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Gli Italici vivevano nelle zone interne. Erano pastori e agricoltori e dimoravano in modeste abitazioni costruite con materiali deperibili e precari, come precaria era la loro esistenza.

Erano popoli indoeuropei che condividevano numerosi tratti sociopolitici, religiosi e culturali.

Si stanziarono in Italia a partire dal I millennio a.C. e parlavano le lingue osco-umbre, quelle che si affermarono lungo la dorsale appenninica dall’Umbria alla Calabria. In genere, si fa riferimento a diverse popolazioni della parte centro-meridionale: Umbri, Piceni, Sabini, Latini, Volsci, Sanniti, Lucani, Siculi, etc … In un’accezione più estesa, gli Italici includevano anche popoli di lingua non indoeuropea come i Liguri, i Reti e gli Etruschi.

La denominazione di Italici riguardava comunque quelle popolazioni, che subirono nella seconda metà dell’VIII sec. a.C. una colonizzazione greca proveniente dalla costa che interruppe il processo di articolazione sociale che si stava compiendo all’interno delle comunità locali in via di sviluppo. Queste popolazioni vennero forzatamente integrate oppure respinte all’interno, dove crearono una rete di insediamenti che si potenziarono soprattutto nel corso del VII sec. a.C. L’effetto della colonizzazione greca comportò forme di accelerazione culturale presso genti con organizzazioni più compatte che instaurarono contatti sistematici con i Greci.

L’archeologo Massimo Osanna, in: “Mondo Nuovo. Viaggio alle origini della Magna Grecia”, considera importante studiare i ritrovamenti archeologici ed interpretarli alla luce delle nuove conoscenze per avere riscontri sulla presenza degli elementi culturali delle popolazioni italiche nel nostro territorio.

Nell’ultimo ventennio si sta mettendo in discussione l’idea di considerare e soprattutto sopravvalutare l’apporto dei Greci sulla nostra cultura. Si sono ignorati i fenomeni di commistione e di convivenza, che al contrario sono la chiave di lettura per dare il senso di una identità territoriale certamente riconducibile ad antichi popoli.

La grande distinzione è tra la costa e l’interno. La tesi di fondo è che nelle aree interne del Mezzogiorno ci sono state convivenze miste: “le élite indigene si affincano a genti provenienti dall’esterno”, come era già accaduto nel periodo miceneo (XIII e XII sec. a.C.), con mercanti e artigiani greci portatori di saperi e tecniche nuove. Il fenomeno è di mobilità delle genti e di colonizzazione interna, come accade osservando la ceramica matt-painted (VIII e VII sec. a.C.) che dimostra una cultura distintiva. Questi sono i luoghi ideali per lo sviluppo di forme di mescolanza e di convivenza pacifica tra genti diverse. (1)

L’artigianato ci fa conoscere le relazioni e fa pensare ai contatti tra indigeni e altri: negli ultimi anni è emersa l’esigenza di ripartire da una concezione diversa dei concetti di cultura e identità. La prima è la struttura di fondo composta da “sottinsiemi dai confini permeabili” in cui le conoscenze e le acquisizioni circolano in sistemi complessi che travalicano i “confini etnici”. I fenomeni culturali sono “reti, articolati per nodi, che possono sciogliersi e riannodarsi altrove, ingranaggi che entrano in contatto tra loro lungo i margini, permettendo il passaggio d’informazioni e saperi da un ambiente all’altro”. In questi mondi nulla è duraturo, anche in uno stesso luogo, “le reti si sovrappongono, i codici culturali possono essere continuamente risignificati da gruppi, situazioni, contesti”. (2)

Le genti italiche hanno intrattenuto rapporti scostanti con la scrittura, attraverso testi frammentati, ed è giusto supporre che la tradizione orale abbia costituito la trasmissione del sapere (almeno fino a prova contraria, dovuta a possibili ritrovamenti). Degli italici abbiamo notizie dai tanti letterati di altre culture (greci e romani) che li considerano barbari e li guardano con superiorità. Ma oggi a parlare sono anche oggetti e strutture mute che necessitano di essere colte attraverso un lavoro interpretativo da parte delle scienze sociali e dell’antropologia, oltre che da confronti e idee che emergono dalla storia. È necessario costruire un percorso interpretativo e trasformare il tutto in strumenti parlanti per riorganizzare l’incontro tra popoli, affrontati e amalgamati in un processo dinamico e senza soluzione di continuità. (3)

Nel primo millennio a.C. nel territorio della Magna Grecia si nota la presenza di alcuni insediamenti fondati sulla costa ionica e tirrenica, ma anche alcuni comprensori nella zona dell’entroterra popolata da italici. C’è mobilità e incontri con maggiore o minore intensità a seconda dei luoghi e dei tempi. La rete di connessioni e di rapporti hanno determinato la vita quotidiana: scambi, doni, relazioni, tensioni di gruppi. Solo la parte costiera era occupata dai greci; quella interna era del tutto sconosciuta. L’archeologia dall’VIII al II secolo a.C. mette in discussione quello che è stato inteso come un processo di ellenizzazione del territorio. Nell’ultimo ventennio, infatti, si è parlato a proposito del Mediterraneo di uno “spazio di connettività” (mobilità di genti e oggetti). I contatti si prolungano e si parla di superamento del concetto di “acculturazione” greca e categorie quali: identità, ibridazione, meticciato. (4)

Si tratta di sovrapposizione di spazi culturali prodotti da costruzioni storiche che variano nel tempo. Il problema è di chiarire i “processi di costruzione dell’identità”, le interazioni tra indigeni e greci, gli scontri e gli incontri tra genti e culture.

Osanna parla di “non città degli italici”. Prendendo spunto dall’abitato di Torre di Satriano, riscontra la presenza di un villaggio composto di agglomerati di capanne disposti a maglie larghe tra campi e pascoli. Non c’è il centro urbano, in quanto manca il punto di riferimento di una vasta piazza pubblica (agorà greco); si tratta di un paesaggio insediativo di tipo rurale, con nuclei sparsi di abitazioni, dove le tombe sono scavate intorno alle capanne. Ci sono segmenti caratterizzati da spazi abitativi, quelli per i morti e per gli animali, ma anche aree destinate all’artigianato e alle manifestazioni festive, senza tuttavia differenziazioni tra luoghi della vita quotidiana, tombe ed aree di culto, come accade sulla costa. Questo paesaggio ricorda le aree periferiche del territorio delle città, la fascia di confine dove il paesaggio agrario si trasforma in paesaggio boschivo selvaggio. Non ci sono spazi per gli dei, ma il culto è presente nelle abitazioni dei personaggi al vertice della comunità, che hanno dimore molto diverse dalle capanne in argilla e paglia, le case dei sudditi e della gente comune. Queste ultime proprio per il fatto che sono costruite con materiali modesti sono poco resistenti e si deperiscono facilmente. Ed allora hanno avuto difficile possibilità di essere trasmesse ai posteri. Di rilievo è la dimora del signore che comanda sull’insediamento: questo abitato fa pensare a società basate sul rango, su organizzazioni tribali con un capo chiamato “big-man”, che gestisce il potere con la forza. Osanna sostiene che questi capi e le loro abitazioni non sono dissimili da quelle dei signori delle città greche e etrusche: emulano i comportamenti e si circondano degli stessi oggetti. Nel VI sec. a.C. gran parte di questi capi entrano in contatto con genti di avanzata cultura che abitano la costa. Le élite italiche si inseriscono in una rete di scambi che omologano comportamenti e costumi sociali, condizionando “la scelta degli oggetti posti al centro delle attività socio-culturali”. (5)

Dunque, i riscontri archeologici dimostrano l’importanza della dimora del capo, con simboli che riconducono alle divinità; poi monili e ceramiche. Tuttavia niente che riconduce alle città della costa, con tempi dedicati agli dei e tombe che sottolineano il prestigio e l’importanza delle civiltà greche. Le differenze sono quelle legate ad una differente maniera di celebrare i culti, all’agorà che caratterizzava le piazze dei centri costieri e le forme di esercizio del potere.

Dai rilievi importanti che riguardano l’VIII sec. a.C., si attesta la presenza di Enotri. Essi hanno un elevato livello di conoscenza ed hanno maturato una specifica identità precedente quella greca, legata a lingua, costumi, modi di vivere, attività legate ad agricoltura e pastorizia. Questi popoli scambiano prodotti entrando in contatto con le civiltà del mare, ma non ne subiscono tra il X e l’VIII sec. a.C. la superiorità, semmai acquisiscono elementi e tratti culturali che non portano subito alla conquista, almeno nelle aree interne. Si riducono certamente gli spazi di vita e i confini: i Greci restano sulla costa, sposano le donne italiche e nel passaggio generazionale perdono molto delle precedenti abitudini delle poleis greche, trovando nuovi elementi culturali che si costruiscono a contatto con l’ambiente, il territorio, le risorse disponibili.

Greci e Italici vivono la nostra realtà, prima dell’avvento di altre generazioni che entrano in contatto e scambiano culture. Giangiulio ha proposto la definizione di paesaggio dell’intreccio, ovvero le interazioni reciproche. Gli Italici dell’interno conoscono dopo l’VIII sec. a.C. un progressivo sviluppo determinato dalla rete di rapporti con le culture vicine (altre popolazioni interne e della costa). La capacità di connessione è però appannaggio delle élite soprattutto perché le tracce (i manufetti e le costruzioni) sono riconducibili a personaggi di rango. I contadini e i pastori sono allora, come anche in seguito, risospinti fuori della storia. (6)

Per fare un esempio: Sibari, Metaponto, Taranto, Paestum sono città greche, colonie che si sono allontanate dalla madrepatria: apoikia. È la separazione che produce un nuovo insediamento autonomo, ma si venerano gli dei della terra d’origine. Chi approda nel territorio porta un pezzo di patria, ma “i fenomeni culturali sono fluidi, mobili, dinamici”, soggetti a trasformazioni e continue ibridazioni. Il legame con la madrepatria si modifica e si indebolisce a causa dell’incontro con genti diverse: qualcosa resta nonostante lo scorrere del tempo, come ad esempio la lingua. Anche prima di quel periodo, nel II millennio a.C. (età del bronzo) il mare permetteva lo scambio di prodotti (metalli soprattutto), ceramiche micenee (XII sec. a.C.), ma anche armi e strumenti in bronzo. Avveniva tutto attraverso il canale di Otranto, il golfo di Taranto, le coste ioniche pugliesi, la Basilicata, la Calabria. (7)

Dai ritrovamenti si evince che molte ceramiche sono prodotte in loco da artigiani che avevano conoscenze tecniche e procedimenti di cottura. Erano produzioni locali. Gli Italici del X sec. a.C. sviluppano le ceramiche e le adattano ai loro bisogni: sono le ceramiche geometriche, con decoro regolare, tipiche di quelle popolazioni. Il patrimonio introdotto dalle genti del mar Egeo diviene patrimonio autoctono e dà vita a prodotti che le popolazioni italiche utilizzano per la conservazione e il trasporto di derrate alimentari. La circolazione dei vasi significa attivare scambi con le comunità vicine. Con il passar del tempo diventa molto importante la lavorazione del metallo e la creazione di oggetti ed utensili. I commerci porteranno sulle coste italiane le popolazioni delle città greche. Tra il IX e l’VIII secolo gli Eubei (da Ischia, Cuma, Reggio, Sicilia) si affermano. Corinto fonda Siracusa, Sparta Taranto. Ma perché avviene questo passaggio sulle coste italiche? Per necessità, per la ricerca di nuove terre, per l’oppoprtunità di trovare sbocchi commerciali, per trovare una nuova patria dato che quella d’origine è stata abbandonata per i conflitti dei gruppi sociali e delle famiglie. (8)

A proposito delle commistioni tra Greci e Italici, l’archeologia ci mostra che nei santuari greci molte ceramiche (VII sec. a.C.) sono legate ai rituali. Si tratta di offerte di acqua e altri liquidi alle divinità venerate. C’è a tratti una evidente connessione con il mondo femminile, dove le fanciulle nei rituali pre-matrimoniali frequentano santuari locali in cui i fedeli indigeni si affiancano ai nuovi arrivati greci che vivono e condividono pacificamente un culto. Alle antiche costruzioni si affiancano nuove nel segno della continuità. (9)

In questi santuari scene di rituali al maschile (guerrieri sottoposti ai riti di iniziazione) recano armi in bronzo offerte in luoghi sacri dedicati al femminile. È da dire che queste strutture sono preesistenti (è il caso di Sibari): gli scambi precedenti questi arrivi inducono gli indigeni a far nascere santuari alla greca, che si riscontrano attraverso lo studio delle ceramiche ispirate all’artigianato greco. Si suppone la presenza di artigiani al servizio delle genti locali. Se prima infatti i locali producevano (fino all’VIII sec. a.C.) vasi a mano, con la presenza dei greci si comincia ad utilizzare il tornio veloce e a decorare a cerchi concentrici con spatole a punte multiple. I Greci eubei che si erano insediati in Campania propongono la circolazione di idee e nuove pratiche. In questo VIII sec. a.C. si rinviene attraverso contatti tra Calabria e Ischia un vaso da vino askos di produzione enotra, decorato secondo lo stile sibarita. Questo fatto dimostra che gli oggetti viaggiano nei due sensi, attraverso relazioni e scambi. È il caso di ceramiche enotrio-euboiche. Le evidenze dimostrano che le tombe riportano i simboli di status e di potere greco. Ciò ci induce a pensare che pian piano i Greci abbiano affermato nuovi rapporti di forza in quelle comunità. La presenza di donne enotrie nelle tombe lasciano pensare che queste ultime siano andate in spose a personaggi importanti di Sibari. È pur vero che all’interno i manufatti legati a genti indigene continuano ad esistere anche dopo l’avvento di navigatori d’oltremare. (10)

Per Osanna, in questo periodo si riscontra il simbolo di una nuova comunità che si definisce nel segno della grecità e si soprappone al centro del potere delle generazioni e delle comunità precedenti. Le poleis si affermano con il significativo aumento della popolazione e l’accrescimento della ricchezza dovuto all’urbanizzazione dei luoghi; tutto ciò però non significa che le realtà politiche e amministrative si definiscono in senso “eticamente puro”, ma attraverso scambi culturali che determinano realtà a carattere misto (11)

Questo sfatare il mito di una polis greca che determina i tratti identitari delle nostre società è la tesi sostenuta da Massimo Osanna. Secoli di scambi culturali determinano certamente un dominio di famiglie che gestiscono il potere, anche se le stesse hanno comunque dovuto fare i conti con realtà preesistenti e con le influenze che le stesse hanno esercitato anche sui dominatori. Le culture sono miste, come miste le identità sempre frutto di scambi e commistioni per dar vita ai cambiamenti, alle evoluzioni, alle dinamiche presenti in ogni società che necessita di forme di mescolanza e di convivenza di genti diverse.

 

 

Note:

 

  1. M. Osanna, “Mondo Nuovo. Viaggio alle origini della Magna Grecia”, Rizzoli, 2024, pp. 198-199.
  2. Ivi, p. 292.
  3. Ivi, p. 18.
  4. Ivi, p. 25.
  5. Ivi, pp. 222-225.
  6. Ivi, pp. 27-29.
  7. Ivi, pp. 34-36.
  8. Ivi, pp. 38-44.
  9. Ivi, p. 79.
  10. Ivi, pp. 85-88.
  11. Ivi, p. 207.

One Response to “Le culture italiche”

  1. Pina Valente

    excellent I’m still to the Usa

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Coronavirus: biologia o economia?   Il filosofo Umberto Galimberti propone le sue argomentazioni/concettualizzazioni sul Coronavirus. Riprendo alcune parole chiave tratte […]

Marzo 29th, 2020

Le paure sociali – Ritualità e distanze sociali

Ritualità e distanze sociali   In un periodo di crisi per la pandemia da coronavirus vengono modificate le forme rituali […]

Marzo 28th, 2020

XXIV Edizione Concorso di Poesia

XXIV Edizione Concorso Internazionale di Poesia “Il Saggio – Città di Eboli” dedicato a Orlando Carratù con Borse di studio […]

Marzo 20th, 2020

Fenomeni criminali – La ‘ndrangheta

Il mito dell’invisibilità di Pasquale Martucci   Svuotare la ‘ndrangheta dall’interno significa fare capire che il crimine crea ricchezza per […]

Marzo 10th, 2020

Le paure sociali – Complessità e coronavirus

Complessità e coronavirus La lezione di Miguel Benasayag di Pasquale Martucci   Non mi ero ancora occupato di coronavirus per […]

Marzo 6th, 2020

Antichi rituali – La rinascita

Il tempo quaresimale di Pasquale Martucci   Nella cultura popolare il bisogno del sacro è essenziale, in quanto l’uomo avverte […]

Febbraio 28th, 2020

La storia come un romanzo

Ancora alcune riflessioni sull’opera di Antonio Scurati: “M. Il figlio del secolo”, Bompiani 2018.   La storia come un romanzo […]

Febbraio 25th, 2020

Concorsi di poesia e narrativa – “Centro Culturale Studi Storici”

 

Febbraio 19th, 2020

Riti&tradizioni – Carnevale

La tradizione delle maschere   Di seguito, riporto alcuni brani tratti dai riti e alle tradizioni cilentane carnevalesche. Si tratta […]

Febbraio 6th, 2020

Tendenze sociologiche – Luca Ricolfi

La società del Giovin Signore   Giovin Signore, o a te scenda per lungo Di magnanimi lombi ordine il sangue […]

Gennaio 28th, 2020

Pagine di storia – I Bulgari nel Basso Cilento

I Bulgari nel Basso Cilento   L’area della valle del Mingardo è stata interessata, dopo il crollo dell’impero romano, dalla […]

Gennaio 23rd, 2020

Tendenze epistemologiche – Jürgen Habermas

Dopo dieci anni di lavoro, a 90 anni compiuti, il teorico dell’agire comunicativo, dei paradigmi di mondi vitali e sistemi, […]

Gennaio 16th, 2020

Riti&tradizioni – Sant’Antonio Abate

La festa del fuoco   “Il rumore serve a spaventare e allontanare le potenze maligne, il fuoco a illuminare il […]

Gennaio 7th, 2020

Riti&tradizioni – La festa del maiale

Il destino del porco di Pasquale Martucci   A gennaio, quando è ormai ben grasso, l’animale è prelevato con l’inganno […]

Dicembre 24th, 2019

Un anno da non dimenticare

http://www.ricocrea.it di Pasquale Martucci Un anno da non dimenticare e l’auspicio di un Buon 2020   Un anno fa, nel […]

Dicembre 18th, 2019

Storia&tradizioni – I rituali natalizi del Cilento

Antonio Di Rienzo, ricercatore di cultura storica e tradizione popolare cilentana, alla fine del 1987, su “Il Mezzogiorno Culturale” (A. […]

Dicembre 15th, 2019

Pagine di storia – Salerno longobarda

Salerno longobarda di Pasquale Martucci   Nell’anno 849, millecentosettanta anni fa, Salerno divenne uno dei due principati longobardi del sud; […]

Dicembre 10th, 2019

Pagine di storia – Il castello di Rocca

Il castello di Rocca   Le prime notizie su Rocca Cilento (da rocca, roccia, fortezza su un monte; XI secolo: […]

Dicembre 7th, 2019

Storia&tradizioni – La festa dell’Immacolata

La festa dell’Immacolata Le regioni italiane si preparano al Natale con tradizioni sacre, festeggiamenti antichi e piatti tipici di Nisia […]

Dicembre 2nd, 2019

La partecipazione e l’agorà

Un popolo di persone normali e di tutte le età, accomunati dalla lotta ai populismi, sfidano con partecipazione civile e […]

Novembre 23rd, 2019

Le vie di fuga dalle chiusure identitarie

Le vie di fuga dalle chiusure identitarie di Pasquale Martucci   “Siamo pieni di vie di uscita. Forse sono proprio […]

Novembre 18th, 2019

Storia&tradizioni – L’olio d’oliva

L’OLIO D’OLIVA: UNA COSTANTE NEI SECOLI La molitura delle olive tra significati e tradizioni del presente e del passato di […]

Novembre 16th, 2019

Memorie dal territorio – Dopo la ruralità

La quietanza meridionale. I paesi dell’osso dopo la ruralità

Novembre 11th, 2019

Storia&tradizioni – San Martino

“A San Martino se fano i zeppule e se prova u’ vino” Tradizioni culinarie cilentane nell’estate di San Martino   […]

Novembre 10th, 2019

Muri da abbattere

Trent’anni fa veniva abbattuto il Muro di Berlino, anche se ancora oggi sono tanti i muri simbolici e fisici che […]

Ottobre 31st, 2019

Natuzza Evolo / tra vita e aldilà

Dieci anni fa si spegneva Natuzza Evolo, una donna che ha rappresentato, nella cultura popolare religiosa, un forte legame tra […]

Ottobre 28th, 2019

Territorio&Cultura – la poesia

Concorsi di poesia di Gaeta (LT) e di Auletta (SA)

Ottobre 20th, 2019

Memorie dal territorio – Fiore!

Ricevo e pubblico due brani di Antonio Pellegrino. Nella foto c’è Gerry il pastore, chiamato anche Fiore.   Fiore! Sempi […]

Ottobre 7th, 2019

Memorie dal territorio – E’ cangiata l’aria

Con questo intervento, una riflessione sul cambiamento dei tempi, inizia la collaborazione di Antonio Pellegrino (laurea in Sociologia), attuale Presidente […]

Ottobre 6th, 2019

Idee & parole – Ernesto de Martino

Il mondo magico di Ernesto de Martino di Pasquale Martucci “Presenza, esserci nel mondo, esserci nella storia sono espressioni equivalenti […]

Settembre 25th, 2019

Idee & parole – I saperi di Dionigi

Nella criticità della vita di oggi, occorre che l’individuo ripensi un “nuovo umanesimo” che tenga conto della storia e della […]

Settembre 20th, 2019

Storia&tradizioni – Il giorno delle antiche nozze

Ricevo e pubblico l’articolo di Nisia Orsola La Greca Romano sul rito nuziale   Da sempre le nozze rappresentano un […]

Settembre 15th, 2019

Idee & parole – Socrate

Nella nostra società si avverte il bisogno di tornare a valorizzare le molteplici forme del dialogo, così come indicato da […]

Agosto 25th, 2019

Le storie – Jerry Essan Masslo

A trent’anni dall’omicidio di JERRY MASSLO ancora non abbiamo compreso che … “Ciascuno di noi è straniero di un altro” […]

Agosto 15th, 2019

Idee & parole – Giovambattista Vico

Vatolla, Vico e la cipolla di Pasquale Martucci Vatolla è situata su una collinetta che domina il paesaggio sottostante e […]

Agosto 8th, 2019

Idee & parole – Fabrizio De André

“Per quanto voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”   L’espressione è tratta da: “Storia di un impiegato”, un […]

Agosto 4th, 2019

Bibbiano, dove sta il bene dei bimbi

LETTERA APERTA DEGLI OPERATORI DELL’INFANZIA È stata scritta una lettera/appello da Mauro Mariotti e Paolo Siani. Aderisco pubblicando il documento, […]

Luglio 31st, 2019

Storia e tradizione culinaria – La festa del Santo Patrono

Ricevo e pubblico il lavoro di Nisia Orsola La Greca Romano, sulla festa del Santo Patrono nella tradizione culinaria del […]

Luglio 31st, 2019

Storia e tradizione culinaria – La cucina dei marinai

Ricevo e pubblico il lavoro di Nisia Orsola La Greca Romano, sulla tradizione culinaria dei marinai   AVE MARIS STELLA […]

Luglio 30th, 2019

Vallo della Lucania – Il rito di San Pantaleo

Il rito di San Pantaleo di Pasquale Martucci   San Pantaleone è festeggiato almeno in due grossi centri del territorio […]

Luglio 24th, 2019

Idee & parole – Antonio Gramsci

Il concetto di egemonia culturale e la questione meridionale di Pasquale Martucci   Cent’anni fa, il 1 maggio 1919, iniziò […]

Luglio 14th, 2019

Cosmo Guazzo: una vita al servizio del territorio

Presso la Pro-Loco di San Martino Cilento, sabato 13 luglio 2019, per riflettere sui lavori di Cosmo Guazzo si è […]

Giugno 26th, 2019

Epistemologia della soggettivazione

Il soggetto/attore, i diritti universali e la società ipermoderna nel pensiero di Alain Touraine di Pasquale Martucci   Assistere ad […]

Giugno 9th, 2019

Un antico rituale: la festa del pane

La festa del pane di Pasquale Martucci     La panificazione è stato sempre un momento molto importante nella tradizione […]

Maggio 19th, 2019

Contro l’indifferenza, per la conoscenza

Intolleranza, divieti, tentativi di limitazione delle libere espressioni di idee: una sorta di società ad una dimensione, quella prevalente. Tutto […]

Maggio 17th, 2019

In memoria di Domenico Chieffallo

Per ricordare lo storico e meridionalista cilentano, produciamo alcune considerazioni e un articolo del 1995 di Domenico Chieffallo.   Note […]

Maggio 5th, 2019

Grave perdita per la cultura cilentana

Riceviamo e pubblichiamo un commento / ricordo sulla scomparsa dell’amico Amedeo La Greca, da parte del prof. Emilio La Greca […]

Maggio 5th, 2019

Riti e tradizione non solo culinaria del Cilento

Ho con  grande interesse letto gli scritti di NISIA ORSOLA LA GRECA ROMANO sulla tradizione culinaria del Cilento, e non […]

Maggio 5th, 2019

Comunità e cultura popolare, linguaggio, cilentanità

Dopo aver realizzato molti studi sul territorio, a partire da questo intervento analizzo gli elementi che ne costituiscono i tratti […]

Aprile 15th, 2019

Simboli e Rituali – Il Cilento Antico e “Il canto dei cumpràti”

Il Cilento Antico e “Il canto dei cumpràti” di Pasquale Martucci   I rituali rappresentano “una connessione tra passato, presente […]

Marzo 11th, 2019

DINO BETTI

Un uomo che ha attraversato, vissuto e trasmesso il suo tempo di Anna Avagliano e Pasquale Martucci   Dino Betti […]

Febbraio 21st, 2019

Verso un modello postindustriale. La proposta del sociologo Domenico De Masi.

I limiti delle società attuali e le possibilità del “migliore dei mondi esistiti finora”. Occorrerebbe costruire un modello ideale di […]

Febbraio 13th, 2019

Ricerca Bibliografica sul Cilento

Progetto: “BENI CULTURALI CNR” Anni 1998-2000 C.P.S. Ricerche S.r.l. / Università di NAPOLI – Facoltà di Sociologia   Tra il […]

Febbraio 7th, 2019

LA SCELTA DI RICOCREA

LA SCELTA DI RICOCREA Ricerca, costruzione, creazione, queste sono le parole chiave del sito che ho da qualche mese realizzato: […]

Febbraio 1st, 2019

Matera Capitale Europea della Cultura 2019. La visione del sociologo Aldo Musacchio

La visione di Aldo Musacchio: i fondamenti di una cultura per lo sviluppo del territorio di Pasquale Martucci   Per […]

Dicembre 25th, 2018

Festa al Castello: cultura e memoria – dicembre 2018

TEGGIANO Festa al Castello: cultura e memoria di Pasquale Martucci   La Corte in Festa – Natale al Castello, Teggiano […]

Novembre 22nd, 2024

Il vero ritratto di Dante immateriale

Gaetano Barbella invia uno scritto (che pubblico di seguito) in cui considera la figura di Dante Alighieri attraverso una “nuova […]

Novembre 19th, 2024

Il turismo e le nuove tecnologie

Quando parliamo di turismo, la prima considerazione è di valutare il rapporto tra i turisti/visitatori e l’ambiente esterno, le risorse […]

Novembre 17th, 2024

I giovani incontrano l’arte: l’osservazione di una interazione

Un interessante esperimento di interazione tra i giovani è l’arte è stato realizzato lo scorso 15 novembre 2024, presso l’Auditorium […]

Novembre 14th, 2024

La sociologia di Franco Ferrarotti

È scomparso all’età di 98 anni Franco Ferrarotti, considerato da molti il padre della sociologia, certamente colui che ha contribuito […]

Novembre 11th, 2024

La parola viva

Paul Ricoeur, in “La parole est mon royaume” (Esprit, 1955), sosteneva che la parola era il suo lavoro, il suo […]

Novembre 5th, 2024

Osservare il margine: lo sguardo di Gaetano Barbella

Gaetano Barbella mi ha trasmesso uno scritto che riprende l’ultima parte dell’articolo “Sguardi sociologici 2 / Osservare il margine”. Ringrazio […]

Novembre 4th, 2024

Sguardi sociologici 2 / Osservare il margine

Il secondo sguardo si occupa del concetto di margine, periferia, distanza di un territorio dal suo centro. Il margine e […]

Ottobre 28th, 2024

Il senso della singolarità

Il sociologo Danilo Martuccelli nelle sue ricerche si è dedicato alle problematiche dell’individuo nella sua relazione con la società, introducendo […]

Ottobre 21st, 2024

Sguardi sociologici (1) / Il sociologo del territorio

Inizio questa rubrica, per offrire un punto di vista che parta da lontano e vada lontano. E che si rivolga […]

Ottobre 17th, 2024

Premio: “L’identità del Cilento” (seconda edizione)

Il Premio Artistico-Letterario: “L’identità del Cilento”, riservato ai giovani del territorio dell’antico Cilento, Vallo di Diano e Alburni, è giunto […]