Per molto tempo nella cultura occidentale si è pensato che le differenze di genere rispecchiassero semplicemente la diversità biologica o comunque “naturale” tra i due sessi, in quanto il genere rimanda al concetto anglosassone di gender, riferendosi ai “ruoli maschili e femminili, attraversati da differenze di ceto, cultura, etnia, religione, orientamento sessuale” (Dizionario di Filosofia”, Treccani). C’è stata l’assolutizzazione del genere, la convinzione che le caratteristiche psico-sociali assegnate a uomini e donne siano un dato definitivo e irrevocabile: gli individui sono portati ad adeguarsi agli stereotipi di genere e a modellare “automaticamente” su di essi l’esistenza quotidiana.
La socializzazione di genere, l’apprendimento dei ruoli ritenuti propri e delle aspettative sociali connesse, è un processo precoce che avviene a partire da famiglia, scuola, media: gli adulti incoraggiano nei bambini comportamenti e atteggiamenti considerati adeguati al genere di appartenenza, biasimando quelli ritenuti non conformi.
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