Sono alcuni anni che importanti istituti di ricerca, sotto la spinta di progetti e finanziamenti, si occupano di studiare la sofferenza di un’intera generazione giovanile, quella che va dai 15 ai 34 anni, che non lavora, non studia, non si forma. È stato analizzato nelle sue molteplici sfaccettature il fenomeno NEET (Not in Education, Employment or Training), indicando percorsi integrati multi-misura di media-lunga durata, per sostenere la necessità di innalzare competenze, livelli di istruzione, con interventi di accompagnamento e inserimento al lavoro. La fotografia di questa condizione risulta essere impietosa: nell’ultimo decennio il problema si è ingigantito, più al sud che al nord (in media con quello europeo), più tra le donne, più con il crescere dell’età. Il recente Rapporto: “NEET tra disuguaglianze e divari. Alla ricerca di nuove politiche pubbliche” (Futura, novembre 2022), curato da ActionAid-CGIL Nazionale, con prefazione di Giustina Orientale Caputo, Alessandro Rosina e Chiara Saraceno, sottolinea la necessità di un ripensamento radicale delle politiche adottate. Occorre riconsiderare i servizi, lavorare a stretto contatto con i territori, rafforzare le reti di prossimità, intercettare i giovani più lontani dalle opportunità. E ripensare soprattutto strumenti e politiche pubbliche: ad esempio, Garanzia Giovani, Contrasto alla precarietà nel lavoro, Rilancio degli investimenti sul sistema pubblico di istruzione e formazione, Pieno ed efficace utilizzo delle ingenti risorse che l’Europa sta mettendo a disposizione, dal PNRR ai Fondi strutturali, sarebbero questi gli ambiti su cui agire per invertire la tendenza.
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