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Uno sguardo alle analisi e agli studi, oltre che alle politiche incompiute, per fare alcune considerazioni su un fenomeno che ancora pervade il nostro Mezzogiorno.

 

 

Ancora oggi non è risolto un problema che ormai si prolunga almeno dall’Unità d’Italia, a partire da una situazione di persistente arretratezza nello sviluppo socioeconomico delle regioni del sud del nostro Paese: parlo della questione meridionale, che ha visto impegnati in un acceso dibattito tantissimi studiosi per oltre centocinquanta anni.

La storiografia all’unanimità ha sempre sostenuto le differenze tra le diverse aree della penisola, che si traducevano nel Mezzogiorno nella mancanza di una agricoltura intensiva, nel mancato impulso alla costruzione di vie di comunicazione, nell’assenza dell’industria.

Le cause vanno comunque ricercate nelle numerose vicende storico-politiche che hanno caratterizzato nei secoli il sud d’Italia: la mancanza di un periodo comunale; la persistenza di monarchie straniere incapaci di creare uno stato moderno; il dominio plurisecolare di un baronaggio detentore di tutti i privilegi; la persistenza del latifondo; la mancanza di una classe borghese. I nobili e il mantenimento dei loro privilegi determinarono una mentalità statica, un’atmosfera di servilismo che contribuì molto all’ignoranza e alla miseria del popolo. Su queste basi, si è sviluppata l’arretratezza e la scarsa possibilità di crescere e raggiungere i livelli di benessere di altri territori: le risposte delle popolazioni sono state, nell’ottocento e nei primi del novecento, il brigantaggio e l’emigrazione.

Nonostante ciò, vari problemi strutturali continuano a caratterizzare le possibilità di progresso economico: carenze infrastrutturali, politica ed investimenti poco attenti alle esigenze del territorio, ritardi della pubblica amministrazione. Tutto ciò comporta la fuga di tanti giovani che non trovano un lavoro e il consequenziale spopolamento di molte zone marginali rispetto ai centri più ricchi ed economicamente avanzati.

L’esistenza del divario nord-sud è attestata dai vari approcci storiografici, che ricalcano a grandi linee dibattiti ideologici e politici più ampi: la storiografia classica si sofferma sul fatto che quel divario era preesistente all’Unità d’Italia, per la diversa storia territoriale che si è evidenziata già a partire dal 1300; la storiografia moderna, soprattutto con Gramsci e Salvemini, vede il persistere della miseria come una componente essenziale allo sviluppo capitalistico e si basa sulle dicotomie sfruttatore/sfruttato, sviluppo/sottosviluppo; un’altra concezione vede nella demografia e nella geografia del sud le origini della povertà meridionale.

Sinteticamente rilevo le tappe principali.

Il grave degrado della vita amministrativa, dei sistemi di potere locali e l’indigenza delle masse popolari furono portati all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale e delle classi dirigenti nei primi anni settanta dell’ottocento dagli studi di Pasquale Villari e dalle inchieste di Leopoldo Franchetti e Sidney Costantino Sonnino. Costoro denunciarono l’insufficienza dell’azione nel Mezzogiorno, riponendo nello Stato unitario qualunque speranza di soluzione dei problemi meridionali.

Pasquale Villari dal 1860 iniziò ad occuparsi della situazione del Sud di Italia. Nel 1875, e poi ampliate nel 1985, pubblicò le Lettere Meridionali. Il testo metteva in evidenza i problemi che affliggevano i territori dell’ex Regno delle Due Sicilie: in particolare l’industria dello zolfo in Sicilia, che necessitava di un aggiornamento delle tecniche estrattive, di commercializzazione del prodotto e di miglioramento della condizione lavorativa dei minatori. Convinto dell’importanza di un programma di opere pubbliche per il Sud, si occupò poi del problema della Camorra, denunciandone le cause sociali e lanciando l’allarme per l’estensione delle attività dell’organizzazione criminale.

Leopoldo Franchetti si interessò, in particolare, al problema della riforma agraria, evidenziando la necessità di un intervento economico nel settore. Sottolineò l’importanza del miglioramento delle condizioni culturali e di vita dei contadini e ritenne la questione meridionale il più grande problema nazionale postunitario. Respinse il luogo comune dell’indolenza dei contadini meridionali, sottolineando da un lato la laboriosità e l’onestà e, dall’altra parte, la condizione di ignoranza, mancanza di conoscenza dei propri diritti e la superstizione. Si occupò di mafia e criticò la soluzione affidata solo a misure di polizia: occorrevano interventi di riforma tesi ai cambiamenti delle condizioni di vita. Nel 1876 realizzò insieme a Sonnino un’inchiesta sulle condizioni politiche e amministrative della Sicilia. Il volume: La Sicilia nel 1876, si inserisce a pieno titolo nel dibattito sulla questione meridionale.

In seguito a queste prime prese di posizione, emerse il ruolo di Giustino Fortunato che rilevò come i problemi riguardanti la crisi sociale ed economica del sud dopo l’Unità d’Italia passassero per il miglioramento delle infrastrutture, dell’alfabetizzazione e della sanità, sostenendo politiche di bonifica e profilassi.  Il suo pensiero, che toccò aspetti geologici, economici e storici, esercitò una grande influenza su numerosi meridionalisti e sul panorama politico-culturale del tempo ma, al tempo stesso, fu penalizzato dal suo notorio pessimismo, che lo spingeva ad isolarsi dagli schieramenti politici. Fortunato fu vicino agli intellettuali napoletani di Destra, ma il suo conservatorismo non era chiusura a difesa dei rapporti sociali, ma si apriva ad una visione riformistica che intendeva superare la questione sociale. Le conoscenze delle condizioni economico-sociali delle province meridionali lo condurranno ad un’analisi spietata delle responsabilità di una classe dominante priva delle necessarie qualità e attitudini per essere classe dirigente. Il suo nome è legato alla questione meridionale, con una posizione a favore dei contadini del Mezzogiorno e critica sulla questione demaniale.

Tra i massimi esponenti de meridionalismo, Francesco Saverio Nitti approfondì le cause dell’arretratezza del Mezzogiorno d’Italia dopo l’unificazione nazionale, elaborando diverse proposte per affrontare il brigantaggio. Per lui esso poteva assumere diverse forme: banditismo comune per sfogare i propri istinti; reazione dovuta alla fame e alle ingiustizie della società; rivolta di natura politica. Egli era contrario ai luoghi comuni del brigante dedito esclusivamente a delitti e grassazioni, vi erano anche persone desiderose di diritti più umani e giustizia. Analogamente, anche l’emigrazione era un problema diverso dalla vulgata comune: si trattava della risposta sociale, spontanea, ineluttabile e inderogabile, alle condizioni socio-economiche esistenti nel Mezzogiorno. Nitti affrontò diversi temi per risolvere l’emergenza economica del sud, come la valorizzazione delle risorse naturali presenti nel territorio meridionale, proponendo molte leggi speciali per il progresso del mezzogiorno. Elaborò un programma organico e innovativo di solidarietà sociale e di interventi per l’espansione delle forze produttive. Nei suoi saggi: Nord e Sud (1900), e nel successivo: L’Italia all’alba del secolo XX (1901), Nitti espose la sua tesi sulle origini del dislivello economico e sociale tra settentrione e meridione italiano e criticò il procedimento in cui avvenne l’Unità d’Italia che non produsse benefici in maniera equa in tutto il Paese: lo sviluppo dell’Italia settentrionale fu dovuto in grande misura ai sacrifici del Mezzogiorno. I governi stanziarono risorse per le zone settentrionali accentuando così il divario e mantenendo il sud come feudo politico: tuttavia accusò anche la classe politica meridionale di mediocrità e disonestà. Ritenne che mancasse uno spirito del lavoro nelle classi medie, un’educazione industriale, la buona fede commerciale, l’interesse di ogni cosa pubblica, l’acquiescenza dei meridionali verso l’amministrazione e la politica pur di trarne piccoli vantaggi individuali. Per lui, la questione meridionale è una questione economica, ma è anche una questione di educazione e di morale.

Gaetano Salvemini sottolineò il sistematico sfruttamento del Mezzogiorno da parte del capitale settentrionale e l’adozione di una legislatura statale particolarmente penalizzante per il Sud, resa possibile dalla complicità dei grandi proprietari terrieri meridionali e dai loro alleati, i piccoli borghesi locali. Concentrò le sue analisi sugli svantaggi che il sud aveva ereditato dalla storia e indicò come necessaria l’alleanza degli operai del nord con i contadini del sud.

C’era una coincidenza di vedute con Antonio Gramsci che lesse il ritardo del sud attraverso la lotta di classe. Studiò le rivolte contadine, auspicando la maturazione politica dei contadini attraverso l’abbandono della rivolta fine a se stessa per assumere una posizione rivendicativa e propositiva. Nella sua opera: La questione meridionale, si soffermò sulla profonda differenza socioeconomica tra il Nord-centro e Sud della penisola italiana. Nella sua analisi sulla struttura culturale e politica della società, elaborò un concetto importante: quello di egemonia. Aveva maturato la convinzione che occorresse passare all’azione per affermare le rivendicazioni ed attenuare le distanze tra ceti dominanti e dominati, con l’acquisizione della consapevolezza degli umili della propria condizione, attraverso la crescita e l’educazione delle masse. Sostenne che la società meridionale fosse costituita da tre classi fondamentali poco interconnesse: la grande massa contadina amorfa e disgregata, gli intellettuali della piccola e media borghesia rurale, i grandi proprietari terrieri e i grandi intellettuali.

L’assenza di uguaglianza al momento dell’unificazione aveva prodotto un’egemonia del Nord, sempre più ricco, sul Mezzogiorno, che ne era risultato impoverito. Inoltre, le zone urbane nel Mezzogiorno, non essendo centri di produzione, erano anzi subordinate alla campagna, dove i braccianti erano semplici contadini senza terra: nel sud c’era una concentrazione di poveri che non potevano migliorare le condizioni di vita. Nell’analisi gramsciana, vi era un’attenzione verso la riforma agraria, che potesse consentire il superamento del latifondo da ottenere attraverso una redistribuzione della terra.

All’indomani del secondo conflitto mondiale si ebbe una vigorosa ripresa dell’azione di denuncia e proposta dei maggiori meridionalisti, nonché dei partiti che si affacciavano ufficialmente alla vita politica. Tutte le altre forze intellettuali e politiche ritenevano indispensabile e urgente un intervento straordinario dello Stato sugli assetti socioeconomici del Mezzogiorno.

Guido Dorso rivendicò la dignità della cultura meridionale e denunciò i torti dei partiti politici. Collaborando alla rivista di Piero Gobetti: La Rivoluzione Liberale, nel suo celebre saggio: La rivoluzione meridionale, auspicava la nascita di una nuova classe dirigente di severo rigore morale. Durante la Resistenza si iscrisse al Partito d’Azione e nel 1944 pronunciò la Relazione sulla questione meridionale. Dopo varie esperienze, in cui si batté per la nascita di una Nazione che completasse il Risorgimento italiano (L’occasione storica), nel 1945 si dimise dal Partito d’Azione in seguito alla constatazione del venir meno dell’impegno meridionalistico.

Ad ogni modo, con il dopoguerra, le differenze di impostazione erano marcate. Il PCI riproponeva sostanzialmente immutata la strategia di alleanza tra operai del Nord e contadini del Sud sull’esempio di Gramsci. La Riforma Agraria doveva essere strumento di avvio di un processo rivoluzionario degli assetti sociali e politici dell’intera società meridionale e nazionale. Alla Riforma Agraria, al contrario, guardavano con favore esponenti importanti del mondo cattolico, che vedevano nella formazione di una piccola proprietà coltivatrice lo strumento per il rilancio del processo di modernizzazione di una società rurale meridionale.

Quella Riforma fu al centro del disegno di Manlio Rossi Doria e del meridionalismo socialista. Le soluzioni prospettate puntavano a duraturi e significativi miglioramenti produttivistici, pur nella consapevolezza che essi non sarebbero bastati a riequilibrare il rapporto tra popolazione e risorse nel Mezzogiorno. Rossi Doria vedeva inevitabile una nuova ondata migratoria dal Sud, come condizione per la creazione in tempi brevi di un’agricoltura competitiva e l’avvio di uno sviluppo economico autopropulsivo, che avrebbe potuto estendersi anche ad attività industriali.

Il più grande processo di trasformazione della società meridionale è avvenuto proprio grazie alla destinazione di una mole senza precedenti di risorse, come sostennero a partire dal 1946 i fondatori della SVIMEZ e poi i meridionalisti liberaldemocratici gravitanti intorno al Mondo di Pannunzio e alla rivista Nord e Sud fondata da Luigi Compagna. Costoro negli anni Cinquanta propugnavano uno sviluppo che rendesse quella meridionale una società pienamente e organicamente sviluppata in tutte le sue componenti, rurali e urbane. E ciò con un intervento straordinario che doveva avvenire anche attraverso istituzioni appositamente finalizzate alla loro applicazione: la Cassa per il Mezzogiorno.

La politica di intervento straordinario si concluse senza annullare il divario Nord-Sud e la sua liquidazione sancì la scomparsa della questione meridionale dall’agenda politica del Paese. Ciò avvenne per una serie di ragioni: crisi petrolifera; assenza di un’efficace programmazione politica; uniformità dei livelli salariali tra Nord e Sud che scoraggiava gli investimenti; insufficienza delle classi dirigenti regionali di fronte alla prova dell’autonomia; crescita della malavita organizzata; uso clientelare delle risorse destinate al Mezzogiorno.

Il persistere del divario e l’assenza nel Mezzogiorno di una condizione di sviluppo economico strutturale sono problemi che non si possono ignorare. Rosario Romeo sostenne che il sacrificio del Mezzogiorno era stato funzionale, se non addirittura essenziale, allo sviluppo dell’industria settentrionale. Attribuì i problemi del Mezzogiorno ai tratti culturali, caratterizzati da individualismo, scarso senso civico, piuttosto che da ragioni storiche o strutturali. Più recentemente, Paolo Sylos Labini riprese tesi che vedevano nell’assenza di sviluppo civile e culturale le origini del divario economico. Considerò la corruzione e la criminalità come forme endemiche della società meridionale, e vide nell’assistenzialismo il maggior ostacolo allo sviluppo. Una tesi a tratti riproposta è quella di Edward C. Banfield, che parlò di familismo amorale in una società basata su una concezione estremizzata dei legami familiari, a danno della capacità di associarsi e dell’interesse collettivo.

Dunque con il passar degli anni quella meridionale resta una questione che ha solo prodotto inutili dibattiti e polemiche, senza alcuna forma di intervento costruttivo. Consapevoli che l’arretratezza accumulata dal Sud rischia di trasformarsi ormai in un fattore di grave rallentamento della stessa economia nazionale, tutti continuano a sollevare il problema senza trovare soluzioni: si verifica al contrario una rincorsa allo spopolamento e all’abbandono, soprattutto dei giovani, dei territori più a sud e più ai margini dello sviluppo. Oggi sembra che l’Unità d’Italia sia una questione ancora incompiuta, con un nord Italia in linea con i Paesi più prosperi, come Germania, Olanda e Belgio, ed un sud in sintonia con le nazioni meno sviluppate: Grecia, Polonia, Ungheria.

Se il divario però si basa su considerazioni antagonistiche, l’idea della continua spoliazione di risorse dal sud al nord, si creano solo divisioni certamente imputabili alle classi economicamente avvantaggiate, ai governi che nei decenni si sono succeduti e che non hanno avviato iniziative idonee ad un eventuale sviluppo nel Mezzogiorno.

Esiste però un Sud che ha ricchezze culturali e turistiche che necessitano di essere valorizzate attraverso un cambiamento di prospettiva e un ripensamento del “modello economicistico” oggi dominante. Molti istituti di ricerca oggi rilevano l’ambito culturale e creativo su cui indirizzare politiche di intervento. E’ vero che nel Mezzogiorno si sommano diverse problematiche: la prima è l’assenza di sviluppo di forme imprenditoriali per gestire il patrimonio storico-artistico; in secondo luogo, sono carenti le metodologie in grado di monitorare il contributo del cosiddetto “terzo settore” al benessere economico e sociale delle comunità; infine, c’è la questione della mancanza di risorse qualificate e del lavoro in sinergia tra i professionisti della cultura e della creatività e quelli del settore turistico.

Ambiente, turismo, cultura potrebbero creare le basi per un approccio differente, che significa incentivare progetti, attuare interventi mirati per favorire la reale capacità di creare sviluppo affidandosi a tecnologie digitali. Gli strumenti tecnologici costituiscono oggi i principali attrezzi di lavoro per gli imprenditori e gli operatori socio-culturali, che dovrebbero reinventare e aggiornare le pratiche professionali, le proprie competenze, ma soprattutto i processi di produzione, distribuzione e fruizione di prodotti e servizi.

Questa potrebbe essere una strada per affrontare differentemente la questione meridionale nel terzo decennio degli anni duemila.

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Aprile 16th, 2020

Sapori&saperi – la tipicità cilentana

La storia dell’alimentazione e la tipicità cilentana di Pasquale Martucci   La scoperta e la riproposizione della tradizione alimentare è […]

Aprile 11th, 2020

Gli insegnamenti di un maestro: Aldo Musacchio

Cultura e formazione umana come fattori indispensabili allo sviluppo   Il sociologo dello sviluppo Aldo Musacchio, docente in diverse Università […]

Aprile 9th, 2020

Coronavirus: biologia o economia?

Coronavirus: biologia o economia?   Il filosofo Umberto Galimberti propone le sue argomentazioni/concettualizzazioni sul Coronavirus. Riprendo alcune parole chiave tratte […]

Marzo 29th, 2020

Le paure sociali – Ritualità e distanze sociali

Ritualità e distanze sociali   In un periodo di crisi per la pandemia da coronavirus vengono modificate le forme rituali […]

Marzo 28th, 2020

XXIV Edizione Concorso di Poesia

XXIV Edizione Concorso Internazionale di Poesia “Il Saggio – Città di Eboli” dedicato a Orlando Carratù con Borse di studio […]

Marzo 20th, 2020

Fenomeni criminali – La ‘ndrangheta

Il mito dell’invisibilità di Pasquale Martucci   Svuotare la ‘ndrangheta dall’interno significa fare capire che il crimine crea ricchezza per […]

Marzo 10th, 2020

Le paure sociali – Complessità e coronavirus

Complessità e coronavirus La lezione di Miguel Benasayag di Pasquale Martucci   Non mi ero ancora occupato di coronavirus per […]

Marzo 6th, 2020

Antichi rituali – La rinascita

Il tempo quaresimale di Pasquale Martucci   Nella cultura popolare il bisogno del sacro è essenziale, in quanto l’uomo avverte […]

Febbraio 28th, 2020

La storia come un romanzo

Ancora alcune riflessioni sull’opera di Antonio Scurati: “M. Il figlio del secolo”, Bompiani 2018.   La storia come un romanzo […]

Febbraio 25th, 2020

Concorsi di poesia e narrativa – “Centro Culturale Studi Storici”

 

Febbraio 19th, 2020

Riti&tradizioni – Carnevale

La tradizione delle maschere   Di seguito, riporto alcuni brani tratti dai riti e alle tradizioni cilentane carnevalesche. Si tratta […]

Febbraio 6th, 2020

Tendenze sociologiche – Luca Ricolfi

La società del Giovin Signore   Giovin Signore, o a te scenda per lungo Di magnanimi lombi ordine il sangue […]

Gennaio 28th, 2020

Pagine di storia – I Bulgari nel Basso Cilento

I Bulgari nel Basso Cilento   L’area della valle del Mingardo è stata interessata, dopo il crollo dell’impero romano, dalla […]

Gennaio 23rd, 2020

Tendenze epistemologiche – Jürgen Habermas

Dopo dieci anni di lavoro, a 90 anni compiuti, il teorico dell’agire comunicativo, dei paradigmi di mondi vitali e sistemi, […]

Gennaio 16th, 2020

Riti&tradizioni – Sant’Antonio Abate

La festa del fuoco   “Il rumore serve a spaventare e allontanare le potenze maligne, il fuoco a illuminare il […]

Gennaio 7th, 2020

Riti&tradizioni – La festa del maiale

Il destino del porco di Pasquale Martucci   A gennaio, quando è ormai ben grasso, l’animale è prelevato con l’inganno […]

Dicembre 24th, 2019

Un anno da non dimenticare

http://www.ricocrea.it di Pasquale Martucci Un anno da non dimenticare e l’auspicio di un Buon 2020   Un anno fa, nel […]

Dicembre 18th, 2019

Storia&tradizioni – I rituali natalizi del Cilento

Antonio Di Rienzo, ricercatore di cultura storica e tradizione popolare cilentana, alla fine del 1987, su “Il Mezzogiorno Culturale” (A. […]

Dicembre 15th, 2019

Pagine di storia – Salerno longobarda

Salerno longobarda di Pasquale Martucci   Nell’anno 849, millecentosettanta anni fa, Salerno divenne uno dei due principati longobardi del sud; […]

Dicembre 10th, 2019

Pagine di storia – Il castello di Rocca

Il castello di Rocca   Le prime notizie su Rocca Cilento (da rocca, roccia, fortezza su un monte; XI secolo: […]

Dicembre 7th, 2019

Storia&tradizioni – La festa dell’Immacolata

La festa dell’Immacolata Le regioni italiane si preparano al Natale con tradizioni sacre, festeggiamenti antichi e piatti tipici di Nisia […]

Dicembre 2nd, 2019

La partecipazione e l’agorà

Un popolo di persone normali e di tutte le età, accomunati dalla lotta ai populismi, sfidano con partecipazione civile e […]

Novembre 23rd, 2019

Le vie di fuga dalle chiusure identitarie

Le vie di fuga dalle chiusure identitarie di Pasquale Martucci   “Siamo pieni di vie di uscita. Forse sono proprio […]

Novembre 18th, 2019

Storia&tradizioni – L’olio d’oliva

L’OLIO D’OLIVA: UNA COSTANTE NEI SECOLI La molitura delle olive tra significati e tradizioni del presente e del passato di […]

Novembre 16th, 2019

Memorie dal territorio – Dopo la ruralità

La quietanza meridionale. I paesi dell’osso dopo la ruralità

Novembre 11th, 2019

Storia&tradizioni – San Martino

“A San Martino se fano i zeppule e se prova u’ vino” Tradizioni culinarie cilentane nell’estate di San Martino   […]

Novembre 10th, 2019

Muri da abbattere

Trent’anni fa veniva abbattuto il Muro di Berlino, anche se ancora oggi sono tanti i muri simbolici e fisici che […]

Ottobre 31st, 2019

Natuzza Evolo / tra vita e aldilà

Dieci anni fa si spegneva Natuzza Evolo, una donna che ha rappresentato, nella cultura popolare religiosa, un forte legame tra […]

Ottobre 28th, 2019

Territorio&Cultura – la poesia

Concorsi di poesia di Gaeta (LT) e di Auletta (SA)

Ottobre 20th, 2019

Memorie dal territorio – Fiore!

Ricevo e pubblico due brani di Antonio Pellegrino. Nella foto c’è Gerry il pastore, chiamato anche Fiore.   Fiore! Sempi […]

Ottobre 7th, 2019

Memorie dal territorio – E’ cangiata l’aria

Con questo intervento, una riflessione sul cambiamento dei tempi, inizia la collaborazione di Antonio Pellegrino (laurea in Sociologia), attuale Presidente […]

Ottobre 6th, 2019

Idee & parole – Ernesto de Martino

Il mondo magico di Ernesto de Martino di Pasquale Martucci “Presenza, esserci nel mondo, esserci nella storia sono espressioni equivalenti […]

Settembre 25th, 2019

Idee & parole – I saperi di Dionigi

Nella criticità della vita di oggi, occorre che l’individuo ripensi un “nuovo umanesimo” che tenga conto della storia e della […]

Settembre 20th, 2019

Storia&tradizioni – Il giorno delle antiche nozze

Ricevo e pubblico l’articolo di Nisia Orsola La Greca Romano sul rito nuziale   Da sempre le nozze rappresentano un […]

Settembre 15th, 2019

Idee & parole – Socrate

Nella nostra società si avverte il bisogno di tornare a valorizzare le molteplici forme del dialogo, così come indicato da […]

Agosto 25th, 2019

Le storie – Jerry Essan Masslo

A trent’anni dall’omicidio di JERRY MASSLO ancora non abbiamo compreso che … “Ciascuno di noi è straniero di un altro” […]

Agosto 15th, 2019

Idee & parole – Giovambattista Vico

Vatolla, Vico e la cipolla di Pasquale Martucci Vatolla è situata su una collinetta che domina il paesaggio sottostante e […]

Agosto 8th, 2019

Idee & parole – Fabrizio De André

“Per quanto voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”   L’espressione è tratta da: “Storia di un impiegato”, un […]

Agosto 4th, 2019

Bibbiano, dove sta il bene dei bimbi

LETTERA APERTA DEGLI OPERATORI DELL’INFANZIA È stata scritta una lettera/appello da Mauro Mariotti e Paolo Siani. Aderisco pubblicando il documento, […]

Luglio 31st, 2019

Storia e tradizione culinaria – La festa del Santo Patrono

Ricevo e pubblico il lavoro di Nisia Orsola La Greca Romano, sulla festa del Santo Patrono nella tradizione culinaria del […]

Luglio 31st, 2019

Storia e tradizione culinaria – La cucina dei marinai

Ricevo e pubblico il lavoro di Nisia Orsola La Greca Romano, sulla tradizione culinaria dei marinai   AVE MARIS STELLA […]

Luglio 30th, 2019

Vallo della Lucania – Il rito di San Pantaleo

Il rito di San Pantaleo di Pasquale Martucci   San Pantaleone è festeggiato almeno in due grossi centri del territorio […]

Luglio 24th, 2019

Idee & parole – Antonio Gramsci

Il concetto di egemonia culturale e la questione meridionale di Pasquale Martucci   Cent’anni fa, il 1 maggio 1919, iniziò […]

Luglio 14th, 2019

Cosmo Guazzo: una vita al servizio del territorio

Presso la Pro-Loco di San Martino Cilento, sabato 13 luglio 2019, per riflettere sui lavori di Cosmo Guazzo si è […]

Giugno 26th, 2019

Epistemologia della soggettivazione

Il soggetto/attore, i diritti universali e la società ipermoderna nel pensiero di Alain Touraine di Pasquale Martucci   Assistere ad […]

Giugno 9th, 2019

Un antico rituale: la festa del pane

La festa del pane di Pasquale Martucci     La panificazione è stato sempre un momento molto importante nella tradizione […]

Maggio 19th, 2019

Contro l’indifferenza, per la conoscenza

Intolleranza, divieti, tentativi di limitazione delle libere espressioni di idee: una sorta di società ad una dimensione, quella prevalente. Tutto […]

Maggio 17th, 2019

In memoria di Domenico Chieffallo

Per ricordare lo storico e meridionalista cilentano, produciamo alcune considerazioni e un articolo del 1995 di Domenico Chieffallo.   Note […]

Maggio 5th, 2019

Grave perdita per la cultura cilentana

Riceviamo e pubblichiamo un commento / ricordo sulla scomparsa dell’amico Amedeo La Greca, da parte del prof. Emilio La Greca […]

Maggio 5th, 2019

Riti e tradizione non solo culinaria del Cilento

Ho con  grande interesse letto gli scritti di NISIA ORSOLA LA GRECA ROMANO sulla tradizione culinaria del Cilento, e non […]

Maggio 5th, 2019

Comunità e cultura popolare, linguaggio, cilentanità

Dopo aver realizzato molti studi sul territorio, a partire da questo intervento analizzo gli elementi che ne costituiscono i tratti […]

Aprile 15th, 2019

Simboli e Rituali – Il Cilento Antico e “Il canto dei cumpràti”

Il Cilento Antico e “Il canto dei cumpràti” di Pasquale Martucci   I rituali rappresentano “una connessione tra passato, presente […]

Marzo 11th, 2019

DINO BETTI

Un uomo che ha attraversato, vissuto e trasmesso il suo tempo di Anna Avagliano e Pasquale Martucci   Dino Betti […]

Febbraio 21st, 2019

Verso un modello postindustriale. La proposta del sociologo Domenico De Masi.

I limiti delle società attuali e le possibilità del “migliore dei mondi esistiti finora”. Occorrerebbe costruire un modello ideale di […]

Febbraio 13th, 2019

Ricerca Bibliografica sul Cilento

Progetto: “BENI CULTURALI CNR” Anni 1998-2000 C.P.S. Ricerche S.r.l. / Università di NAPOLI – Facoltà di Sociologia   Tra il […]

Febbraio 7th, 2019

LA SCELTA DI RICOCREA

LA SCELTA DI RICOCREA Ricerca, costruzione, creazione, queste sono le parole chiave del sito che ho da qualche mese realizzato: […]

Febbraio 1st, 2019

Matera Capitale Europea della Cultura 2019. La visione del sociologo Aldo Musacchio

La visione di Aldo Musacchio: i fondamenti di una cultura per lo sviluppo del territorio di Pasquale Martucci   Per […]

Dicembre 25th, 2018

Festa al Castello: cultura e memoria – dicembre 2018

TEGGIANO Festa al Castello: cultura e memoria di Pasquale Martucci   La Corte in Festa – Natale al Castello, Teggiano […]

Dicembre 20th, 2024

Per uscire dalla palude

Alla ricerca di nuove prospettive, nel romanzo di Pasquale Carelli: “Le creature del cielo negato” (Argo Libri, 2023)   “… […]

Dicembre 16th, 2024

Sul concetto di communitas

Quando si realizza un saggio, l’autore si pone almeno due problemi: il primo è di dare valore scientifico al lavoro; […]

Dicembre 10th, 2024

Su turismo e cultura

Ricevo da Gianni D’Alessandro il seguente scritto critico rispetto ad un turismo che potrebbe essere distruttivo per la cultura dei […]

Dicembre 6th, 2024

Le storie negate

Alcune considerazioni a partire dal romanzo di Giovanna Di Francia: “Anche in carcere viene Natale”, Independently published, 2023.   Ascoltare […]

Dicembre 3rd, 2024

Sguardi sociologici 3 – Spopolamento, qualche numero

Il territorio cilentano conosce il triste fenomeno dello spopolamento specie nelle zone più interne. Ciò accade per il problema della […]

Novembre 28th, 2024

Giovani ed emigrazione: la percezione del fenomeno

In questo scritto, mi occuperò dell’emigrazione giovanile che caratterizza in maniera diffusa l’intero Paese, confrontando le ricerche realizzate da vari […]

Novembre 22nd, 2024

Il vero ritratto di Dante immateriale

Gaetano Barbella invia uno scritto (che pubblico di seguito) in cui considera la figura di Dante Alighieri attraverso una “nuova […]

Novembre 19th, 2024

Il turismo e le nuove tecnologie

Quando parliamo di turismo, la prima considerazione è di valutare il rapporto tra i turisti/visitatori e l’ambiente esterno, le risorse […]

Novembre 17th, 2024

I giovani incontrano l’arte: l’osservazione di una interazione

Un interessante esperimento di interazione tra i giovani è l’arte è stato realizzato lo scorso 15 novembre 2024, presso l’Auditorium […]

Novembre 14th, 2024

La sociologia di Franco Ferrarotti

È scomparso all’età di 98 anni Franco Ferrarotti, considerato da molti il padre della sociologia, certamente colui che ha contribuito […]