“Percorro questa terra antica del Cilento in un silenzio quasi devoto, ne sento il
mito e l’abbraccio materno allo stesso tempo eppure questo sentimento non mi
contiene, averto una mancanza, una vertigine di estraniamento. Interrogo le
mute presenze del passato e non trovo una risposta, solo immagini che cercano
un dialogo: è l’anima del posto che non trova un luogo e con la sua evanescenza
chiede alla mia esistenza un corpo da indossare per chiudere, esprimendolo, un
conto sospeso, un rancore, un risentimento per il mancato ascolto”.
(L. Leuzzi, “Un’anima, un luogo. Contributo antropologico per un processo di individuazione nel
Cilento e nel Vallo di Diano”, Centro di Promozione Culturale per il Cilento, 2010, p. 65)
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