Note sul libro di Gerardo Vassallo: “La tofa: una conchiglia e la voce della sua anima”, Galzerano Editore, settembre 2024
Già il titolo: “La tofa: una conchiglia e la voce della sua anima”, e la definizione di “simbolo di naturale bellezza e di umana sofferenza” (quarta di copertina), introducono al tema che affronterà l’autore: una proiezione verso quel mondo antico che racchiude emozioni e menimisse iuvabit, aiuterà a ricordare.
La tofa è il più antico strumento di segnalazione e comunicazione acustica usato dall’uomo fin dalle sue origini sulla terra, da quando, direi, ha deciso di relazionarsi con gli altri e vivere in comune. Quel suono stimola la fantasia, i sogni, le passioni, le illusioni di una vita semplice, che si sviluppa con fatica, sofferenza e sacrifici, in una comunità contadina tradizionale, dove ogni gesto ed azione servivano ad affrontare le sfide quotidiane.
La tofa è ricavata da una conchiglia marina e racchiude in sé i suoni della natura: vento, certamente; poi acqua del mare, conservando i segreti e i misteri della profondità. Riesce a raccontare però solo a chi sa sognare, avverte l’autore.
Da qui, la voce di un’anima che è la propria anima; la sensibilità di cogliere il gusto della vita e le emozioni di chi è disposto ad ascoltare. È colui che non ha fretta, che ha la voglia di immergersi nel silenzio di un luogo, lento, antico, stanco. Ed a raccogliere la voce che entra in simbiosi tra l’animo umano e quello della natura, che in questo caso è il mollusco imprigionato in quell’involucro (conchiglia), ma che non muore perché richiamato in vita da colui che vuole comprendere.
Questo il senso del lavoro di Gerardo Vassallo, che offre al lettore un’opera, un grido di dolore di chi rimpiange un mondo scomparso, non più ascoltato e forse neanche ricordato. Ed allora è necessario parlare alle nuove generazioni (tra l’altro l’autore dedica il volume di quasi trecento pagine al nipote Martin) per narrare cos’è quel mondo tradizionale dove le emozioni, i desideri e le aspirazioni sono forse vagheggiate ma mai del tutto afferrate. È il mondo dei contadini di un tempo che va trasmesso e custodito gelosamente.
Ciò già potrebbe bastare. Ed invece l’autore non si ferma: compie una grande ed articolata ricerca cercando di sviscerare tutto ciò che rappresenta quella conchiglia, e la proietta dall’antichità ai nostri giorni.
Se la funzione materiale è legata al mondo pastorale e al suo uso lavorativo, tutte le sue caratteristiche sono supportati dalla consultazione di fonti e riscontri bibliografici, ricordi autobiografici, comparazioni tra le differenti utilizzi, che fanno affermare: “la tofa è un documento, basta solo saperlo e volerlo leggere”; oppure: “sono tanti i ricordi di quelle conchiglie che il mare stracquava (spingeva a riva); ed ancora: “è la proiezione dell’immagine della fascinosa Leucosia che sugli scogli soffiava in una conchiglia”.
Eppure, non è solo uno strumento per affezionati, sognatori e semplici, o studiosi e cultori della materia. Considerando la sua passione per il canto (è stato priore della Confraternita di Acciaroli) e per il suono di questo strumento, Vassallo accuratamente sistematizza dati e notizie; descrive i “gasteropodi marini” e tutte le loro caratteristiche, con opportuno corredo fotografico. Indica i vari nomi che riconducono, in Italia e in altre parti del Mondo, a queste conchiglie: la tofa, così chiamata sulla costa tirrenica, deriverebbe dall’osco-umbro tufa, radice del latino tuba – tromba.
Da gasteropode vivente, la conchiglia diviene tromba naturale, quando le sue dimensioni raggiungono almeno i 20/25 centimetri. Alla conchiglia privata del suo mollusco deve essere praticato un foro dove poggiare le labbra e soffiare. L’autore entra nello specifico delle diversità del suono, le modalità e le tecniche di realizzazione.
Interessante il discorso sulle finalità: a) comunicative e aggregative (per necessità quotidiane, per situazioni di pericolo e allarme, per ordini, richiami, segnali); religioso-rituali (convocazioni per cerimonie e ricorrenze); magico-apotropaica (scongiurare catastrofi e calamità, per guarigioni, riti di fecondità, malocchio e lotta contro spiriti e forze del male); varie e diverse (legate a spavento, punizione, aiuto, lamento; per tener lontano gli animali e i pericoli).
Senza voler percorrere il lungo elenco del suo utilizzo nel mondo, mi limito ai riscontri del territorio a noi più prossimo. Nel Cilento in ogni casa c’era una tofa, quale strumento per comunicare una situazione di allarme; in alcuni casi si usava per la nascita di un figlio; per chiamare a raccolta in caso di cerimonie funebri; per radunare le persone in occasione di pellegrinaggi; per preannunciare l’arrivo della trebbiatrice; per allontanare animali e volatili dai campi coltivati. In alcuni paesi, si festeggiavano la notte di Capodanno e il Carnevale. A ben vedere tutto ciò che ruota intorno ad una comunità tradizionale, ed ai suoi bisogni di aggregare, festeggiare, ma anche sconfiggere i pericoli.
Vassallo riporta i ritrovamenti più significativi in grotte, necropoli, siti archeologici del bacino del Mediterraneo, in Italia, Europa e nel mondo; in un capitolo, riprende le più antiche raffigurazioni delle conchiglie. Analizza poi i termini che riconducono a tofa: il significato del suono di questo strumento nella cultura classica; l’etimologia della buccina (bucina); conca di Tritone; tromba tirrenica. Riprende documenti e opere, a partire dai miti greci; poi autori come Euripide, Sofocle, Omero, Virgilio, che ne hanno trattato; il ruolo della conchiglia nelle leggende; la storia dei popoli che hanno inciso la conchiglia su monete e banconote; i simboli presenti in vari monumenti ancora oggi visitati.
Questo per dire come la conchiglia-tromba ha messo in relazione il mondo dei nostri antenati e quello di tanti popoli in ogni parte del mondo.
È un libro che colma un vuoto: intende proporre le nostre radici che servono a “crescere, progredire, andare avanti e creare un mondo migliore”. Fare questa operazione è anche voler andare alla ricerca di se stessi e della propria identità.
Gerardo Vassallo è stato un insegnante scrupoloso ed ha lasciato un ricordo molto vivo nei suoi allievi. Alcuni anni fa ha svolto una attività didattica legata alla storia locale (canto e tradizione cilentana), stimolando i giovani a studiare e suonare la tofa. Di quell’esperienza produce alla fine del volume alcune foto ricordo.
In conclusione, si può dire che “La tofa: una conchiglia e la voce della sua anima” è un libro appassionato, che approfondisce una lunga tradizione di popoli e riporta in maniera esaustiva l’uso e la funzione di questo strumento dal passato. Pare di intravedere nelle pieghe del volume l’anima che giunge dalle acque e produce emozioni, a condizione che l’uomo mantenga il contatto con la natura e riscopra la storia delle proprie radici.
Grazie molto interessante
👃