In questo scritto, introdurrò alcuni elementi legati a: mito; social media; immaginario collettivo. I primi due da ricondurre entro aspetti contestuali e spazio-temporali, riguardanti la narrazione; l’ultimo è una possibile prospettiva metodologica di ricerca in ambito sociologico, partendo da un approccio antropologico.

Michel Maffessoli si occupò di immaginario, riprendendo, nella seconda metà del novecento, le tesi dell’antropologo Gilbert Durand, che aveva guardato con sospetto le idee omogenee e i luoghi comuni che avevano caratterizzato gli studi di comunità. Lo stare insieme nella società è un sentimento di appartenenza e il reale sarebbe possibile nel confronto con l’irreale, con i fantasmi, i sogni, i miti e i simboli.

Durand prima e poi Maffessoli introducono la forza invisibile, l’immaginario, riportato a valenza scientifica, a paradigma, dopo aver ricomposto proprio quella dicotomia reale/immaginario. E qui si aprono prospettive di analisi interessanti per comprendere le realtà del mondo contemporaneo e contestualizzare i fenomeni che si succedono nel corso della storia. Valentina Grassi cerca la valenza del lavoro di Durand per proporre la funzione creatrice delle immagini simboliche, dove il reale è frutto di un processo in cui coincidono stati psichici ed eventi esterni.

Il suo intento è di rilevare una sociologia attenta ad un approccio fenomenologico e comprensivo delle forme di socialità e del ruolo all’interno del vissuto quotidiano e collettivo. In quest’ottica, la conoscenza è in perpetuo movimento, è sempre approssimativa e intuizionista soprattutto quando si studiano entità fluide come il vissuto quotidiano.

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