Il Cilento è una terra legata alla sua storia e alle sue tradizioni, ma è anche un territorio che a partire dal proprio passato deve proiettarsi verso il futuro, cercando nuove possibilità, nuove forme di sviluppo.
Su questi temi, organizzato dall’Associazione storico culturale “Progetto Centola” e dal Gruppo “Mingardo/Lambro Cultura”,
Sabato 8 febbraio 2025, ore 17:00,
si svolgerà il Convegno/Dibattito dal titolo:
“Il Cilento del futuro. Tra valorizzazione della memoria e Cultura dello sviluppo”
Introduce e modera:
Ezio Martuscelli (Presidente Associazione storico-culturale “Progetto Centola”, Gruppo “Mingardo/Lambro/Cultura”)
Interventi:
Pasquale Carelli (scrittore)
Leonardo Guzzo (giornalista, scrittore)
Luigi Leuzzi (antropologo)
Pasquale Martucci (sociologo)
L’incontro si terrà a distanza sulla piattaforma Googlemeet.
Per partecipare cliccare sul seguente link
La memoria di una civiltà coincide con la sua vocazione antropica e si rappresenta come genius loci e secondo una configurazione archetipica come anima mundi.
Ogni declinazione coesistentiva attuale o futuribile si radica dunque nel passato e specie nel caso delle antiche terre del Cilento in cui appare evidente uno iato difficile da colmare nella società delle origini al confronto con le dinamiche attuali dove bisogna rendere fluide le costellazioni antropologiche specie quando ci si confronta con la globalizzazione.
Siamo sempre più lacerati in senso culturale dal proliferare di luoghi comuni e per dirla con Marc Augé dai non luoghi dove una serie di rimandi cartellonistici o rievocazioni in chiave consumistica delle tradizioni ataviche lasciano inevaso il patto simbolico che ci vincola al nostro bisogno identitario. Quasi che una mancanza ad essere costituisca il file rouge che attraversa le nostre transazioni evolutive.
La communitas come munus o norma si impone sullo scambio o dono che ha spesso ravvivato in passato le relazioni tra conterranei e l’abitante medio ha difficoltà a collocarsi in un reticolo virtuale che modernamente impone uno stile di vita moderno dove si è oramai interconnessi con realtà trascendenti i luoghi atavici.
Appare evidente che restare nella propria terra o allontanarsi comporti un disagio, vale a dire citando Vito Teti che i restanti o i migranti debbano pagare comunque un debito simbolico che si traduce in difficoltà ad orientarsi in strategie di sviluppo se si è vincolati fantasmaticamente ad un passato socio-economico che non ha più ragione ad essere ed un presente o un futuro in cui bisogna evitare di trasformarsi del tutto con azioni e scelte che possano stravolgere la nostra identità evolutiva.
Partendo dall’assunto che il territorio cilentano dispone di notevoli ricchezze culturali e ambientali, dobbiamo essere consapevoli che le stesse dovrebbero essere potenziali risorse da utilizzare attraverso politiche volte alla valorizzazione, utilizzando anche le occasioni offerte da un turismo culturale rispettoso del territorio e attento alla fruizione per lo sviluppo.
La digitalizzazione e l’innovazione tecnologica possono costituire una svolta per migliorare il rapporto burocratico tra cittadini e istituzioni, per un investimento nell’istruzione di ogni ordine e grado, con ampio intervento su formazione e trasformazione continua delle abilità e delle competenze, agendo sulla riduzione dei gap infrastrutturali che non permettono un’adeguata connessione socio-produttiva del Sud col resto del Paese e con l’Europa.
Questi argomenti stimoleranno un dibattito che certamente non sarà limitato al Convegno ma investirà il confronto dialettico nel territorio per trovare un senso al suo futuro. A tal fine, è necessario riflettere e studiare con l’apporto di più competenze e con un approccio multidisciplinare una via di mezzo tra tradizione e cambiamento.
Lascia un commento