A Gallara di Montecorvino Pugliano, presso Casa Conforti, mercoledì 12 giugno 2024, si svolgerà la manifestazione: “Carcalenzio di Sant’Antonio”.
Alle ore 18:30 si terrà un dibattito dal titolo: “La festività di Sant’Antonio a Montecorvino Pugliano”, con interventi di Maurizio Budetti e Pasquale Martucci. L’introduzione è affidata a don Lazzaro Volpe, le conclusioni a Paolo Apolito.
A seguire, alle ore 20:30, ci sarà l’accensione dei fuochi con canti ed odi in onore di Sant’Antonio.
La serata sarà arricchita da interventi musicali del maestro Giuseppe Notarfrancesco.
Il “Carcalenzio di Sant’Antonio” è il rituale del fuoco in occasione della festa del Santo Patrono di Pugliano. L’iniziativa ha come momento centrale l’accensione dei fuochi, come segno di purificazione. L’uso popolare di bruciare grosse cataste di tronchi d’albero ammucchiati nelle piazzette è il modo di vivere una dimensione comunitaria che, rifacendosi alle origini, ripropone antiche abitudini e consuetudini. Il “fuoco dei ceppi di legno”, a seconda della località, assume nomi diversi: “‘a fòcara”, “u’ fòcaro”, “u’ ceppone”, “u’ falò” e il “Carcalenzio” a Gallara.
Il fuoco è inteso come risveglio della natura, la propiziazione e l’evocazione della luce che sconfigge le tenebre e domina sulla notte, la paura, il freddo e, rassicurando gli uomini, dà origine alla ritualità che allontana le potenze malefiche.
Il dibattito intorno alla manifestazione riguarderà il senso di questo rito, i significati e le forme della religiosità popolare e della partecipazione all’evento festivo. Tutto ciò considerando che, soprattutto nelle società tradizionali, la religione ha costituito l’elemento principale di coesione, dove prevaleva il volere di Dio, il dovere dell’uomo, l’organizzazione sociale e il tipo di relazioni sociali.
La ritualità è stata sempre la principale caratteristica delle feste che si sono diffuse e consolidate nella tradizione e nella cultura popolare. I rituali rappresentano “una connessione tra passato, presente e futuro” e rendono possibile “continuità e cambiamento”. La festa è strettamente legata alla comunità e tende a mantenere uniti i suoi membri.
Pur nella consapevolezza che le società umane non sono immodificabili, chiuse, ma adottano le novità che giungono dall’esterno, metabolizzandole, rielaborandole e facendole proprie, occorre considerare l’importanza dei rituali tradizionali nella conservazione e nella trasmissione della cultura, riaffermando le credenze e gli ideali collettivi.
Nel caso delle feste religiose, come quella celebrata in onore di Sant’Antonio con il rituale del Carcalenzio, il rito è molto seguito e partecipato: si tratta di proporre la devozione di una comunità che si stringe intorno alle sue tradizioni.
I significati e i simboli sottesi a questa festa sono importanti per sottolineare la stretta relazione che ancora caratterizza il rapporto tra territorio e religione, tra natura e spirito, e tra tutti quegli elementi che hanno e continuano ancora a segnare profondamente la vita dell’uomo e il suo forte bisogno di socialità e spiritualità. Nel caso della festa dei fuochi, si usa accendere i falò come segno propiziatorio: essi sono volti a ingraziarsi una natura ostile, nei momenti più delicati di passaggio tra le diverse fasi dei cicli naturali.
Il significato dell’accensione dei falò, utilizzando la legna secca, è il segno del vecchio che va bruciato per sostituirlo con il nuovo. Il fuoco scalda, illumina e purifica, ma il fuoco distrugge, incenerisce, devasta. In noi c’è bisogno di ambedue queste azioni: distruggere quello che di vecchio c’è in noi, incenerire le paure, le debolezze, i nostri dubbi, per poi purificare, scaldare e illuminare il nostro cuore e la nostra mente.
Questo atto è un segnale di cambiamento.
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