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Un interessante esperimento di interazione tra i giovani è l’arte è stato realizzato lo scorso 15 novembre 2024, presso l’Auditorium del Liceo Scientifico “Alfonso Gatto” di Agropoli, autorizzato dalla dirigente scolastica dott.ssa Anna Vassallo, organizzato dalla prof.ssa Celeste Annunziata in collaborazione con la prof.ssa Nikla Palma, con al centro l’artista Roberto Bellucci ed un suo dipinto, donato all’Istituto.

Sono intervenuti in veste di osservatori partecipanti la scrittrice Antonella Casaburi e il sociologo Pasquale Martucci.

L’opera si riferisce a “Parigi 1789 – con la rivoluzione francese si promulgano quei valori che oggi sono alla base della Unione Europea”.

Si è attivato un processo di interazione sociale, ovvero passare un paio d’ore a contatto con alcune dinamiche interattive per comprenderne le specificità: si sono rilevati i comportamenti spontanei, non esercitando alcun tipo di controllo ed evitando di dare letture interpretative. Gli attori coinvolti sono stati ragazzi di diverse fasce d’età, di differenti classi, raggruppate in due momenti distinti, per presentare la stessa dinamica di incontro/confronto con l’opera dell’artista ed esprimere le loro emozioni.

Gli allievi hanno elaborato pensieri con una lettura soggettiva, effettuata dal proprio punto di vista secondo il personale modo di pensare e di sentire. Anche perché, come ha sostenuto il maestro Bellucci: “l’interpretazione della mia opera non è giusta o sbagliata perché ogni considerazione nasce dall’emozione personale provata”.

Questo artista parte dal colore per far emergere, per sottrazione, frammenti di figure e diversificati movimenti spaziali, che producono spunti di riflessione in chi guarda ed invitano a varcare una soglia per scoprire il mondo e rapportarsi agli altri. Esprime ciò che gli provoca il confronto con il mondo esterno e i problemi esistenziali delle nostre società, utilizzando un’arte contemporanea che sintetizza stili, forme e linguaggi diversi che intervengono nell’atto creativo, generando nuovi stimoli di ricerca e nuovi sentieri da esplorare (sincretismo artistico).

La sua idea si basa sulla differenza tra artista e artigiano: il primo crea e rende uniche e non ripetibili le sue creazioni; l’altro riproduce opere attraverso tecniche e conoscenze consolidate, realizzando manufatti. Il dibattito sull’essere artista e come definirlo tale ha coinvolto anche le insegnati nell’ambito del contesto attivato.

L’osservazione delle interazioni è stato un esercizio significativo.

Per osservazione si intende un momento intermedio tra la percezione del fenomeno e la sua interpretazione. In questo caso, guidato da un intento conoscitivo, si è valutato il flusso spontaneo e non controllato delle reazioni di ragazzi di fronte all’opera, senza formulare aprioristiche ipotesi o linee di intervento.

Per meglio rilevare l’interazione tra i ragazzi, si è ridotta al minimo la partecipazione dell’osservatore, lasciando emergere le considerazioni partendo dai soggetti interessati.

Le prime considerazioni sono state:

  1. Bellucci non aderisce ad alcuna scuola di pensiero artistico e di conseguenza è difficile fare confronti e paragoni;
  2. i ragazzi di differenti età hanno risposto alla domanda: “cosa rappresenta e quali emozioni suscita l’opera, partendo da un criterio del tutto soggettivo, frutto delle sensazioni provate”;
  3. dunque, da un dipinto senza indirizzi, se non la traccia di tre parole che hanno segnato lo sviluppo del mondo occidentale: liberté, égalité, fraternité, c’è stata l’interazione che, valutando la combinazione di colori e forme, ha prodotto emozioni, impressioni ed attivato particolari stati d’animo.

Intendo rilevare altri elementi:

  • i ragazzi erano stati informati che avrebbero partecipato ad un confronto con l’opera e l’artista;
  • alcuni hanno elaborato qualche impressione/domanda, ma pochissimi hanno letto il materiale preparato, perché coinvolti nell’interazione e stimolati dai contenuti evidenziati dagli altri;
  • all’inizio c’è stata titubanza e diffidenza: non si conosceva l’artista ed anche i compagni di altre classi, se non attraverso rapporti poco approfonditi;
  • c’è sempre timore di un confronto pubblico, dove le parole non escono e tutto appare difficile da gestire;
  • con il passar del tempo e degli interventi, i giovani hanno manifestato in maniera più attenta idee per suffragare o confutare le posizioni degli altri;
  • con lo svolgimento dell’interazione, le posizioni sono apparse meglio definite e gli allievi si sono sentiti più liberi di esprimere le loro impressioni;
  • nell’ambito del gruppo di allievi che hanno preso parte al secondo momento di confronto, le forme interattive sono apparse più delineate;
  • nel finale, dopo aver superato le fasi del dibattito pubblico, molti componenti sia del primo che del secondo momento interattivo hanno voluto scambiare qualche ulteriore considerazione con il maestro.

Se i processi di interazione sono spesso caratterizzati da uno schema ben definito che prevede un collegamento reciproco tra le azioni dei vari soggetti, è stato possibile individuare la frequenza degli interventi e la sua intensità, che si sono manifestati soprattutto quando il grado di partecipazione dei ragazzi è dipeso dalle dimensioni del gruppo. Ad esempio: ciò è accaduto nella seconda interazione quando l’Auditorium era più affollato e gli interventi più numerosi.

Veniamo ora ai contenuti rilevati.

La traccia fornita dall’artista si riferisce alle scorse olimpiadi ed alle immagini colte durante la cerimonia di inaugurazione, per proporre una idea di unità nel totale disfacimento dei valori.

La rappresentazione del dipinto è: una sfera con dodici stelle, nel primo riquadro; una linea bianca la separa dalla parte inferiore che sullo sfondo blu vede impresse le tre parole che hanno caratterizzato la Rivoluzione francese; sul lato destro, da uno sfondo scuro emergono quattro cerchi; più in alto due cerchietti gialli.

Prevalgono nell’opera la costruzione e l’attenuazione delle distanze in alcuni spazi distinti, per sottolineare il bisogno di affermazione dei valori dell’occidente.

I ragazzi hanno manifestato opinioni riconducibili al linguaggio verbale, ma non solo: qualcuno ha inteso osservare in silenzio gli stimoli, oppure a parole ha sostenuto la difficoltà di dire ciò che si può cogliere.

L’idea di porre al centro i valori insostituibili della Rivoluzione francese è emersa in tutti gli interventi, anche quelli di coloro che hanno evidenziato l’esigenza di ascoltare piuttosto che di esprimere il proprio pensiero. Del resto, non è facile entrare in contatto con altri, affermare le proprie idee e la personale visione delle cose.

Eppure, l’osservatore partecipante non può che cogliere la volontà di “abitare” il gruppo e di condividere esperienze che sono arricchimento personale, senza dover per forza proporre differenze tra l’uno e l’altro: l’omologazione e la similitudine portano ad essere accettati nel gruppo di riferimento.

Negli interventi, l’assenza di uniformità e il desiderio di manifestare la propria soggettività hanno prevalso nelle espressioni di ragazzi, le cui emozioni si sono evidenziate nell’idea di rottura ma anche di ricomposizione e nella speranza. Poco presente è l’Europa, soprattutto perché la stessa propensione giovanile in genere si spinge verso visioni globali/virtuali piuttosto che accettare una identificazione secondo l’appartenenza territoriale, specie in un contesto più ampio. Ciò emerge da ricerche e studi validati scientificamente.

Se Bellucci insiste sulla riproposizione e sull’ideale, dalle espressioni dei ragazzi prevale il senso del reale: l’artista intende la costruzione per una maggiore solidarietà; i giovani vedono almeno lo squarcio in un muro, provocato dal sole/speranza.

A questo punto cerco di tracciare alcune parole chiave antinomiche: uguaglianza/differenza, luci/oscurità, speranza/sconforto, linea/confine/frontiera/limite; noi/altri, territorio/mondo, divisioni/ricomposizioni, costruzione/distruzione. Sono tutti termini influenzati da differenti attitudini personali, contesti sociali di riferimento, volontà di volersi differenziare.

Il senso del “normale” (conforme alle norme sociali) ha permesso di produrre alcune distinzioni sul rapporto tra regole e creatività/movimento, che riconduce all’idea di progresso sociale. E qui ritorniamo al punto di partenza di un artista che crea fuori dagli schemi, non essendo assoggettato a particolari scuole di pensiero.

All’inizio mi riferivo all’esperimento. Certamente l’incontro tra arte e giovani è stato interessante per comprendere forse come si possano delineare interazioni che vanno oltre le relazioni. Nell’interazione sociale, si realizza una reciproca influenza tra individui o gruppi non omogenei, attraverso processi di comunicazione (verbale, non verbale), con senso di appartenenza ad un gruppo meno connotato da legami stretti e solidali (in tal caso si può parlare di relazione sociale).

Nell’incontro tra arte e giovani, la condivisione è stata di un evento occasionale in cui si è realizzata una sorta di reazione alle azioni, al comportamento e alle parole degli altri. Per fare un esempio: alle frasi di un ragazzo sono intervenute quelle di altri, accettando o differenziando le risposte.

L’interazione nell’Auditorium ha evidenziato anche gesti che hanno sottolineato le parole di alcuni allievi (spesso si è reagito con applauso, in altri casi con qualche risata).

Le azioni umane reagiscono anche alle intenzioni, in base ai significati introiettati nell’ambito culturale di riferimento: utilizzando il modello drammaturgico (Goffman), come è accaduto in questa interazione, si sono rilevati comportamenti di ragazzi che sono stati stimolati ad interpretare il ruolo di essere liberi di esprimere i propri pensieri fuori da schemi preordinati.

Il confronto interattivo, che potrebbe anche far affermare nel tempo una dimensione più relazionale, ovvero meno distante e più funzionale alla condivisione, può comunque produrre importanti risultati. Se spogliati delle vesti di alunni, infatti i giovani possono esprimersi sulle dinamiche sociali e sui contenuti relativi alla partecipazione alle forme di socialità.

Lo stimolo dell’artista e delle insegnanti, che hanno inteso proporre questo esercizio, credo possano aver definito nuove modalità di far rapportare i ragazzi tra loro e stimolare gli ambiti di conoscenza che sono parte importante della loro formazione.

Occorre a volte ascoltare più che giudicare, per concorrere alla crescita di coloro che saranno i cittadini del futuro, come ha sostenuto Bellucci, che ha fatto un’azione di grande autocritica, commuovendosi e chiedendo scusa alle nuove generazioni che hanno trovato un mondo dilaniato da conflitti distruttivi, voluti da adulti/bambini che continuano a giocare alla guerra.

La speranza è di affidarci a ragazzi che trovano una dimensione personale e collettiva riconoscendosi negli altri e costituendo una comunità in cui affermare la loro singolarità.

2 Responses to “I giovani incontrano l’arte: l’osservazione di una interazione”

  1. Sergio Mantile

    Il mio lungo percorso professionale mi ha confermato ripetutamente la centralità di tre punti fondamentali della prassi e della ricerca sociologiche: l’importanza di conoscere contesti vitali e lavorativi diversi; il rilievo speciale della dimensione pedagogica – intesa in senso ampio, dalla scuola ai diversi sontesti sociali; e l’importanza di interagire tra professionisti di discipline diverse, in particolare tra professionisti della razionalità e professionisti della creatività. L’esperienza racconata in questo articolo soddisfa sicuramente questi tre punti, oltre ad altri. Martucci è uno studioso-ricercatore dei territori cilentani, e specialmente della genesi della loro identità. Ma è anche un cultore di espistemologia e di metodologia sociologiche e tuttavia non si sottrae, come ha fatto nel Liceo Scientifico “Alfonso Gatto” di Agropoli, ad un confronto dialettico dal vivo, ad una sorta di sperimentazione didattico-sociale. Inoltre, la sua presenza come osservatore, accanto ad una scrittrice, per valutare l’interazione tra gli studenti e l’opera dell’artista Roberto Bellucci, è un esempio di scambio intellettuale cui oggi raramente siamo abituati.

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