociologia relazionale”, FrancoAngeli, 1986; “Teoria relazionale della società”, FrancoAngeli, 1991; “Sociologia della relazione”, Il Mulino, 2013). Di recente, ha realizzato un volume, con Giulio Maspero: “Dopo la pandemia. Rigenerare la società con le relazioni” (Città Nuova, 2021), in cui al centro è una nuova visione creativa delle relazioni, perché esse non sono sostituibili, neanche con i mezzi di comunicazione digitali. Le relazioni ci permettono di vivere, ma sono esterne a noi, perché emergono dalle interazioni tra le persone: “la distanza fisica è una distanza spaziale, mentre la distanza sociale è distanza dalla relazione”. Si tratta di una realtà oggettiva indipendente da me e da te, anche se siamo noi a creare questa relazione. La differenza più rilevante in tempo di pandemia è quella tra relazione interpersonale e relazione mediata dalla tecnologia: “Noi ci adattiamo al mezzo e in questo modo ibridiamo la nostra identità perché questa diventa la nostra immagine, la fotografia che mettiamo sui social”. Di conseguenza, nell’economia del nostro argomentare e di quello dell’autore, lo smart working va dosato perché “un inchino, un saluto con la mano” permette di sentire “che siamo persone umane fatte anche di un corpo che ha bisogno di relazionarsi”.
Domenico De Masi al contrario è uno dei fautori proprio dello smart working (D. De Masi, “Smart working”, Marsilio, 2020), diventato di stretta attualità con la diffusione del Covid-19 e con la necessità generalizzata di svolgere attività a distanza. De Masi crede ad una rivoluzione mentale, non facile da realizzare perché non si è pronti ad accoglierla. Se lavoro e vita si riunissero nuovamente, si potrebbe tornare ad una convivenza basata sull’unione della dimensione emotiva ed affettiva con quella razionale; l’avvento di soggetti digitali, contrapposti a quelli analogici, porta necessariamente ad un’attività creativa ed intellettuale, rispetto a quella esecutiva. È l’affermazione di una cultura post-moderna, con un vitalismo che esalta il valore delle persone, delle cose e della loro anima. Per realizzare il potenziamento reciproco di lavoro e vita, cosa non facile, occorre che lo smart working sia solo un tassello del nuovo mosaico che sostituirà integralmente il paradigma industriale con quello post-industriale.
Il lavoro di La Greca Romano ha fatto della sistematicità il suo principale approccio: con grande impegno ha raccolto dati ed informazioni, poi ha lungamente disquisito sulle tematiche che si presentavano numerose e si accavallavano per cercare di dare risposte, osservando il ruolo delle istituzioni e calandolo nella realtà scolastica territoriale. Nella prima parte, ha approfondito i temi della scuola più generali: numeri e dati; tassi di scolarità, ritardi e abbandoni; cittadini italiani e stranieri in rapporto all’istituzione scolastica.
È un corposo libro che ha caratterizzato un lungo periodo, quello della pandemia, in cui l’autore ha con capillarità, quotidianamente, osservato e descritto ciò che accadeva e ciò che si sarebbe dovuto fare per ripartire con nuovi e più adeguati interventi. Egli è convinto che la presenza scolastica sia importante, come sottolineano tutti i soggetti coinvolti nel processo educativo di una società in profondo cambiamento; ma anche la DAD, come sostiene Toselli, studioso e ricercatore nei nuovi media, è “uno strumento autonomo e integrativo” che può favorire il processo di “ricerca, sperimentazione, monitoraggio, verifica e valutazione dei risultati”. Questo strumento è “una sponda amica, alleata nell’irrinunciabile bisogno di relazione umana, non fisica ma capace, comunque, di dare senso al nostro quotidiano”. Del resto, la questione certamente può fare dire all’autore, nel titolo del volume, che si tratta di una ripartenza, un qualcosa che ci permette di partire con nuove consapevolezze e con l’idea dell’importanza della socialità, ma anche di tutto ciò che è stato di positivo nella stessa DAD, cioè l’utilizzo di sistemi informatici che non possono non essere utili al fine di permettere uno sviluppo di un processo, mai arrestato, e, pur con le evidenti contraddizioni, non più arrestabile.
Chiudo con Donati, che individua in questo processo post-pandemia la possibilità di rigenerare la società, ovvero di generarla nuovamente per una maggiore umanizzazione delle persone, che è un fatto essenzialmente culturale.
Ci sono dunque tutte le premesse per condividere l’affermazione: “Non siamo mai stati meglio che in passato, siamo solo diversi, quando un sistema crolla lo sostituiamo con uno più forte, non migliore”. (C. Pino, Cartoline Coronavirus, The New York Times 14.04.2020)
Pasquale Martucci
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