La ritualità è stata sempre la principale caratteristica delle feste che si sono diffuse e consolidate nella tradizione e nella cultura popolare. Mi riferisco soprattutto agli eventi cerimoniali che hanno rilevanza in quanto riferibili ai cicli stagionali della natura, rispondendo al criterio di essere vissute nelle comunità. In tal senso, la festa è stata sempre intesa come il periodo dedicato a riti e liturgie, ben distinti dalla vita e dal lavoro quotidiani, che si prefissavano di celebrare un rituale collettivo simbolico per rappresentare un ribaltamento di ruoli, in cui il soggetto, a volte, ricoprendo corpo e volto con la maschera, rinnegava la sua identità ordinaria e ne assumeva una differente.
Eppure, qualcosa è cambiato: gli studi che ho realizzato nel territorio cilentano hanno riguardato proprio le feste che, oltre alle componenti rituali, hanno considerato nuove modalità, che chiamerò sociali, di vivere il momento di aggregazione e di condivisione dell’evento festivo. Oggi, gli elementi costitutivi della festa sono: a) la presenza di un’esperienza interpersonale; b) la presenza di attività espressive a carattere simbolico-rituale, ludico-cerimoniale; e) la periodicità; d) la funzione socioculturale. Il tempo della festa sembrerebbe aver smarrito i propri caratteri specifici risolvendosi in una ritualità seriale, mercificata, standardizzata. Le feste non sarebbero altro che pause, vacanze, periodi che mettono in rilievo lo spettacolo, la confusione, il primato del calcolo e delle ragioni utilitaristiche.
Le forme contemporanee legate alla condivisione degli eventi sembrano portare al riadattamento dei saperi e delle pratiche tradizionali alle differenti sensibilità prodotte nella società in trasformazione. Ad ogni modo, tale ripensamento e riadattamento viene comunque orientato da valori culturali e sociali che nascono e si sviluppano all’interno di comunità che costituiscono il riferimento costante della festa.
Da questo quadro, emerge una nuova modalità, che intendo sociologica, di considerare le manifestazioni che si svolgono oggi nel territorio: attraverso riscontri sul campo, spesso ho osservato alcuni contenuti che superavano quelli tradizionali, i significati rituali, i rimandi alle forme antiche di concepire il vivere l’evento festivo in una comunità. Mi riferisco soprattutto ad alcuni elementi legati alla partecipazione, alla socialità, al rilievo economico, che caratterizzano le iniziative. Si tratta di tre indicatori utilizzati nello studio delle feste che in determinate occasione ho messo in relazione. E ciò non per la tendenza a negare le forme rituali, ma per rilevare che, con l’ingresso di fenomeni come la secolarizzazione, l’industrializzazione, la razionalizzazione della produzione, i mass media, sono differenti le forme di divertimento e intrattenimento che fanno proliferare e rivitalizzare le feste.
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