Per parlare del libro di Alberto Castellano: Gomorra. Fenomenologia di un successo seriale (Colonnese, 2022), inizio dall’ultima pagina, quella contenuta nel capitolo: “Dalla fiction alla cronaca”, che si riferisce a Maria Licciardi, arrestata per associazione mafiosa il 7 agosto 2021, la donna che ha ispirato il personaggio Scianel in “Gomorra – La Serie”, 5 stagioni dal 2014 al 2021.
In questo passaggio il personaggio della rappresentazione è più vero del vero, perché tra fiction e realtà passa una differenza sottile, che potrebbe costituire uno degli elementi del successo della messa in scena. Entrando nello specifico della Serie, si avverte il senso del lavoro di Castellano che, oltre a sottolineare nello “specifico sistema seriale nazionale alcuni modelli e principi narrativi, estetici e produttivi” (p.5), rileva una serie di caratteristiche: attori sconosciuti, location originali, lingua di Scampia. Mostra le curiosità, i retroscena e le ambientazioni del lavoro, oltre che il ruolo di attori e attrici nell’affrontare la psicologia dei personaggi; affronta le differenze delle 5 stagioni, il cast completo, i retroscena e le curiosità; rileva il successo dovuto alla produzione intelligente e alle strategie di marketing; mantiene uno spartiacque tra la 4 e la 5 serie, analizzando il film: “L’immortale”, la storia di uno dei più apprezzati protagonisti, Marco D’Amore, che sopravvive alla morte, rivive la sua vita, ritorna infine nella stagione finale. Si tratta di una figura definita soglia sul piano simbolico tra vita e non vita, perché l’eroe o l’antieroe non può sparire. L’altro è Salvatore Esposito, con un’immagine comunque bonaria, che poi verrà utilizzato in seguito in ruoli simili. Tutto ciò riprendendo la grande traccia del romanzo di Roberto Saviano che ha rappresentato evidenze interessanti di un fenomeno molto radicato nel nostro territorio: “Gomorra è un romanzo potente appassionato e brutale che afferra il lettore alla gola e lo trascina in un abisso dove nessuna immaginazione è in grado di arrivare” (p. 71), scrive Castellano, rilevando che la camorra è “il soggetto del romanzo e al contempo l’oggetto analizzato sviscerato per capirne a fondo la mentalità ed il modus operandi” (p. 75). Quel romanzo ispira il film di Matteo Garrone (2008), che si presenta con la forza pari a quella della sua fonte letteraria, e rende ancora più reale e avvincente il racconto, che descrive la bestialità di alcuni comportamenti e gli istinti più bassi dei protagonisti.
Già Saviano aveva generato un dibattito importante sul modo di rappresentare la criminalità. Eppure le critiche al suo lavoro sono lusinghiere, anche forse per le minacce di morte subite: è un racconto che unisce il “rigore del ricercatore”, “il coraggio del giornalista d’inchiesta”, “la passione dello scrittore” e “l’amore doloroso per una città da parte di chi vi è nato e cresciuto” (p. 71). Se il successivo film ricalca analoghe sensazioni, con limitati detrattori, le 5 stagioni della Serie e la fruizione presso il grande pubblico, le estremizzazioni, le scene violente e probabilmente anche l’innamoramento nei riguardi dei personaggi, producono tanti commenti critici.
La magistratura ha rimarcato “l’umanizzazione dei boss” (Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro); oppure: “la camorra non è un’associazione come tante: essa è fatta soprattutto di violenza” (Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia); o ancora che la “fiction non coglie alcun aspetto della camorra di oggi ed offre una rappresentazione folkloristica dei clan” (Borrelli, DDA). Lo stesso Borrelli non mette in discussione “la qualità del prodotto cinematografico”, anche se “la vera criminalità organizzata presenta caratteristiche molto sgradite per chi se ne occupa professionalmente. Oggi la camorra ha superato lo stato di contiguità con i ceti professionali, l’imprenditoria, una parte della politica. I clan esprimono una propria classe dirigente di professionisti, imprenditori e politici. E questo rappresenta motivo di preoccupazione”.
Castellano in una parte della sua “Fenomenologia” sintetizza le critiche: aspetti morali, ricaduta diseducativa, immagine negativa della città. Oltre, si parla dei camorristi che traggono linfa vitale dalla loro rappresentazione; poi si rileva la stereotipia del malamente, il legame tra realtà e cronaca, l’emulazione/imitazione; infine, “i protagonisti sono tratteggiati con caratteristiche umane” che tradiscono l’intenzione di denuncia di Saviano. (pp. 20-22)
Nel sottolineare che un prodotto filmico non può essere realizzato con un intento diverso dalla rappresentazione della storia e delle storie, ecco che Castellano, analizzando la serie italiana più conosciuta e venduta nel mondo, rileva essenzialmente il punto di vista narrativo, linguistico e stilistico. Per parlare di fenomenologia, occorre valutare globalmente libro, film e Serie, per il realismo, ma anche per la componente mitopoietica che “ritaglia nell’immaginario dello spettatore una zona franca di eroi e antieroi fuori dal tempo e dallo spazio” (p. 25).
Gomorra – La Serie è un modello, se paragonata alla serialità italiana; osservando marketing, dati d’ascolto e costi si riesce a comprendere il successo di pubblico e di critica nei paesi più diversi del mondo. L’attesa creata nel pubblico e gli spiazzamenti nella gestione dei personaggi-chiave, il rapporto tra le varie stagioni e l’avvicendamento dei registi, l’influenza della grande serialità americana, la strategia comunicativa, sono alcuni degli aspetti principali su cui si concentra la riflessione critica.
Da dove nasce, si chiede l’autore, il successo di Gomorra? La Serie ha cambiato le forme e i modi della narrazione televisiva nazionale, predisponendo un formato popolare e trasversale nel sempre più globale mercato dell’audiovisivo. Il successo internazionale si spiega per la qualità della sceneggiatura, della fotografia, dell’ambientazione, ma anche perché si è riusciti a descrivere una realtà criminale e criminosa fatta di storie e di personaggi che trovano corrispondenza anche in altre nazioni.
È vero che da noi il contesto è rilevante, perché colpisce l’immaginario popolare e si esprime nel linguaggio, nei gesti; eppure a tratti sembra scomparire per apparire, in una modalità differente, come del resto sembra essere la Scampia di oggi, che si presenta con il volto nuovo costituito da idee e progetti che puntano ad un cambiamento socio-culturale: basti pensare alla libreria “Scugnizzeria”, oppure al Progetto “Editoria Terrona”. Le cose non cambiano in funzione di una serie o di un film, ma pare che una qualche inversione di tendenza si è realizzata, anche se il cinema deve continuare ad essere uno strumento per leggere il mondo e interpretarlo. Poi è la politica e la cultura che devono attuare iniziative per far sì che un luogo non sia piazza di spaccio o azioni criminali, ma modifichi tante situazioni di devianza.
L’autore di questo volume non vuole proporre letture sociologiche ma indagare il contenuto di una Serie che ha avuto successo al di là delle stesse intenzioni di produttori, registi e sceneggiatori. Questa è la posizione di Alberto Castellano, che va oltre le apparenze ed affida alla fenomenologia di Gomorra una riflessione critica ed espressiva, uno sguardo sulle strategie di comunicazione, concludendo: “Gomorra – La Serie ha creato un sistema in cui il mondo va oltre la narrazione stessa, un immaginario con una vita propria che resiste anche alla fine del racconto”.
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