Coronavirus:
biologia o economia?
Il filosofo Umberto Galimberti propone le sue argomentazioni/concettualizzazioni sul Coronavirus. Riprendo alcune parole chiave tratte dall’intervento del 28 febbraio 2020 (registrato a Milano il 28 febbraio 2020, Feltrinelli Editore – www.youtube.com) e dall’intervista di Antonella Alba del 7 aprile 2020 (http://www.rainews.it).
Angoscia
Il coronavirus non è un oggetto determinato; e quando la dimensione è indeterminata non esiste la paura ma l’angoscia. E’ come con i bambini che non conoscono la paura ma vivono sentimenti di angoscia: se c’è un bambino isterico che grida e la mamma gli dà uno schiaffo, lui smette immediatamente. Si libera dall’angoscia. Occorre determinare l’oggetto di cui si ha paura. Gli europei all’inizio per evitare l’angoscia delle loro popolazioni hanno deciso che il pericolo proveniva dall’Italia e di conseguenza si doveva aver paura degli italiani. Anche noi facciamo così con gli immigrati.
Interessi
I soggetti che agiscono sono tre: la popolazione (che guarda alla vita quotidiana e non riesce a stare reclusa); la politica (che attua le precauzioni per evitare il contagio); la sanità (che si occupa della malattia). Occorre trovare una mediazione tra questi interessi, partendo dal presupposto che i comportamenti umani non sono prevedibili. E’ necessario utilizzare la phronesis (buon senso, saggezza), ovvero il minor male, come diceva Aristotele, per muoversi nelle situazioni imprevedibili.
Democrazia
Etica e democrazia sono le modalità con cui si organizza la vita: prima bisogna cominciare a vivere e poi forse potremo discutere di etica e democrazia. Abbiamo una visione troppo ottimistica se pensiamo di tornare al lavoro e alla economia; in questa fase dobbiamo, invece, essere severissimi almeno finché non c’è il vaccino.
Biologia
L’Economia viene dopo la biologia, che di per sé è più forte. La frenesia con cui si lavora crea precarietà biologica, ed è per questo che ci indeboliamo a discapito del nostro sistema immunitario. La biologia viene prima, sia nel bene che nel male. In questa fase bisogna essere ossequiosi rispetto a quello che dicono i sanitari: l’unica ancora di salvezza è la scelta biologica, solo quella conta. La politica non è più luogo della decisione che è riservata esclusivamente all’economia. Chi fa polemica politica in questo momento è un criminale.
Educazione
Oggi i genitori devono parlare con i propri bambini e spiegare cosa è il Coronavirus. Freud diceva che occorre dire la verità, perché la vita non è sicurezza, non è garantita. E loro devono sapere che c’è precarietà e incertezza. E’ l’educazione agli scenari che si presentano, per aggredire i pericoli e difendersi, perché non c’è un codice materno che mi salva. Gli stessi genitori non devono sentirsi spaesati: non lavorano ma possono recuperare la loro interiorità, magari attraverso la lettura. E’ questa l’occasione di riflettere su noi stessi.
Pensare
Ispezionare la nostra interiorità a cui non badiamo mai, non sappiamo chi siamo e non è bello vivere a nostra insaputa. Ciascuno guardi in faccia se stesso e il suo stile di vita, appena finirà, lo si vedrà, tutti si butteranno a rifare le stesse cose che facevano prima e non sarà cambiato proprio nulla. Tutti si comporteranno esattamente come fanno i tossicodipendenti dopo un periodo di astinenza. Io, per esempio, sono contentissimo perché ho l’occasione di studiare più di prima, restando a casa mia.
Restrizioni
La gente sbaglia, pensa di essere furba e immune, ma è solo molto disordinata, come quelli che pensano che la morte non li debba mai toccare, e invece poi arriva per tutti. Io vivo a Milano. Possibile che in un capoluogo così importante ci siano state 9000 persone denunciate?
Guerra
Non siamo in guerra, ecco questa è un’altra cosa su cui bisogna stare attenti: chi parla di guerra adesso lo fa in modo improprio, non stiamo vivendo una guerra, la guerra è un’altra cosa. In guerra conosco il nemico e posso concluderla facendo un trattato di pace con lui; mentre qui è impossibile, perché questo nemico non lo conosciamo. Ci lamentiamo delle code da fare al supermercato, mentre in guerra non c’è da mangiare. Ci lamentiamo che siamo in casa, ma quando c’è guerra, le case vengono distrutte dalle bombe.
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