Più volte ho letto tentativi di disconoscere il passato, fondamento di una cultura, o quanto meno di cercare di considerare antichi o affezionati alle cose di una volta coloro che hanno verificato il senso di un’identità che, lo dico subito a scanso di equivoci, non è mai data una volta per tutte. Qui si inserisce la domanda sul tempo intercorrente tra l’abbandono di una forma identitaria e l’affermazione del nuovo, che è del tutto fuorviante perché non si lasciano mai del tutto le cose date, così come non è mai tutto interessato al nuovo: c’è un concatenarsi di condizioni, un integrarsi di tutto ciò che accade su un substrato consolidato. Per dire, che sbagliano coloro che non considerano il passato, ma errano allo stesso tempo coloro che ne sono del tutto affezionati e non intendono modificare la società esistente. Chi scrive si è occupato di identità, attraverso ricerche realizzate nel territorio cilentano, insieme al prof. Antonio Di Rienzo, che hanno riguardato il concetto di cilentanità, individuando una serie di elementi che ne determinano le caratteristiche.
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