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A Cosentini, il 17 agosto 2023, si svolgerà una manifestazione per presentare una antica tradizione locale e proporre un progetto per salvare la memoria dall’oblio:

Carneluvaro mio … Cosentini e il Carnevale di una volta”.

L’evento è organizzato dall’Associazione Euphòria e vedrà la presenza in qualità di relatori di Osvaldo Marrocco (Museo Eleousa e Nuseo Vivo della Maschkarata di San Mauro Cilento) e Pasquale Martucci (Sociologo e studioso di tradizioni e identità cilentana).

I lavori sono moderati da Annunziata Di Rienzo (Università di Roma “La Sapienza” – Associazione Euphòria).

Al centro della serata, la rappresentazione carnevalesca: “La Ballata di Zeza”.


 

Di seguito alcune considerazioni sul Carnevale, nelle componenti simbolico-rituali, e sul lavoro realizzato dall’Associazione Euphòria.

 

1. Febbraio è il mese del Carnevale: carnem levare, togliere dalla carne, il giorno precedente la Quaresima, in cui si faceva astinenza. Qualcuno sostiene che significa anche carnem più vale, dove valeera il saluto latino con cui ci si congedava; per cui carnem vale significherebbe, appunto, “carne addio, ciao carne”. Si parla poi carrus navalis, una specie di carroccio su ruote portato in occasione delle processioni delle feste.

Si tratta del periodo di festa, diffuso nei paesi di tradizione cristiana, in cui si usa mascherarsi e fare scherzi, che intercorre tra l’Epifania e il mercoledì delle Ceneri, e che precede il periodo di digiuno ed astinenza quaresimale con l’esclusione della carne dai pasti.

I caratteri della celebrazione del Carnevale hanno origini antiche: le dionisiache greche o i saturnali romani. Durante queste feste si realizzava un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell’ordine, allo scherzo e anche alla dissolutezza. Da un punto di vista storico e religioso il carnevale rappresentò, dunque, un periodo di festa ma soprattutto di rinnovamento simbolico, durante il quale il caos sostituiva l’ordine costituito, che però in seguito riemergeva rinnovato fino al carnevale successivo.

L’elemento più caratteristico è rappresentato dalla maschera, il travestimento, che accoppiato all’elemento trasgressivo e a quello dell’inversione dei ruoli (servo/padrone) doveva fungere da fattore protettivo, quasi ad esorcizzare il male. (A. Rossi, R. De Simone, Carnevale si chiamava Vincenzo, Ed. De Luca, 1977)

 

2. Nella cultura popolare, riveste un ruolo determinante il fenomeno della rigenerazione. In alcuni rituali, il tempo e l’ordine del cosmo, sconvolti nella tradizione carnevalesca, vengono ricostituiti (nuova Creazione) con un “processo”, una “condanna”, la lettura di un “testamento” e un “funerale” del Carnevale (un fantoccio), che spesso viene bruciato o decapitato. È un felice periodo dell’anno caratterizzato dal travestimento, dal divertimento e da grosse abbuffate che dura fino al primo giorno di Quaresima, il mercoledì detto delle Ceneri (che nel latino ecclesiastico suona come “feria quarta cinerum”), dall’uso di imporre sul capo dei fedeli le ceneri in segno di penitenza. Balli, danze, piatti succulenti, maschere e scherzi contraddistinguono le feste carnevalesche. (P. Martucci, A. Di Rienzo, Il sacro e il profano, Ed. Studi e Ricerche, 1999, pp. 72-76)

Con il fuoco (i fuochi di Sant’Antonio) inizia e con il fuoco (quello per bruciare il fantoccio di paglia) termina il periodo di Carnevale. La funzione purificatrice della cerimonia del fuoco, che può distruggere ogni influenza malefica e rinnovare la forza vitale della natura che si rigenererà, è propria dei rituali del ciclo agrario.

Nel Cilento, si festeggiava il martedì grasso la fine del Carnevale, u Cannuluvàro, un pupazzo di paglia, disteso in una bara e portato in spalla da quattro maschere vestite di nero. Alla fine della sfilata è bruciato. L’atto del bruciare il fantoccio è il modo di esorcizzare con il fuoco ogni influenza malefica e rinnovare la forza vitale della natura che si rigenera. La rinascita del seme, infatti, è il modo di allontanare la precarietà e il passato pieno di stenti e disagi. La sera della vigilia di Carnevale i màschari (maschere), la cui identità doveva essere celata, bussavano alle porte chiedendo vino e salsiccia. Il dovere di ospitalità e la tradizione imponevano che le maschere fossero fatte entrare in casa e che fosse loro offerto da mangiare e bere. (E. La Greca, A. La Greca, A. Di Rienzo, Usi e costumi del Cilento, CI.RI. Cilento Ricerche, 1984, pp. 62-64)

Durante le rappresentazioni del Carnevale, tre sono sempre state le maschere popolari più importanti: la sposa (rigenerazione); il prete (bene); il diavolo (male).

A proposito della rigenerazione, Annabella Rossi e Roberto De Simone hanno introdotto alcuni temi simbolici:

  • In generale, la donna che genera il pupattolo di stoffa simbolizza la rinascita, il trapasso dalla vita alla morte. La donna che è in realtà un uomo travestito rappresenta la divinità ermafrodita, la doppiezza. Si tratta però anche del rapporto nascita/morte, del nuovo che soppianta il vecchio.
  • Una posizione differente è quella di Rossi e De Simone che vedono nel parto e nella nascita di un animale “il tentativo di respingere il rapporto con la donna che è simbolicamente negativo”: il sesso della donna è irritazione del maschio, il parto è anche espulsione del male.
  • La rappresentazione delle maschere racchiude significati rilevanti: “Pulcinella si autogenera per il fenomeno di partogenesi; e l’atto di covare (…) lo pone in connessione con la gallina e i volatili in genere”. La gallina è infatti simbolo della bisessualità in quanto ano e sfera genitale non sono differenziati. (A. Rossi, R. De Simone, Carnevale si chiamava Vincenzo,, pp. 75-76)

La tradizione culturale del Cilento ha valutato il rito carnevalesco, con la sfilata delle maschere e la morte del Carnevale, ed ha condiviso la dissacrazione di valori, quali la morte che “non fa più paura, ma suscita ilarità”: tutti piangono il Carnevale, ma poi finiscono con il fare “una colossale abbuffata fino all’indomani”. Il significato del pranzo a base di dolci serviti di solito nelle grandi occasioni è emblematico circa l’importanza di questa ricorrenza.

 

3. Passiamo al lavoro realizzato dall’Associazione Euphòria, che contiene una ricerca di un certo rilievo di consultazione di documenti e fonti e di contatto diretto con la popolazione per attingere dalla tradizione orale.

Nell’ambito del recupero delle tradizioni locali, i ricercatori hanno utilizzato la tecnica dell’intervista alle persone anziane. Prima le domande sono state libere, del tipo: “Cosa ricorda del Carnevale?”; in seguito le stesse persone sono state sottoposte a domande specifiche, semi-strutturate, per comprendere la struttura e ricostruire tutta la messa in scena. E così si è potuto realizzare la rappresentazione che viene presentata.

Carneluvaro mio … Cosentini e il Carnevale di una volta”, si articola in tre momenti principali:

  1. la processione per le vie del paese, con visite casa per casa;
  2. la ballata di Zeza e la tarantella;
  3. il falò in cui viene bruciato Carneluvaro.

 

Processione

Si svolge una processione al suono dei campanacci del Diavolo e sotto la falce della Morte. Cardalana canta strofe ricche di doppi sensi. È la processione di spose che devono assistere al matrimonio di Vicenzella, che però è ostacolato dal padre della sposa: Pulcinella. Ci sono figuranti che danzano con strumenti improvvisati e balli scomposti, tutti con maschere sul viso. Tra i personaggi principali: Zeza e Pulcinella; poi: il Monaco una delle figure del mondo religioso che accompagnano la processione. Accanto a lui il Vescovo, chiamato qui il Confessastelle, in virtù del suo ombrello processionale, parodia di quello che accompagna le processioni sacramentali. Figura a parte è quella dell’Abate, che rievoca una identità territoriale della Socia, al confine tra le terre poste sotto il controllo della Abbazia di Cava. Al mondo della religiosità appartiene anche il Diavolo, vestito di rosso e di nero e coperto dalla pelle o pelliccia di animale: lo caratterizzano i tipici campanacci (quelli che si appendono al collo di animali come mucche e buoi) con i quali si annuncia in ogni suo movimento. Su tutti aleggia la figura della Morte, con la sua immancabile falce, pronta a prendersi le vite di chiunque le capiti a tiro. Il Cardalana rappresenta un’attività ormai non più esistente nella vita del paese, da quando non ci sono allevamenti di pecore. Si tratta dello specialista nella “cardatura”, procedimento usato per sfilare e ripulire la lana, operazione che prepara alla successiva filatura. Ci sono poi il Pescivendolo, il Cacciatore, il Furgiaro, gli Struppiati, il Medico e lo Speziale. Rievoca il passato il Turco. Insomma è rappresentata la vita popolare di un tempo e molti riferimenti storici che definiscono un luogo e la sua identità.

 

Ballata di Zeza

Fulcro della rappresentazione è la Ballata di Zeza, con protagonisti Pulcinella, sua moglie Zeza, Vicenzella (la Sposa), loro figlia, Zi’ Ron Nicola, giovanotto (in questa versione) spasimante di Vicenzella.

La vicenda è quella di Zeza, che contro il volere di Pulcinella vuole maritare a ogni costo sua figlia. Il nome di Zeza è il diminutivo di Lucrezia, tipico nome nobiliare molto diffuso a Napoli fin dal 1400, ma nella rappresentazione è una contadina che, proprio per il rovesciamento dei ruoli ammesso durante il Carnevale, ha un nome appartenente a una classe sociale diversa dalla sua. È comunque intrigante e ruffiana, che fa in modo che la figlia si incontri e scambi la promessa di nozze con il pretendente. Nella tradizione orale spesso Zeza è la madre ed ha anche l’aspetto della prostituta. Zi’ Ron Nicola in altri rituali si presenta vestito di nero, con un libro in mano, dichiarandosi a volte abate e a volte studente in legge o dottore. Dal punto di vista storico esprime come studente una condizione di emarginazione che durò fino al 1800, ma rappresenta anche colui che sa scrivere e leggere.

In un riscontro a Trentinara, con Antonio Di Rienzo abbiamo rilevato qualche anno fa l’antico Carnevale in uso fino al 1978: una antica rappresentazione trovata in documenti datati intorno al 1400 che mette in scena tutti i vizi delle popolazioni dell’epoca. Don Nicola, a un’ennesima minaccia di Pulcinella, che lo caccia di casa avendolo sorpreso con sua figlia, ritorna armato di fucile e spara tra le gambe del suocero, che alla fine sarà costretto a dare il suo consenso alle nozze (Informazioni e documentazione fornite dalla Pro-loco di Trentinara, in: P. Martucci, A. Di Rienzo A., Il sacro e il profano, cit., 1999).

Il momento culminante è la rappresentazione: “Ballata di Zeza”, che sotto il profilo simbolico indica la figura di un anno, padre ormai morente, che cede al matrimonio di sua figlia e garantisce la continuità di un ciclo naturale e rigenerativo. Pulcinella/padre ha tutte le negatività di un uomo (geloso, vile, repressivo) ed è anche l’immagine del Carnevale stesso, al quale si fa il tradizionale funerale.

 

Carneluvaro

Carneluvaro è un pupazzo che rappresenta l’essenza stessa del Carnevale: un ubriacone, avvezzo al vino e al mangiare, poco propenso a far alcunché. Questo suo atteggiamento sarà la sua condanna: è destinato a morire a causa del suo ozio e della sua vita da crapulone. Il suo funerale e il falò nel quale viene bruciato sanciscono la fine del Carnevale e l’inizio di una fase nuova nella vita del paese, fatta di costumi anche alimentari morigerati: la Quaresima.

 

4. Quella di Zeza è una tradizione molto consolidata. La versione ripresa dal gruppo Euphòria è ben attestata anche in altre zone del Cilento, del salernitano e dell’avellinese.

La ricostruzione del testo è stata particolarmente complessa, soprattutto perché le fonti non ricordavano in maniera definita le strofe. Ed allora il lavoro è stato di confronto con il materiale raccolto da studiosi e ricercatori in altri luoghi. La corrispondenza più affidabile, sostengono i ricercatori di Cosentini, è stata con testi tramandati a Lustra (SA) e molte analogie con la tradizione di San Potito (SA). Si è prestata particolare attenzione alle varianti dialettali.

Dunque, se c’è qualche piccola differenza rispetto ad altri riscontri, resta il fatto che l’impianto rituale è uguale e che i significati e i simboli restano quelli già ripresi da Rossi e De Simone a proposito del Carnevale popolare.

Il lavoro dell’Associazione Euphòria è meritorio soprattutto per la proposizione della tradizione, per il recupero delle notizie tramandate dall’oralità delle persone, per voler ripristinare alcune forme e funzioni identitarie specifiche di questo luogo. È interessante la differenza della rappresentazione attuale rispetto al passato, legata al fatto che non sono più solo gli uomini a travestirsi: per rendere ancora quel senso di capovolgimento della società che è insito nella natura del Carnevale, ogni personaggio maschile è interpretato da una donna e ogni personaggio femminile da un uomo.

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Tendenze sociologiche – Luca Ricolfi

La società del Giovin Signore   Giovin Signore, o a te scenda per lungo Di magnanimi lombi ordine il sangue […]

Gennaio 28th, 2020

Pagine di storia – I Bulgari nel Basso Cilento

I Bulgari nel Basso Cilento   L’area della valle del Mingardo è stata interessata, dopo il crollo dell’impero romano, dalla […]

Gennaio 23rd, 2020

Tendenze epistemologiche – Jürgen Habermas

Dopo dieci anni di lavoro, a 90 anni compiuti, il teorico dell’agire comunicativo, dei paradigmi di mondi vitali e sistemi, […]

Gennaio 16th, 2020

Riti&tradizioni – Sant’Antonio Abate

La festa del fuoco   “Il rumore serve a spaventare e allontanare le potenze maligne, il fuoco a illuminare il […]

Gennaio 7th, 2020

Riti&tradizioni – La festa del maiale

Il destino del porco di Pasquale Martucci   A gennaio, quando è ormai ben grasso, l’animale è prelevato con l’inganno […]

Dicembre 24th, 2019

Un anno da non dimenticare

http://www.ricocrea.it di Pasquale Martucci Un anno da non dimenticare e l’auspicio di un Buon 2020   Un anno fa, nel […]

Dicembre 18th, 2019

Storia&tradizioni – I rituali natalizi del Cilento

Antonio Di Rienzo, ricercatore di cultura storica e tradizione popolare cilentana, alla fine del 1987, su “Il Mezzogiorno Culturale” (A. […]

Dicembre 15th, 2019

Pagine di storia – Salerno longobarda

Salerno longobarda di Pasquale Martucci   Nell’anno 849, millecentosettanta anni fa, Salerno divenne uno dei due principati longobardi del sud; […]

Dicembre 10th, 2019

Pagine di storia – Il castello di Rocca

Il castello di Rocca   Le prime notizie su Rocca Cilento (da rocca, roccia, fortezza su un monte; XI secolo: […]

Dicembre 7th, 2019

Storia&tradizioni – La festa dell’Immacolata

La festa dell’Immacolata Le regioni italiane si preparano al Natale con tradizioni sacre, festeggiamenti antichi e piatti tipici di Nisia […]

Dicembre 2nd, 2019

La partecipazione e l’agorà

Un popolo di persone normali e di tutte le età, accomunati dalla lotta ai populismi, sfidano con partecipazione civile e […]

Novembre 23rd, 2019

Le vie di fuga dalle chiusure identitarie

Le vie di fuga dalle chiusure identitarie di Pasquale Martucci   “Siamo pieni di vie di uscita. Forse sono proprio […]

Novembre 18th, 2019

Storia&tradizioni – L’olio d’oliva

L’OLIO D’OLIVA: UNA COSTANTE NEI SECOLI La molitura delle olive tra significati e tradizioni del presente e del passato di […]

Novembre 16th, 2019

Memorie dal territorio – Dopo la ruralità

La quietanza meridionale. I paesi dell’osso dopo la ruralità

Novembre 11th, 2019

Storia&tradizioni – San Martino

“A San Martino se fano i zeppule e se prova u’ vino” Tradizioni culinarie cilentane nell’estate di San Martino   […]

Novembre 10th, 2019

Muri da abbattere

Trent’anni fa veniva abbattuto il Muro di Berlino, anche se ancora oggi sono tanti i muri simbolici e fisici che […]

Ottobre 31st, 2019

Natuzza Evolo / tra vita e aldilà

Dieci anni fa si spegneva Natuzza Evolo, una donna che ha rappresentato, nella cultura popolare religiosa, un forte legame tra […]

Ottobre 28th, 2019

Territorio&Cultura – la poesia

Concorsi di poesia di Gaeta (LT) e di Auletta (SA)

Ottobre 20th, 2019

Memorie dal territorio – Fiore!

Ricevo e pubblico due brani di Antonio Pellegrino. Nella foto c’è Gerry il pastore, chiamato anche Fiore.   Fiore! Sempi […]

Ottobre 7th, 2019

Memorie dal territorio – E’ cangiata l’aria

Con questo intervento, una riflessione sul cambiamento dei tempi, inizia la collaborazione di Antonio Pellegrino (laurea in Sociologia), attuale Presidente […]

Ottobre 6th, 2019

Idee & parole – Ernesto de Martino

Il mondo magico di Ernesto de Martino di Pasquale Martucci “Presenza, esserci nel mondo, esserci nella storia sono espressioni equivalenti […]

Settembre 25th, 2019

Idee & parole – I saperi di Dionigi

Nella criticità della vita di oggi, occorre che l’individuo ripensi un “nuovo umanesimo” che tenga conto della storia e della […]

Settembre 20th, 2019

Storia&tradizioni – Il giorno delle antiche nozze

Ricevo e pubblico l’articolo di Nisia Orsola La Greca Romano sul rito nuziale   Da sempre le nozze rappresentano un […]

Settembre 15th, 2019

Idee & parole – Socrate

Nella nostra società si avverte il bisogno di tornare a valorizzare le molteplici forme del dialogo, così come indicato da […]

Agosto 25th, 2019

Le storie – Jerry Essan Masslo

A trent’anni dall’omicidio di JERRY MASSLO ancora non abbiamo compreso che … “Ciascuno di noi è straniero di un altro” […]

Agosto 15th, 2019

Idee & parole – Giovambattista Vico

Vatolla, Vico e la cipolla di Pasquale Martucci Vatolla è situata su una collinetta che domina il paesaggio sottostante e […]

Agosto 8th, 2019

Idee & parole – Fabrizio De André

“Per quanto voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”   L’espressione è tratta da: “Storia di un impiegato”, un […]

Agosto 4th, 2019

Bibbiano, dove sta il bene dei bimbi

LETTERA APERTA DEGLI OPERATORI DELL’INFANZIA È stata scritta una lettera/appello da Mauro Mariotti e Paolo Siani. Aderisco pubblicando il documento, […]

Luglio 31st, 2019

Storia e tradizione culinaria – La festa del Santo Patrono

Ricevo e pubblico il lavoro di Nisia Orsola La Greca Romano, sulla festa del Santo Patrono nella tradizione culinaria del […]

Luglio 31st, 2019

Storia e tradizione culinaria – La cucina dei marinai

Ricevo e pubblico il lavoro di Nisia Orsola La Greca Romano, sulla tradizione culinaria dei marinai   AVE MARIS STELLA […]

Luglio 30th, 2019

Vallo della Lucania – Il rito di San Pantaleo

Il rito di San Pantaleo di Pasquale Martucci   San Pantaleone è festeggiato almeno in due grossi centri del territorio […]

Luglio 24th, 2019

Idee & parole – Antonio Gramsci

Il concetto di egemonia culturale e la questione meridionale di Pasquale Martucci   Cent’anni fa, il 1 maggio 1919, iniziò […]

Luglio 14th, 2019

Cosmo Guazzo: una vita al servizio del territorio

Presso la Pro-Loco di San Martino Cilento, sabato 13 luglio 2019, per riflettere sui lavori di Cosmo Guazzo si è […]

Giugno 26th, 2019

Epistemologia della soggettivazione

Il soggetto/attore, i diritti universali e la società ipermoderna nel pensiero di Alain Touraine di Pasquale Martucci   Assistere ad […]

Giugno 9th, 2019

Un antico rituale: la festa del pane

La festa del pane di Pasquale Martucci     La panificazione è stato sempre un momento molto importante nella tradizione […]

Maggio 19th, 2019

Contro l’indifferenza, per la conoscenza

Intolleranza, divieti, tentativi di limitazione delle libere espressioni di idee: una sorta di società ad una dimensione, quella prevalente. Tutto […]

Maggio 17th, 2019

In memoria di Domenico Chieffallo

Per ricordare lo storico e meridionalista cilentano, produciamo alcune considerazioni e un articolo del 1995 di Domenico Chieffallo.   Note […]

Maggio 5th, 2019

Grave perdita per la cultura cilentana

Riceviamo e pubblichiamo un commento / ricordo sulla scomparsa dell’amico Amedeo La Greca, da parte del prof. Emilio La Greca […]

Maggio 5th, 2019

Riti e tradizione non solo culinaria del Cilento

Ho con  grande interesse letto gli scritti di NISIA ORSOLA LA GRECA ROMANO sulla tradizione culinaria del Cilento, e non […]

Maggio 5th, 2019

Comunità e cultura popolare, linguaggio, cilentanità

Dopo aver realizzato molti studi sul territorio, a partire da questo intervento analizzo gli elementi che ne costituiscono i tratti […]

Aprile 15th, 2019

Simboli e Rituali – Il Cilento Antico e “Il canto dei cumpràti”

Il Cilento Antico e “Il canto dei cumpràti” di Pasquale Martucci   I rituali rappresentano “una connessione tra passato, presente […]

Marzo 11th, 2019

DINO BETTI

Un uomo che ha attraversato, vissuto e trasmesso il suo tempo di Anna Avagliano e Pasquale Martucci   Dino Betti […]

Febbraio 21st, 2019

Verso un modello postindustriale. La proposta del sociologo Domenico De Masi.

I limiti delle società attuali e le possibilità del “migliore dei mondi esistiti finora”. Occorrerebbe costruire un modello ideale di […]

Febbraio 13th, 2019

Ricerca Bibliografica sul Cilento

Progetto: “BENI CULTURALI CNR” Anni 1998-2000 C.P.S. Ricerche S.r.l. / Università di NAPOLI – Facoltà di Sociologia   Tra il […]

Febbraio 7th, 2019

LA SCELTA DI RICOCREA

LA SCELTA DI RICOCREA Ricerca, costruzione, creazione, queste sono le parole chiave del sito che ho da qualche mese realizzato: […]

Febbraio 1st, 2019

Matera Capitale Europea della Cultura 2019. La visione del sociologo Aldo Musacchio

La visione di Aldo Musacchio: i fondamenti di una cultura per lo sviluppo del territorio di Pasquale Martucci   Per […]

Dicembre 25th, 2018

Festa al Castello: cultura e memoria – dicembre 2018

TEGGIANO Festa al Castello: cultura e memoria di Pasquale Martucci   La Corte in Festa – Natale al Castello, Teggiano […]

Novembre 19th, 2024

Il turismo e le nuove tecnologie

Quando parliamo di turismo, la prima considerazione è di valutare il rapporto tra i turisti/visitatori e l’ambiente esterno, le risorse […]

Novembre 17th, 2024

I giovani incontrano l’arte: l’osservazione di una interazione

Un interessante esperimento di interazione tra i giovani è l’arte è stato realizzato lo scorso 15 novembre 2024, presso l’Auditorium […]

Novembre 14th, 2024

La sociologia di Franco Ferrarotti

È scomparso all’età di 98 anni Franco Ferrarotti, considerato da molti il padre della sociologia, certamente colui che ha contribuito […]

Novembre 11th, 2024

La parola viva

Paul Ricoeur, in “La parole est mon royaume” (Esprit, 1955), sosteneva che la parola era il suo lavoro, il suo […]

Novembre 5th, 2024

Osservare il margine: lo sguardo di Gaetano Barbella

Gaetano Barbella mi ha trasmesso uno scritto che riprende l’ultima parte dell’articolo “Sguardi sociologici 2 / Osservare il margine”. Ringrazio […]

Novembre 4th, 2024

Sguardi sociologici 2 / Osservare il margine

Il secondo sguardo si occupa del concetto di margine, periferia, distanza di un territorio dal suo centro. Il margine e […]

Ottobre 28th, 2024

Il senso della singolarità

Il sociologo Danilo Martuccelli nelle sue ricerche si è dedicato alle problematiche dell’individuo nella sua relazione con la società, introducendo […]

Ottobre 21st, 2024

Sguardi sociologici (1) / Il sociologo del territorio

Inizio questa rubrica, per offrire un punto di vista che parta da lontano e vada lontano. E che si rivolga […]

Ottobre 17th, 2024

Premio: “L’identità del Cilento” (seconda edizione)

Il Premio Artistico-Letterario: “L’identità del Cilento”, riservato ai giovani del territorio dell’antico Cilento, Vallo di Diano e Alburni, è giunto […]

Ottobre 14th, 2024

L’anima della tofa

Note sul libro di Gerardo Vassallo: “La tofa: una conchiglia e la voce della sua anima”, Galzerano Editore, settembre 2024 […]