Giangiacomo Feltrinelli nacque a Milano il 19 giugno 1926 e morì sotto un traliccio dell’alta tensione il 14 marzo 1972, cinquant’anni fa. Fu accusato di aver partecipato ad un attentato terroristico, che avrebbe dovuto provocare un black-out in una vasta zona di Milano. Molti dissero che quella era una falsa verità e che fosse stato ucciso perché condivideva azioni ed idee per il cambiamento dell’assetto politico e sociale del Paese.
Nel testo redatto dal Movimento Studentesco dell’Università Statale di Milano c’era scritto:
“Giangiacomo Feltrinelli è stato assassinato. Dalle bombe del 25 aprile 1969 si è tentato di accusare l’editore milanese di essere il finanziatore e l’ispiratore di diversi attentati attribuiti agli anarchici. Il potere politico, il governo, il capitalismo italiano avevano bisogno di un mandante. La criminale provocazione, il mostruoso assassinio, sono la risposta della reazione internazionale allo smascheramento della strage di Stato, nel momento in cui si dimostra che il processo Valpreda è stato costituito illegalmente e dalle indagini della magistratura di Treviso emergono precise responsabilità della destra. Così si capisce perché sei o sette candelotti possono esplodere in mano a Feltrinelli lasciandone integro il volto per il sicuro riconoscimento”.
Giangiacomo Feltrinelli era vissuto con l’idea di spingersi oltre, partecipando in modo attivo alla vita del Paese e del mondo. Mosso dalla sete di conoscenza e da un’apertura mentale ricca di ideali e sempre controcorrente, credeva che i libri potessero cambiare le persone e rinnovare le coscienze. Riuscì così a fondare nel 1954 la casa editrice Feltrinelli, che diventerà una delle più prestigiose del Paese.
In occasione del cinquantesimo anniversario della sua morte, il figlio Carlo ha pubblicato una nuova edizione del libro “Senior Service”, uscito per la prima volta nel 1999, che traccia un ritratto lucido dell’uomo e dell’editore Giangiacomo Feltrinelli. Questa pubblicazioneè arricchita da contenuti inediti: lettere, interviste, articoli, discorsi.
Giangiacomo era figlio di Carlo Feltrinelli, esponente della finanza italiana tra gli anni venti e la prima metà degli anni Trenta; dunque proveniva da una famiglia agiata. Durante la seconda guerra mondiale fu costretto a vivere prima in Toscana, poi a Roma. Dopo il diploma prese parte, per alcuni mesi, alla guerra di Liberazione nel Gruppo di Combattimento Legnano, a fianco degli Alleati anglo-americani. Nel marzo 1945 decise di aderire al Partito comunista italiano; nel 1948 lavorò al progetto di costruzione di una Biblioteca che potesse raccogliere materiale documentario sulla storia del movimento operaio; all’inizio del 1949 fece nascere la Cooperativa del libro popolare (Colip), il cui fine era la promozione della letteratura e della cultura a un prezzo accessibile presso i giovani e le classi popolari. Nel 1951 aprì a Milano, in via Scarlatti 26, la Biblioteca Giangiacomo Feltrinelli, costruita grazie alla collaborazione di giovani intellettuali. Per presentare le collezioni e i primi studi scientifici venne realizzata nel 1952 la rivista “Movimento operaio”. Nel 1955 fondò la Giangiacomo Feltrinelli Editore, che in quello stesso anno pubblicò ben ventuno titoli e creò la collana Universale Economica. Nel 1956, a causa dei fatti d’Ungheria, firmò una lettera aperta di condanna dell’intervento sovietico e ruppe definitivamente con il Pci. È l’anno del primo grande successo editoriale, grazie alla pubblicazione del romanzo di Boris Pasternak, “Il Dottor Zivago”, che uscirà in prima edizione mondiale nel novembre del 1957. Aprì anche le prime due Librerie Feltrinelli, a Milano e a Pisa. Nel 1958, la Giangiacomo Feltrinelli Editore pubblicò il “Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
A partire dagli inizi degli anni sessanta si concretizzò il suo impegno politico: si interessò della situazione in Spagna, ancora schiacciata dalla dittatura; prese attivamente parte alla campagna di solidarietà con la lotta di liberazione del popolo algerino contro le truppe francesi; nel 1962 partecipò ad Accra, in Ghana, ad un incontro per favorire il disarmo patrocinato dai Paesi non allineati e promosso dal presidente ghanese Kwame Nkrumah.
Nel 1964 Giangiacomo Feltrinelli fece il primo viaggio a Cuba, stabilendo un sodalizio con Fidel Castro. Nel 1967 promosse scritti e opuscoli su rivoluzioni e lotte operaie. Nel 1968 Castro gli affidò il“Diario di Bolivia” di Ernesto Che Guevara. A Feltrinelli si deve la promozione della figura e dell’opera del Che presso il pubblico italiano, nonché la diffusione della celebre effige del rivoluzionario latinoamericano, la famosa foto scattata il 5 marzo del 1960 da Alberto Korda. In febbraio, partecipò a Berlino al congresso mondiale contro la guerra in Vietnam.
In seguito al colpo di stato del 1967 in Grecia, che instaurò la dittatura dei colonnelli, e all’inchiesta del settimanale “L’Espresso”, che fece scoprire il “Piano solo”, Giangiacomo Feltrinelli maturò la convinzione che anche in Italia vi fosse il pericolo di un colpo di stato imminente. Nell’aprile del 1968 scrisse il saggio: “Persiste la minaccia di un colpo di Stato in Italia!”, nel quale condensò le sue preoccupazioni circa una possibile involuzione autoritaria. Il 12 dicembre 1969 scoppiò la bomba alla Banca dell’Agricoltura di Piazza Fontana, a Milano: Feltrinelli era convinto che si stessero costruendo prove contro di lui e parlò di “strategia della tensione”. In vista del possibile colpo di Stato, nel 1970 fondò i GAP (Gruppi d’azione partigiana) e dal giugno 1970 pubblicò il mensile: “Voce comunista”.
La notte del 14 marzo 1972 Giangiacomo Feltrinelli venne ucciso dall’esplosione del traliccio. La tesi ufficiale parlò di un incidente occorso nella preparazione di un attentato dinamitardo. Ma da subito la versione ufficiale suscitò parecchie perplessità. Il Movimento Studentesco tenne una conferenza in cui l’avvocato Marco Janni lesse una dichiarazione per affermare che la versione ufficiale non fosse convincente. Anche alcuni dirigenti comunisti si convinsero che Feltrinelli fosse stato vittima di un complotto; il giornale Potere Operaio lo commemorò per la sua militanza, rendendogli omaggio come “un rivoluzionario caduto nella guerra di liberazione dallo sfruttamento”. I funerali si svolsero il 28 marzo, con i giovani che intonavano L’Internazionale e lanciano slogan contro la “borghesia assassina”.
L’istruttoria sulla sua morte si concluse nel 1975; nel giugno 1976 una sentenza-ordinanza avallò la tesi dello scoppio accidentale, rinviando a giudizio 33 persone e prosciogliendo Feltrinelli. Il 31 marzo del 1979, alcuni brigatisti (tra cui Renato Curcio) lessero un comunicato in cui si sosteneva che Feltrinelli fosse un rivoluzionario caduto combattendo. Si smentì la tesi dell’omicidio, aggiungendo che la loro era una commemorazione dell’editore terrorista, delle sue idee politiche e della sua fede comunista. Diversa fu la verità emersa dalle affermazioni di Alberto Franceschini, un altro fondatore delle BR, che per spiegare quell’uccisione avallò collegamenti con organizzazioni terroristiche e la stessa CIA. Di recente, uno studioso padovano ha nuovamente ipotizzato che la morte di Feltrinelli sia stato un omicidio su commissione, inquadrandolo nelle strategie della tensione e della distrazione. Franco Freda e Giovanni Ventura, coinvolti sotto il profilo storico nella strage di Piazza Fontana, e l’esponente di Ordine Nuovo Pino Rauti avrebbero utilizzato un diversivo per confermare la vocazione dinamitarda dell’estrema sinistra, in modo da ridare credibilità alla pista rossa per la bomba del 12 dicembre 1969. Feltrinelli costituiva il bersaglio ideale, perché amico di anarchici e tenuto sotto osservazione dalla Questura di Milano.
Questi i fatti. Un editore rivoluzionario che si spostava sempre più dalle logiche politiche dominanti e credeva in una società diversa, nel miglioramento della vita e del mondo. Un visionario che ha lasciato un’importante eredità.
Il prof. Vincenzo Aversano ha scritto il commento che riporto.
CI SAREBBERO VOLUTI ALTRI CENTO FELTRINELLI PER CAMBIARE VERAMENTE L’ITALIA…
E’ il cruccio delle persone oneste nel nostro paese…
Saluti
V.A.