Ricevo e pubblico questo interessante articolo.
SABATO 14 E DOMENICA 15 GENNAIO 2023. TEATRO CORTESE. DI SCENA LA COMPAGNIA SIPARIAMO CON “I MAGGIO”. Impressioni di un ILLUSIONISTA.
L’opera parla di una importantissima famiglia partenopea (Ben è nipote di Pupella Maggio e Beniamino Maggio) e lo spettacolo ha fatto sold out nel piccolo Teatro Cortese al Vomero. Sia l’opera, scritta e diretta da Ben Maggio e liberamente ispirata a fatti realmente accaduti, che il regista (lo stesso Ben) meritano tantissimo, e che si dia maggiore luce alla famiglia Maggio (al periodo erano ai livelli della famiglia De Filippo, dei Scarpetta e di Totò).
Essendo io un illusionista, sono rimasto scosso per due giorni, e infine sono riuscito a esprimermi, facendo dei parallelismi con l’arte magica.
La commedia, ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale, è liberamente ispirata a fatti realmente accaduti e in essa sono stati svelati aneddoti mai sentiti, particolari mai visti, con un finale mai scritto (prima di adesso) di una famiglia vera fatta di pregi e tanti difetti, che nasce sulle tavole del palcoscenico e che, in quanto napoletana, ha una maschera sulla faccia difficile da scollare.
In scena: Dante Maggio, Elena Maggio, Francesca Maggio, Luca Gucci, Federica Bagnaro, Diana Maggio, Giuseppe Bottino, Sara Saccone, Ben Maggio, Vito Pace e Giorgio Gori. Ballerine: Rita Grimolizzi e Sara D’Arienzo.
Ho avuto l’onore di collaborare con Ben Maggio diverse volte, e vederlo ogni volta passare dal Ben simpaticone e semplicistico al Ben maniacale, concentrato che poco prima di entrare in scena si isola completamente, ed avere davanti a sé solo l’obiettivo del palco. Da quando l’ho conosciuto, ed ho avuto modo di approfondire la sua conoscenza del suo lato da attore, anzi, da ossessionato teatrale, ho rivisto molti concetti dell’illusionismo sotto un’ottica differente. Argomenti per me innovativi, per lui già studiati ed approfonditi da tempo, ma ogni volta ri-condivisi con me con pazienza e la bravura che solo un maestro del suo calibro saprebbe fare, esponendoli efficacemente. L’ho visto tenere diverse lezioni di recitazione presso la sua scuola “Beniamino Maggio” ed è uno spettacolo anche solo vederlo all’opera nelle vesti di docente.
Non mi ha stupito sapere che per la sua creatura più preziosa, “I MAGGIO” abbia impiegato 5 anni per la stesura del copione, e in quest’ultimo anno vi abbia lavorato quotidianamente con un ritmo incalzante. Nell’ultimo periodo era un argomento fisso, a cui accennava solo con un: “Sto preparando uno spettacolo, parlerà della mia famiglia!” e nulla di più. Solo tantissima attesa. Infine arrivò quel: “Siamo di scena a metà gennaio!” tre repliche al teatro Cortese in due giorni. A meno di 4 giorni dalla prima, già si sfiorava il sold out. Alla replica del 15 addirittura over booking. E da lì qualcosa mi è avvenuta dentro. Non so definire ancora cosa.
Mi viene fatto di pensare, guardando a Ben Maggio, a due termini che possono sembrare contrapposti: “Tensione e rilassamento”.
Un binomio per certi versi semplice da comprendere, ma difficile da assimilare, fare proprio e gestirlo durante un’esibizione all’interno di un atto. Un processo che i migliori illusionisti adoperano per diversi fini tra i quali coperture atte a distrarre e il destare emozioni negli spettatori. Quanti riescono a padroneggiare a pieno questo principio e cavalcarlo più a lungo di un semplice Act?
L’opera è ambientata durante la seconda guerra mondiale, a Roma, in un teatro in cui i Maggio trovano “rifugio” per vivere e sopravvivere, in attesa che “i teatri riaprano” (come suona recente questo concetto dopo il lockdown) ed ognuno di loro, si adopera, si reinventa per poter far sì che la famiglia superi questo momento. E così scopro di Don Mimì, sua moglie, i suoi sei dei sedici figli, ognuno artista in qualche ambito. Un alternarsi di comicità, momenti toccanti, momenti di riflessione, spensieratezza. Contestazione storica costante, un continuo evadere dal periodo storico e poi puntualmente rientrarci di prepotenza con piedi pesanti. Una storia lineare, facile da seguire, alternata con flashback/flashfoward (non mi sento di dire quale dei due fili sia il “presente” e quale il “passato/futuro”) con una tecnica “doppio palco”.
Parlandone in seguito con Ben e Rita Grimolizzi (coreografa dell’opera), scopro che il momento della “matita”, cioè quando durante l’esibizione cade una matita, che poi viene ritrovata, è nato da un errore in una delle repliche, e lo sketch che ne è seguito è stata pura improvvisazione degli attori sul palco. Se non avessi avuto questa confessione, mai mi sarei aspettato che si fosse trattato di un fuori programma! Pura improvvisazione! Pura magia!
Il binomio di “Tensione e Rilassamento” l’ho visto spesso adoperato in ambito dell’illusionismo in alcuni momenti, o richiamato in certi attimi all’interno di un atto magico non superiore ai 10-15 minuti. Il Ben Regista invece conosceva a pieno questo strumento, che più di far pensare ad un arco da tendere e rilasciare il colpo si avvicina ad una frusta in costante roteazione, e ad ogni attimo giusto, la scoccata emotiva che va a segno. Né un attimo prima né un attimo dopo. Dritto al cuore, ad ogni sezione della giusta emozione. Assistendo allo spettacolo ero scosso, emozionato a tal punto che sono riuscito a dire dopo soltanto: “Ho riso e pianto”. Ho dovuto riflettere a lungo per poter dire qualcosa di più, perché questa opera teatrale merita davvero tantissimo. Una storia che parla di famiglia, i Maggio, raccontata dai Maggio (buona parte del cast è formata dai diretti discendenti di Beniamino Maggio) e stando seduti ad ammirarla, li si conosce uno ad uno, andandosene via poi con la sensazione di aver conosciuto dei veri amici che si abbandonano, e chissà semmai un domani li si rincontrerà. Ben ha reso immortali quei nomi, quelle persone, e le loro essenze, facendole rivivere in quella che hanno da sempre definito la loro casa: Il palco di un teatro.
Salvatore Maria Ciccone, illusionista
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