“Oggi la mafia ha deposto il sogno di farsi Stato; non mette le bombe, si nasconde tra i pali della luce, le scommesse, i bitcoin e si traveste da antimafia per non farsi riconoscere. Mentre le grida di onestà, legalità, sono un’eco che si spegne in lontananza, l’Italia ha smesso di essere strategica, è diventata una grande provincia che sprofonda in una malinconica rassegnazione”.
Michele Santoro torna a far parlare di sé, e riappare sugli schermi televisivi per presentare Maurizio Avola, killer di mafia appartenente alla famiglia catanese di Nitto Santapaola, ma anche e soprattutto di se stesso, senza rinunciare ad esprimersi sulla politica e l’attualità, sulla vita controcorrente che ha sempre contraddistinto il suo essere giornalista. Diceva Pippo Fava: “Io mi batterò sempre per cercare la verità, in ogni luogo ove ci sia il confronto tra violenza e dolore umano. E capire il perché”.
Nel libro: “Nient’altro che la verità”, il mafioso costituisce una sorta di pretesto per esserci, ma rappresenta anche il racconto di una storia che conferma la “cultura”, il contesto di riferimento, la vita nel territorio controllato da Cosa Nostra.
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