È stato pubblicato il volume:
Ernesto A. del Mercato
L’immaginario sociale del Cilento
Introduzione
Pasquale Martucci
Independently published, 22 marzo 2025
Dall’introduzione:
Quando Ernesto A. del Mercato mi ha contattato per invitarmi a presentare i suoi tre saggi: “I Cilentani”; “Lettere a mio nonno”; “Venere coi tacchi”, da raccogliere in un volume, ho cercato inizialmente di cogliere le connessioni tra gli scritti per poter produrre alcune riflessioni. Procedendo con la lettura, mi sono accorto che le assonanze consentivano, riga dopo riga, di immergermi nella relazione tra un presente evocativo del nostro passato.
La domanda che tutti si potrebbero porre è se dobbiamo preservare il nostro passato, la nostra cultura, per far scoprire risorse e ricchezze, materiali e anche immateriali, di questo bellissimo territorio. E ciò perché, la dico tutta, l’identità di una terra non può essere solo confinata alla conservazione dell’esistente ma proiettata verso il futuro.
Questo argomentare mi induce a valutare una identità che parte dai forti fondamenti e, attraverso l’intelligenza di uomini che guardano lontano, si evolve per progredire. Anche perché la cultura popolare, in questa terra: cilentanità, è una grande risorsa, ed allora è necessario far sviluppare un atteggiamento di rispetto del territorio, da intendere non come consumo tout-court ma come meditazione, contemplazione, tentativo di riguadagnare il rapporto con la natura.
Faccio un passo in avanti e rilevo il concetto di consumo, o meglio “consumismo”, come idea negativa di eccesso e spreco, su cui si riversano molte considerazioni di del Mercato, specie se significano abbandonare la cultura e le risorse storico-architettoniche ed inseguire le mode e una dinamicità che presuppone vivere il solo presente, abbandonando ciò che è stato e ciò che ha costruito la nostra storia.
(…)
Il rapporto tra del Mercato e il Cilento rappresenta un legame indissolubile, che emerge dalle riflessioni compiute negli anni ottanta quando l’autore ha realizzato un’indagine conoscitiva nell’area del Cilento Antico, costituito dai colli e i contrafforti del Monte Stella tra i due fiumi Solofrone, Alento e il mare.
Le sue osservazioni sono indicazioni per un approccio culturale, che parte dalla storia e dalla cultura popolare per occuparsi di comunità definite “aree non urbane”.
Il volume racconta il passato, attraverso differenze e dicotomie: città/campagna; uomini/donne; immaginario/realtà; comunità/società, nell’accezione tönneisiana; materiale/immateriale; tradizione/modernità. Ci sono soprattutto legami storico-religiosi e culturali, perché in quest’area: “Vi son luoghi che non possediamo, che posseggono noi. (…) Luoghi che eran nostri da prima di nascere perché vi saremmo nati dai nostri maggiori, luoghi di memorie e di appartenenza che noi custodiamo”.
Si tratta di affidarsi a quell’immaginario sociale, credenze e riti, sacro e profano, magia e religione, che può rappresentare il discrimine tra il Cilento e le altre aree non rurali.
Èopportuno riferirsi ai tre saggi: “I Cilentani”; “Lettere a mio nonno”; “Venere coi tacchi”, che compongono il libro.
Ne: I CILENTANI sono tracciati i comportamenti collettivi e individuali rispetto a quelli delle aree urbane sui temi di Politica, Economia, Commercio, Amore, Religione, Cortesia, Professioni, Invidia, Vigesimale, la Piazza, Carattere etc.
In: LETTERE A MIO NONNO, l’autore illustrando i ricordi delle estati passate col nonno negli anni ‘40 e ‘50 gli racconta i cambiamenti nel Cilento; mira a descrivere ai giovani usi e modus vivendi di quei tempi passati ed agli adulti il mutamento inaspettato e insospettabile.
Infine: VENERE COI TACCHI descrive le differenze di comportamento delle donne rispetto agli uomini ed alle donne di un tempo: segni di differenza tra categorie che non incidono sulla parità tra generi, concetto diverso dalla uguaglianza.
È necessario affermare l’idea, essenziale per l’autore, di affidarci alla nostra cultura per far scoprire risorse e ricchezze di questo bellissimo territorio. Ed ancora: è opportuno valorizzare la specifica identità di una terra che non può essere solo confinata alla conservazione dell’esistente.
Il lavoro di del Mercato, un vero atto d’amore per il Cilento, si affida alla memoria che altrimenti sarebbe dispersa, ed indica che le tradizioni e la cultura di questo territorio devono essere preservate e trasmesse alle nuove generazioni, nel rispetto della dimensione etica, democratica e legata allo sviluppo sostenibile.
Una evocazione dell’anima mundi consente un dialogo immaginario tra l’uomo ed il paesaggio antropico con una vocazione che si declina in genius loci.
Ma non è solo un atto nostalgico di rievocazione del passato bensì il radicamento di uno slancio vitale a metà tra memoria ed innovazione.
Complimenti
La rivalutazione dell’immaginario sociale è un elemento importante per lo studio di qualsivoglia società. Del Mercato produce considerazioni interessanti sulle comunità cilentane e su quel genius loci che le determina