Qualche riflessione sulla prima edizione del Premio: “Identità del Cilento”, riservato ai giovani. L’approccio visuale.
Il Premio “L’identità del Cilento” è nato dall’idea che il Cilento necessita di essere valorizzato, soprattutto perché si tratta di territorio dotato di risorse importanti che hanno permesso di affermare il senso di un’identità forte che ha caratterizzato comportamenti e modi di vivere di questa vasta area.
L’identità cilentana/cilentanità, può essere definita come “un valore collettivo che si è prodotto, in un territorio caratterizzato da un forte isolamento geografico, mediante il confronto continuo della comunità con se stessa, con la natura, con l’ambiente, con il territorio e che si è definito grazie ad un sistema comune di regole e di pratiche di vita”.
Il Premio “L’identità del Cilento” si è rivolto ai giovani per comprendere quale sia il loro rapporto con il territorio, e soprattutto in che modo i soggetti più giovani si relazionano con: il patrimonio culturale materiale e immateriale; gli elementi identitari e i significati simbolici; gli aspetti narrativi e le espressioni emozionali; la creatività e i criteri estetici; le capacità tecnico/artistiche.
La finalità del Premio è stata quella di coinvolgere e motivare i giovani alla scoperta e alla valorizzazione delle radici e delle tradizioni del proprio paese, dei legami con il territorio e delle ricchezze storiche, artistiche e culturali.
Ogni partecipante ha presentato un’opera che trattava argomenti riguardanti il Cilento, nell’ambito di quattro settori: a) Narrativa o altra composizione in prosa; b) Poesia; c) Fotografia; d) Documentario, intervista o video.
In questo scritto, si farà riferimento alle produzioni riguardanti la fotografia e i documenti video su cui si sono indirizzati i lavori dei giovani cilentani tra suddivisi in fasce d’età: 11-14 anni; 15-18 anni; 19-27 anni.
Occorre preliminarmente fare una riflessione sul Cilento e sulle sue risorse sia culturali che naturali: un Parco nazionale con le sue ricchezze in termini di habitat e forme di vita, una storia millenaria, che va dal megalitismo, alle civiltà greche, romane, lucane, italiche in senso più lato, per giungere al monachesimo italo-greco e a tutte le espressioni religiose che si sono sviluppate ed adattate, al medioevo e alle dominazioni che si sono avvicendate e sovrapposte ed hanno lasciato evidenti tracce. Infine, ad una cultura che ha privilegiato chi uomini che hanno abitato e lasciato il segno in questa vasta area.
Il passato c’è, è ricco e particolarmente fecondo. Eppure, se si guarda al presente, tutte quelle ricchezze, anche se riproposte da tante associazioni e istituzioni culturali, corrono il rischio di essere abbandonate, come accade con i giovani che lasciano il territorio ed emigrano per trovare condizioni di vita più favorevoli.
L’idea è di guardare a ciò che è la società attuale e come si rapporta alle risorse esistenti, pur considerando la carenza di un’attività politico-istituzionale di valorizzazione di ciò che c’è, legata a ritardi burocratici, a mancanza di iniziative, ad opportunità che tardano ad essere realizzate, per non parlare delle infrastrutture e della mancanza di organizzazione. Pensare ad itinerari culturali che favoriscano il passaggio dalle zone costiere a quelle più interne e magari ricche di storia è una delle possibilità cui prestare particolare attenzione.
Certamente tutto deve essere fatto per far vivere e rivivere il luogo, consentire i silenzi e fruire della natura a tratti incontaminata. Nel Cilento non si può pensare ad afflussi massicci, ma a regolamentare visite ed ingressi e permettere di avere uno stretto contatto con la ricca cultura dei luoghi, proprio per attenuare l’abbandono e favorire una restanza che sia riformulata su basi innovative.
Occorre far crescere, attraverso la formazione ed una nuova consapevolezza, anche legata alle conoscenze tecniche molto più accentuate rispetto al passato, la gente di questi posti marginali, che procedendo come attualmente si fa è destinata anche in futuro ad essere emarginata.
Prima di entrare nello specifico, occorre riflettere su ciò che è la fotografia e l’approccio visuale, in considerazione che il mondo in cui viviamo si fonda sulle immagini, che permettono di avere una percezione più forte del rapporto dell’uomo con l’esterno, quel mondo altro da sé che consente di costruire la propria identità culturale, il proprio senso di appartenenza sociale ed esprimere la propria soggettività.
Le immagini permettono di compiere immedesimazione, contestualizzazione, espressione emotiva; presentano una realtà riprodotta, la rappresentazione di una cosa o di un fatto, un documento e una testimonianza.
Per Pierre Bourdieu, le immagini svolgono una funzione documentaria e di testimonianza mnemonica, attribuendo rilevanza a persone e cose raffigurate. (P. Bourdieu, La fotografia. Usi e funzioni sociali di un’arte media, Guaraldi, 2004, or. 1965)
Il suo pensiero anticipa in parte la proposta di Franco Ferrarotti di conferire alla fotografia il ruolo di documentazione sociologica, che diviene quindi ancora più osservativa e partecipe ed accoglie l’immagine nell’analisi e nell’interpretazione delle dinamiche sociali. Diventa importante l’interpretazione dell’immagine riprodotta: “la realtà umana, non può trovarsi nella fotografia, ma nell’intenzione del fotografo”. (F. Ferrarotti, Dal documento alla testimonianza. La fotografia nelle scienze sociali, Liguori, 1974)
I significati che le immagini assumono solo convenzionalmente possiamo definirli oggettivi, dato che dipendono da meccanismi percettivi interiorizzati socio-culturalmente. Nonostante ciò, in considerazione del “contesto socioculturale”, l’atto del fotografare o del riprendere la realtà attraverso il video e quello dell’interpretare sono abbastanza convergenti. (R. Barthes, La camera chiara, Einaudi, 2003).
Il visuale fu uno strumento adottato in chiave metodologica dall’etnologia, dall’etnografia e dall’antropologia culturale. La stessa sociologia visuale può considerarsi un approccio conoscitivo, che si avvale del metodo osservativo e che si muove nei microsistemi e sub-sistemi sociali, riuscendo a cogliere il mondo nella sua organizzazione naturale, nella sua fluidità, ma anche nel suo essere un mondo di significati. Essa individua il ruolo primario dell’esperienza visuale nel processo conoscitivo, tramite il dato visuale stesso.
Per acquisire legittimità scientifica, la fotografia deve attenersi ai criteri, con procedure teoricamente e metodologicamente fondate, di validità (principio di corrispondenza fra immagini e concetto) e attendibilità (credibilità tecnica) prima, di comparabilità, coerenza e convergenza.
La fotografia e la riproduzione delle immagini sono forme d’arte, in quanto frutto della creatività dell’uomo che trova, attraverso l’utilizzo di un mezzo tecnico, la possibilità di conoscere meglio il mondo che lo circonda. È importante sia la tecnica per cogliere ciò che si vuole rappresentare, sia le immagini riprese, sia il prodotto realizzato. Il risultato finale è una forma espressiva che permette all’uomo di raccontare gli elementi che emergono dalla realtà.
In tal senso, essa è la rappresentazione del reale, attraverso una forma artistica che non è percezione passiva ma invita a cogliere ciò che si presenta non solo ai nostri occhi, ma anche alle nostre sensazioni ed emozioni.
Le immagini sono un linguaggio dotato di segni che assumono significati particolari. Il linguaggio delle immagini, insieme alla comunicazione visiva, riveste un ruolo fondamentale che si integra con quello testuale. Esse possono diventare anche metafore o allegorie, ma comunque riproducono i dettagli il reale.
I lavori pervenuti, riguardanti le immagini (foto e video) hanno inteso riferirsi a: il patrimonio culturale materiale e immateriale; gli elementi identitari; gli aspetti narrativi; le espressioni emozionali; la creatività e i criteri estetici; le capacità tecnico/artistiche.
Gli elaborati dovevano rispondere ad alcuni requisiti stabiliti dal Bando di Concorso; per quanto riguarda audiovisivi e fotografie si è ritenuto di mettere in evidenza tematiche riguardanti: il patrimonio culturale materiale e immateriale; gli elementi identitari e i significati simbolici; gli aspetti narrativi e le espressioni emozionali; la creatività e i criteri estetici; le capacità tecnico/artistiche.
La Giuria ha lavorato su alcune griglie di valutazione, cui attribuire punteggi, che sono state poi integrate confrontando le singole opere per formulare un giudizio.
Le diverse competenze della Giuria hanno consentito di spaziare tra le forme identitarie cilentane, soffermandosi su modalità di giudizio che hanno valutato dinamiche estetiche ed interpretative, creative ed emozionali, tecniche e espressioni visuali.
Le immagini hanno prodotto un linguaggio, inteso come “sperimentazione” multimediale, per connetterle con la voce narrante anche attraverso espressioni dialettali, ricreando un vissuto soggettivo che si confronta con l’identità.
Le riprese hanno permesso di evidenziare i dettagli degli oggetti rappresentati, integrati con testi narrati: il tutto ha permesso di presentare lavori idonei alla promozione e valorizzazione del territorio. Di rilievo le riprese con droni, che hanno consentito di associare testo, racconto e immagini, valorizzando gli elementi della tradizione cilentana.
Passiamo ai contenuti delle opere realizzate, considerando una visione d’insieme dei lavori che hanno poste in evidenza alcune specificità del territorio, riproducendo il passato, i luoghi e le funzioni comunitarie che hanno caratterizzato la vita del Cilento identitario.
Le immagini di paesaggi sono i principali riferimenti, nella realizzazione delle opere dei ragazzi (età 11-14 anni), che hanno rilevato la bellezza attraverso le forme artistiche e la particolare sensibilità nel cogliere ed interpretare i luoghi. La bellezza è attribuita all’universo evocativo, che in molti casi è stata espressa attraverso l’immaginazione. I paesaggi predominano e rilevano i momenti di vita: dal mare alla montagna, ovvero ciò che costituisce l’intero territorio oggi unificato in ragione del Parco Nazionale.
Esistono anche proiezioni future, il rapporto che lega la natura a ciò che dovrebbe essere: vento e sole, ma anche luna e colori sono ben rappresentati e riescono a rendere stati d’animo e orizzonti di senso. Molto indicative le barche, che significano da un lato il lavoro di marinai del passato e dall’altro la fruizione di un turismo che va regolamentato; infatti, la bellezza delle vele proietta nella luce del giorno (sole) e della notte (luna) la speranza di una vita più lenta e meno aggressiva. Non sono da trascurare immagini di fantasia, la proiezione di una identità in chiave moderna.
I ragazzi alle immagini associano scritti che dimostrano una ricerca compiuta nelle scuole per conoscere il territorio e definirne i tratti. Si rilevano anche le metodologie utilizzate che attestano progetti scolastici realizzati con il supporto degli insegnanti, che sono meritori per la loro volontà di far compiere lavori che insistono sul territorio e sulle sue principali specificità.
Nei lavori c’è il Patrimonio culturale nelle forme materiali e immateriali. Luoghi e centri storici, portali, angoli suggestivi, stradine, palazzi, chiese e monumenti, specie nei luoghi antichi e meglio conservati, rendono il senso di una comunità. I ricordi sono attualizzati attraverso i piatti tipici di ogni paese, che rievocano una cultura trasmessa e da riscoprire.
Le didascalie e le descrizioni, i testi prodotti, mettono in luce i beni culturali arricchiti spesso con musiche e immagini che si susseguono rapide.
Nel caso della seconda fascia di età (15-18 anni) in genere è prodotto un commento che supporta le immagini dei luoghi e la storia degli stessi. Le immagini sono più accurate, spesso evidenziate con droni, e sono più funzionali alla presentazione dell’opera.
In molti casi si offre una visione completa di musei, mostre ed iniziative che si svolgono nella specifica comunità, con la proposizione dei momenti di vita comunitaria (manifestazioni e feste), memorie del passato, tutto ciò che costituisce elementi identitari.
Gli esempi dei beni culturali e le riproposizioni di vicende storiche permettono di invitare anche chi non è del luogo a recarvisi per ammirare le ricchezze esistenti.
A tratti, i paesaggi fanno da sfondo per entrare in contatto con le forme di vita tradizionali e permettere di evidenziare lavori ed attività che anche oggi costituiscono la tipicità cilentana. Come non citare la pastorizia e la realizzazione di prodotti caseari, con la descrizione delle attività e i procedimenti che consentono di rendere conosciuta un’arte antica, prodotta dall’attività dell’uomo, che anche oggi è importante e diffusa.
Questi lavori dimostrano la volontà di proporre la cultura del territorio, attraverso immagini, interviste, momenti esplicativi di una vita dura ma rappresentativa di una realtà da valorizzare.
Si tratta di viaggi nel presente per rievocare il passato e la memoria: la spiegazione è esaustiva, quella storica ma anche quella affidata alle leggende, alle tradizioni, alla propensione di rilevare l’identità.
In questa classe d’età, le immagini sono molto più curate, con la spiegazione e la descrizione di lavori ad alto contenuto poetico e a rappresentazioni a tratti toccanti: rappresentano creazioni artistiche che rievocano la natura e l’ambiente, i simboli territoriali.
Il Premio ha visto protagonisti nella stragrande maggioranza dei casi lavori di gruppo con la guida di insegnanti, soprattutto nel caso di classi di età inferiori. I ragazzi delle superiori si sono di affidati alla fantasia e ad una costruzione più articolata, oltre che a criteri e forme espressive ed artistiche legate ad una maggior consapevolezza nell’utilizzo della tecnica per la proposizione delle immagini.
La presentazione delle opere è stato lo sfondo per produrre linguaggi nuovi e forme espressive più consone alla società attuale. Le immagini hanno proposto una “sperimentazione” multimediale che ha ricreato un vissuto soggettivo collocato entro un ambito comunitario in cui il confronto resta sempre quello con una memoria che ancora oggi sembra non essere abbandonata.
Ed infatti, la presentazione delle risorse materiali e immateriali del territorio sono state al centro di ogni opera, realizzando panoramiche e dettagli del contesto riprodotto anche attraverso i testi, la musica, il visuale riproposti con grande efficacia.
La valorizzazione di lavori tradizionali, come ad esempio la pastorizia, oppure la proposizione di specificità di un luogo (feste ed espressioni immateriali), o ancora la messa in rilievo dei monumenti e delle bellezze di ogni singolo paese sono stati gli elementi più importanti di questi lavori.
Le opere hanno costituito una visione attenta ad una identità comunitaria e ad una conoscenza del territorio che va trasmessa soprattutto quale risorsa in chiave di sviluppo territoriale.
Interessanti le riflessioni circa le opere delle sezioni: audiovisivi e fotografie presentate alla prima edizione del Premio Identita’ del Cilento. Le considerazioni di Pasquale sono utili a consolidare la Seconda Edizione in fase di rimodulazione e avvio. Complimenti per l’importante e professionale contributo. Ezio.
grazie