In qualsiasi tipo di società il gioco ha esercitato sempre un certo fascino, specie se competitivo e legato all’affermazione dell’uomo sull’altro uomo. Se poi si considerano le forme ludiche che servono a realizzare guadagni, ecco che è possibile affermare come i giochi siano creati per minimizzare l’impatto del pensiero razionale sulle nostre decisioni, ed allora, per indurci a giocare, i vari sistemi agiscono sul nostro apparato cognitivo attivando meccanismi basati sul potere di attrazione utilizzati per creare dipendenza. Quando un giocatore accede al gioco, occorre considerare il maggiore o minore rischio di diventare giocatori abituali, perché più tolleranti rispetto alle perdite. I giocatori sono indotti a continuare nel tentativo di recuperare i soldi spesi, accumulando scommesse sempre più rischiose.
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L’ampliamento del gioco d’azzardo legale ha costituito una risorsa per le mafie che hanno investito per acquisire il controllo di questo importante settore economico. Non è un caso che il paradigma normativo dell’articolo 416 bis del codice penale preveda che le mafie, attraverso l’intimidazione e la conseguente omertà che ne deriva, mirino ad accumulare ricchezza illecita, acquisendo, tra l’altro, il controllo di attività economiche anche indirettamente. La criminalità mafiosa infatti condiziona il settore del gioco in maniera multiforme: a) condiziona direttamente la gestione di sale e punti di raccolta inseriti nel circuito “legale” di gioco e scommesse; b) si è dotata di “strutture parallele” con le quali esercita l’offerta illegale, dai centri scommesse mimetizzati come Centri Trasmissione Dati alla realizzazione di siti abusivi per l’offerta di gioco e scommesse online, situati anche all’estero.
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