Si svolgerà a Paestum, dal 1 al 3 dicembre 2023, la prima Rassegna sul Patrimonio Immateriale della Campania: tre giorni per immergersi nei saperi e capacità, espressioni e manifestazioni, artigianato e cultura agro-alimentare, spazi culturali associati.
Quando si parla di cultura immateriale si intendono le “azioni e pratiche culturali” che le comunità, i gruppi e i singoli individui riconoscono come parte integrante della loro vita. Si tratta di una conoscenza trasmessa dalle generazioni precedenti e riproposta a quelle future: in questo modo, si garantisce l’identità e la continuità con il passato nel rispetto della diversità e creatività umana. Accanto ad un patrimonio tangibile, costituito da ruderi e castelli, chiese e monumenti, opere d’arte, si attivano processi per la conoscenza della tradizione, intesa come patrimonio vivente, posseduto dai membri di una comunità, che lo condividono e propongono in una dimensione attuale attenta a realizzare uno sviluppo sostenibile del territorio.
La Rassegna di Paestum avrà come momento centrale la presentazione del Catalogo del Patrimonio Immateriale della Campania (IPIC), per rilevare le circa 100 pratiche tradizionali iscritte all’elenco regionale. Ci saranno poi stand espositivi, dibattiti, incontri, laboratori, dimostrazioni e performance, con la partecipazione dei rappresentanti delle istituzioni regionali e locali, di docenti universitari ed esperti.
Il Catalogo si compone di sei sezioni così suddivise:
- Saperi – tecniche e processi, che identificano produzioni artistiche e/o artigianali legate all’identità comunitaria;
- Celebrazioni – riti, feste, manifestazioni popolari, associate alle espressioni religiose, ai cicli lavorativi, all’intrattenimento e ai momenti significativi di una comunità;
- Espressioni – tradizioni orali, musiche tradizionali e mezzi espressivi, compresi linguaggi e manifestazioni artistiche che caratterizzano l’identità di un luogo;
- Cultura agro-alimentare – tradizione rurale, gastronomica ed enologica, comprese feste e sagre, come espressioni di un’identità comunitaria;
- Spazi culturali – i luoghi della cultura tradizionale dove sono ricreati ed interpretati gli elementi del patrimonio culturale immateriale.
A ben vedere, si pongono in evidenza le identità territoriali e le sue espressioni (immateriali), che si manifestano entro luoghi e spazi (materiali) facenti parte di un patrimonio culturale. L’intento è di mantenere la diversità culturale e farla comprendere per aiutare il dialogo interculturale ed incoraggiare il rispetto reciproco dei diversi modi di vivere.
Per questo motivo l’UNESCO ha voluto attuare misure atte a favorire la trasmissione del patrimonio culturale immateriale fra le generazioni, adottando nel 2003, in occasione della 32° Conferenza Generale, la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale, ratificata dall’Italia con la legge 167/2007. Questa legge è importante in quanto prevede procedure per l’identificazione, la documentazione, la preservazione, la protezione, la promozione e la valorizzazione del bene culturale immateriale.
Il bene immateriale culturale per essere iscritto nella lista dei beni tutelati deve avere le seguenti caratteristiche:
- essere trasmesso di generazione in generazione;
- essere costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in stretta correlazione con l’ambiente circostante e con la sua storia;
- permettere alle comunità, ai gruppi nonché alle singole persone di elaborare dinamicamente il senso di appartenenza sociale e culturale;
- promuovere il rispetto per le diversità culturali e per la creatività umana;
- diffondere l’osservanza del rispetto dei diritti umani e della sostenibilità dello sviluppo di ciascun paese.
La Regione Campania ha istituito l’IPIC per catalogare il patrimonio e le espressioni culturali immateriali connessi ai valori comunitari, alle tradizioni, alle conoscenze, alle pratiche, al saper fare, così come definiti dalla Convenzione UNESCO per la salvaguardia.
I beni culturali immateriali sono costantemente ricreati in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia in quanto senso d’identità e di continuità. Ed infatti, i soggetti richiedenti l’iscrizione di un elemento culturale nell’IPIC devono dimostrare tra l’altro la storicità dell’oggetto immateriale, la cui pratica deve essere attestata da almeno 50 anni.
L’istituzione dell’Inventario potrebbe rivelarsi un’azione di salvaguardia e valorizzazione dei fondamenti culturali della Regione, che altrimenti rischiano di andare dimenticati e dispersi.
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