di Pasquale Martucci
“I personaggi sono presenze molto forti, un romanziere li sente. E’ stato allora che ho deciso di confinarlo (si riferisce a Mussolini), cedendogli il racconto solo in pochi momenti. Ma ci sono moltissimi monologhi interiori in cui la storia è narrata attraverso il suo sguardo ambizioso. Non è stato semplice. Entrare in risonanza con la mente, con la psiche e con quella fascinazione collettiva che è stato il fascismo è molto destabilizzante”.
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