A Vallo della Lucania si festeggia San Pantaleo: è il nome in latino, mentre Pantaleone, “colui che prova compassione” e che protegge gli afflitti, gli oppressi, i malati, è quello greco. Si tratta di un evento che attesta la devozione popolare, con molti significati e simboli che si concretizzano in una solenne processione per le vie cittadine. È un Santo importante perché è il Patrono oltre che della città dell’intera diocesi.
La particolarità della manifestazione si presta ad uno studio sociologico, utilizzando il metodo dell’osservazione partecipante, integrato con la costruzione di una serie di indicatori di qualità, dunque soggettivi. (1)
Le espressioni festive oggi sono rivalutate e riproposte in tanti luoghi, prendendo spunto dalle caratteristiche del territorio, ovvero miti e forme religiose popolari, esempi della storia e della cultura locale, manifestazioni delle tradizioni popolari. Le feste sono state sempre considerate secondo la loro componente rituale, in quanto si sono diffuse, consolidate e vissute nelle comunità.
Vediamo le caratteristiche di questo Santo.
Proveniente dall’oriente, è festeggiato dall’alto medioevo. Visse a Nicomedia, si convertì alla fede e fu martirizzato nel 305 d.C. Era figlio del pagano Eustorgio, uomo molto ricco, e di Eubula, che lo educò al cristianesimo. Durante la persecuzione di Diocleziano, l’imperatore avrebbe voluto risparmiarlo, ma Pantaleone confessò la sua fede e fece alcuni miracoli. Dinanzi all’imperatore romano, pare abbia detto: “Il mio maestro è Gesù Cristo! Sono stato sostenuto dalla grazia divina e ora la morte non mi spaventa. Puoi uccidere il mio corpo non la mia anima”. Fu condannato al rogo, ma le fiamme si spensero; poi ad essere immerso nel piombo fuso, ma il piombo si raffreddò; fu gettato in mare con una pietra legata al collo, ma il masso prese a galleggiare; venne condannato ad feras, ma le belve lo risparmiarono. Infine si tentò di decapitarlo, ma la spada si piegò e gli aguzzini si convertirono. Allora fu accusato di “magia”. (2)
Vallo della Lucania ha intitolato la sua cattedrale a San Pantaleone. Nella cappella a lui dedicata in quella chiesa è custodito il busto del santo, rivestito d’argento, che viene portato in processione lungo le strade, ogni 27 luglio. Nello stesso luogo è anche custodita un’ampolla contenente il sangue, sempre sciolto, del santo ed è presente un dipinto di grandi dimensioni del maestro salernitano Stefano Trapanese, dal titolo “Conversione di San Pantaleone” (2012). (3)
Il giorno che precede il 27 luglio, alle ore 19:00, c’è la traslazione di tutti i Santi nel Duomo, nel luogo deputato ad ospitare il Santo Patrono, e l’esposizione della sua Reliquia. I solenni Vespri sono presieduti dal Vescovo della Diocesi. Il giorno della festa la messa in mattinata è concelebrata dai parroci della Diocesi insieme al vescovo. Una processione di ingresso dà avvio ai solenni festeggiamenti.
Riporto l’osservazione dell’evento.
Il vescovo si ferma all’altare per compiere, con l’incenso, il segno distintivo che mette in comunicazione l’uomo con Dio: il gesto simboleggia le preghiere che vengono raccolte e si elevano a Cielo; la densa nube di incenso fa entrare nell’atmosfera del mistero. Poi il vescovo si reca presso la statua del Santo e compie analoghi segni di fede. Parla ai devoti, poi insieme ai sacerdoti celebra la messa. È l’intera comunità cilentana ad essere coinvolta.
Durante la celebrazione della messa, si ode il canto: “Laudate dominum!”, particolarmente emozionante per l’esecuzione da parte delle voci del coro della “Schola Cantorum San Pantaleone”, diretta dalla Maestra Santina Devita.
I sindaci del territorio chiedono ogni anno di essere invitati in occasione dell’evento. E il vescovo saluta le autorità a conclusione della celebrazione. Abbraccia i fedeli e la gente si reca sotto la statua del loro patrono per baciarlo e pregare.
In serata, a partire dalle ore 19:00, si svolge l’importante processione, un corteo composto da ecclesiastici e fedeli all’inizio e alla fine del rito liturgico, con la funzione espiatoria e propiziatoria. Oltre a rappresentare la devozione verso la divinità, il rituale è anche un’esaltazione del sentimento religioso-sociale del gruppo che sente potenziata la sua unione religiosa. La processione è accompagnata da inni e litanie, con la presenza di bande musicali lungo il percorso.
Interessante è la sfilata di moltissime statue di santi, sostenute con devozione dai portatori: San Luigi, Sant’Antonio, San Toribio, San Cataldo, Sant’Agostino, San Francesco, San Gaetano, San Filippo, San Nicola, Sant’Alfonso, San Crescenzo, Sant’Espedito, San Raffaele, San Emidio, San Biagio, San Matteo, San Giuseppe, San Michele; poi procedono i fedeli con stendardi ed effigie (tra cui quella di San Pio) e il crocefisso; le autorità civili e religiose anticipano San Pantaleone tra gli applausi della folla.
Le statue sono collocate tutte in alto nella bella piazza e sembrano osservare la folla, situata di sotto, che prega e canta inni sacri. Vescovo e parroci narrano del Santo Patrono e benedicono la folla.
Continua la processione, ora nelle strade splendenti e rischiarate dalle luminarie, che tracciano il percorso processionale. Lungo le vie del centro, vi sono molti addobbi floreali e la scritta: “Viva San Pantaleo”, ovvero il santo della devozione popolare. Bancarelle con prodotti di qualsivoglia genere, sono situate ai margini delle principali strade cittadine. I fuochi d’artificio sono il giusto epilogo dell’evento.
Sul tardi, il ritorno: le statue entrano all’indietro, non abbandonando mai lo sguardo sulla folla, per essere riposte nel Duomo. L’ultima è San Pantaleone, accolta con applausi e odi.
Il 28 luglio i santi vengono riportati nelle rispettive sedi.
Si assiste ad una devozione che, senza eccessi, è sentita ed attesa ogni anno. Pare che anche i momenti di vacanza, a Vallo della Lucania, vengano programmati solo dopo l’importante ricorrenza, solo dopo la purificazione dell’animo ed il trasporto per il patrono che tiene unita la comunità.
Per studiare questa festa, i riscontri sul campo sono essenziali per verificare i contenuti e le forme rituali presenti. Ad essi vanno associati alcuni elementi legati alla partecipazione all’evento, alla socialità intorno alla manifestazione, al rilievo economico che caratterizza le iniziative. Per una valutazione, insieme al prof. Antonio Di Rienzo abbiamo costruito una serie di indicatori, soggettivi e qualitativi, secondo criteri già utilizzati per altre manifestazioni. (4)
Ad essi è stato attribuito un punteggio: 1) Rilevanza dell’evento (conoscenza da parte del pubblico e pubblicità); 2) Organizzazione (impegno e funzionamento organizzativo); 3) Partecipazione attiva (coinvolgimento degli attori nella festa); 4) Partecipazione passiva (presenza senza essere coinvolti); 5) Contenuti culturali (letteratura, storia, arte presenti nella festa); 6) Rappresentazione scenica (riuscita della drammatizzazione); 7) Comportamenti rituali (espressioni e gesti degli attori sociali); 8) Funzioni rituali (legate alla manifestazione, all’evento); 9) Rilievo economico (eventuale sviluppo economico rispetto all’evento); 10) Condivisione ed adesione (giudizio positivo da parte del pubblico).
La scala di valutazione contiene cinque giudizi: 1=insufficiente; 2=sufficiente; 3=più che sufficiente; 4=buono; 5=ottimo.
Festa di San Pantaleo | SCALA DI VALUTAZIONE
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INDICATORI | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | TOTALE
|
Rilevanza dell’evento | x | 5 | ||||
Organizzazione | x | 3 | ||||
Rappresentazione scenica | x | 4 | ||||
Partecipazione attiva | x | 4 | ||||
Partecipazione passiva | x | 5 | ||||
Contenuti culturali | x | 3 | ||||
Comportamenti rituali | x | 4 | ||||
Funzioni rituali | x | 4 | ||||
Rilievo economico | x | 4 | ||||
Condivisione e adesione | x | 5 | ||||
TOTALE |
0 |
0 |
6 |
20 |
15 |
41 |
Dai riscontri generali, si può dire che questa festa vede la presenza di comportamenti e funzioni rituali molto evidenti, ma c’è anche una notevole presenza del pubblico e il rilievo dell’evento.
Questa festa è ancora quella di un tempo, dunque ha una certa longevità, con una caratteristica di fondo: si svolge badando alle nuove modalità che consistono nella partecipazione del pubblico e nella rilevanza anche in termini economici (presenza di stand e bancarelle). Nel complesso, l’elevata partecipazione e le forme e i comportamenti rituali permettono di valutare anche il rapporto con la cultura popolare e con la vita materiale.
Da questo quadro, emerge una nuova modalità, che intendo sociologica, di considerare le manifestazioni che si svolgono nel territorio oggetto di studio: ho osservato alcuni contenuti che superano quelli tradizionali, i significati rituali, i rimandi alle forme antiche di concepire il vivere l’evento festivo in una comunità. Mi riferisco ad alcuni elementi legati alle nuove forme di socializzazione, che possono essere considerati utilizzando tre indicatori, diciamo così molto più attuali. E ciò non per la tendenza a negare le forme rituali, ma per rilevare che, con l’affermazione di fenomeni quali: la secolarizzazione, l’industrializzazione, la razionalizzazione della produzione, i mass media, sono differenti le forme di divertimento e intrattenimento che fanno proliferare e rivitalizzare le feste.
In conclusione, vivere l’evento festivo è condividere i momenti relazionali, e di conseguenza trovare gli stimoli, rappresentati dalle manifestazioni, come quella di San Pantaleo, che il territorio propone.
Se in passato la tradizione offriva al pubblico l’idea di una comunità che condivideva le risorse del territorio e riproponeva antichi rituali per lo più a carattere religioso, oggi si diffonde una diversa modalità di proporre l’evento festivo con l’intento di affermare una cultura che va studiata e riproposta proprio per i possibili sviluppi del turismo culturale. Pensando a ciò che il Cilento dispone, e cioè a quelle bellezze paesaggistiche e naturali, ma anche artistiche ed architettoniche, oltre alle abitudini e agli usi di una cultura un tempo caratterizzata dalle rappresentazioni popolari, si può riflettere su un’inversione di tendenza.
Credo che la proposizione di feste come questa possa rappresentare un alto momento di socializzazione, per permettere di aggregare il territorio e di sviluppare una grande partecipazione intorno a forme comunitarie che, nonostante tutto, continuano a caratterizzare l’immaginario popolare.
Note:
- Ho raccolto documenti e notizie sulla festa di San Pantaleo a Vallo della Lucania (SA), insieme al prof. Antonio Di Rienzo, in occasione dell’evento del 27 luglio 2019.
- Santi beati & testimoni, 2012, or. 2001, https://www.santiebeati.it/.
- Cfr.: Cattedrale San Pantaleone, in http://www.sanpantaleonevallo.it.
- Martucci P., Le feste ritrovate. Uno studio sociologico sulle feste religiose nel territorio del Cilento e del Vallo di Diano, Il Postiglione, A. XIII N. 14 – giugno 2001; Martucci P., Di Rienzo A., Memorie rituali. Le feste, le manifestazioni e le rappresentazioni identitarie nelle comunità del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni Il Postiglione, Anni XXII-XXIII, numeri: ventitre-ventiquattro – giugno 2011; Martucci P., Comunità in festa. Forme e significati degli eventi festivi nel passaggio dal noi comunitario al noi relazionale. Una ricerca su alcune manifestazioni cilentane, Il Postiglione, Anni XXVI-XXX, numeri: ventisette-trentuno – giugno 2018.
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