di Pasquale Martucci
Assistere ad un intervento del sociologo francese Alain Touraine, uno dei massimi pensatori attuali, è sempre un evento.
In occasione dell’incontro, che si è svolto a Bologna (RepIdee, 8 giugno 2019) con Ilvo Diamanti e Sergio Rizzo, sono apparse particolarmente interessanti le sue argomentazioni a proposito della crisi della società moderna, desoggettivata, teorizzando su un attore/soggetto che riveste un ruolo creativo nella costruzione dell’ipermodernità.
Touraine ha di recente prodotto un importante volume: “In difesa della modernità” (2019), per affermare nella società futura il concetto di soggettivazione. Se in precedenza i conflitti e le contrapposizioni si organizzavano intorno ad interessi economici, “possiamo affermare che il XXI secolo sarà quello dello scontro tra soggettivazione e desoggettivazione”.
Touraine individua una società in movimento, un movimento culturale globale, una evoluzione che consideri la complessità che ci circonda. Si tratta di un movimento attento a tutte le forme di sviluppo che inevitabilmente, se legate ai temi dell’accumulo di ricchezza e potere nelle mani di pochi, possono produrre le crisi e le disuguaglianze che investono le nostre società.
Il sociologo francese crede che il concetto che meglio possa esprimere le tendenze in atto, e quelle di una società intesa come ipermoderna, sia individuabile nella soggettivazione, ovvero l’acquisizione della consapevolezza del ruolo del soggetto/agente che si muove nella società.
Un ruolo che, ben inteso, sia svolto entro una cornice che consideri i diritti umani fondamentali e universali (libertà, uguaglianza, dignità) inderogabili e superiori alle leggi in essere, se le leggi continuamente cercano di violarli.
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