SABATO 26 NOVEMBRE ORE 17:00
Incontro Dibattito:
Digressioni in tema di Identità del Cilento
Introduce:
prof. Ezio Martuscelli
(Presidente Associazione “Progetto Centola” – “Gruppo Mingardo/Lambro/Cultura”)
Interventi:
Pasquale Martucci (Sociologo)
“La ricerca della Cilentanità nelle forme e significati socio-culturali”
Luigi Leuzzi (Psichiatra ed Antropologo)
“La restanza quale occasione di una identità evolutiva per il Territorio del Cilento”
Moderatore:
prof. Angelo Perriello
(Territorio e Relazioni Internazionali)
Link del Convegno online |
L’identità riconduce a identico, uguale, concetto antitetico a diverso. In filosofia, è il principio di identità (A=A) che, confrontandosi con ciò che è altro (non A), consente di ragionare per differenze, opposizioni. Queste dicotomie si sono trascinate nella storia del pensiero, considerando che sono le differenze (A e non A) a produrre sviluppo ed evoluzione: nella relazione dei due opposti si realizza il cambiamento e il progresso.
Le ricerche e gli studi territoriali si sono spesso occupati di identità/cilentanità, attraverso lavori sul campo, interviste, riscontri storico-sociali, per trovare gli elementi che continuano a caratterizzare la vita quotidiana, che si esplicita soprattutto negli eventi, nelle feste e nell’affermazione delle risorse del territorio.
La storia è fondante, come pure il territorio e tutti i suoi simboli, il linguaggio che continua a costituire uno degli indicatori di studio dell’identità, le modalità comportamentali delle persone che amano e vivono il loro contesto di riferimento.
Si potrebbe obiettare che l’identità è comunque tipica di ogni territorio, ed allora:
- Quali sarebbero gli elementi differenti della cultura cilentana?
- Quali potrebbero essere gli aspetti che inducono a parlare di affermazione di una propria specifica identità territoriale?
- Attraverso quali concetti e termini si può affermare questa identità?
Un percorso di studio per offrire una risposta potrebbe riguardare la memoria e i saperi, e di conseguenza il vissuto sociale, che si realizza attraverso: la vita narrata e gli elementi legati al linguaggio dei protagonisti; le leggende e le storie/cunti (ad esempio, il brigantaggio); le credenze raccontate (malocchio, scongiuro, streghe e diavoli) e lo sconfinamento nel fantastico, nell’irreale; le parole della religione (quelle popolare, intesa soprattutto come pratica). Senza trascurare il modo di narrare le storie e il linguaggio di alcuni protagonisti.
Attraverso le ricerche effettuate, a partire dagli anni novanta convenimmo con il sociologo Aldo Musacchio sulla seguente definizione di cilentanità:
essa è da intendere come “un valore collettivo che si è prodotto, in un territorio caratterizzato da un forte isolamento geografico, mediante il confronto continuo della comunità con se stessa, con la natura, con l’ambiente, con il territorio, e che si è definito grazie ad un sistema comune di regole e di pratiche di vita”.
La condizione cilentana consente di affermare che, nell’arco del novecento, fino agli ultimi due decenni, si è sviluppata una identità contadina intorno a concetti simili a quelli espressi da Tönnies sulle comunità, differenti dalle società industriali che stavano sviluppandosi.
Se le società erano fondate sull’interesse, l’avidità, la brama di profitto e l’ambizione, la comunità era fedele a se stessa nella misura in cui: era un’entità peculiare nei suoi elementi che la caratterizzavano; era piccola e riconosciuta dai suoi membri; era autosufficiente, capace cioè di provvedere alle attività e necessità dei suoi membri; era legata ad un luogo.
Questa comunità è individuabile nella società contadina, fondata su legami familiari organizzati sul modello agricolo, in cui i campi da coltivare sono la fonte primaria di sussistenza.
Le comunità di tale tipo si basano su:
- appartenenza,
- riconoscimento;
- sicurezza;
- assenza di solitudine;
- solidarietà.
Estendendo queste teorizzazioni al territorio cilentano, si può osservare che nelle comunità si sviluppa un’identità, ancorata ai valori delle comunità di luogo e ai legami tipici della vita contadina.
Di conseguenza, il senso dell’identità cilentana si riscontra in caratteristiche riconducibili a:
- atteggiamenti e abitudini (di vita);
- adattamento (nel rapporto con l’ambiente);
- appartenenza e attaccamento (ai luoghi e alle persone);
- subalternità (al potere);
- accoglienza e disponibilità (nei confronti dell’ospite).
Dal concetto di cilentanità, non può prescindere quello di territorio, il Cilento per intenderci.
Ed allora, le domande, a cui cercheremo di dare risposte in occasione del Convegno, sono essenzialmente:
- Cos’è il Cilento, o meglio qual è il territorio del Cilento?
- Quale metodologia di ricerca si potrebbe realizzare per trovare le forme e le espressioni dell’identità?
- Quali sono gli elementi che portano a parlare di cilentanità?
- Quale identità evolutiva si può affermare in questo territorio?
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