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Il destino del porco

di Pasquale Martucci

 

A gennaio, quando è ormai ben grasso, l’animale è prelevato con l’inganno dalla donna che lo ha sempre blandito con carezze, cibo e parole affettuose, e ora lo tradisce dopo averlo sedotto. Il suo incedere è incerto perché avverte un ambiente diverso che presto gli sarà fatale: solo quando si accorge del suo destino eleva al cielo grugniti altissimi e lancinanti. L’acqua bolle in casa da tempo, le persone si preparano all’evento. La donna ora fugge e non lo protegge più, si è ritirata piangendo con le altre in attesa di successivi lavori. Il porco è trascinato, disteso, legato dagli uomini su uno scanno in attesa di colui che officerà il rito. Questi, con lo scannaturo lo uccide: è un colpo secco alla carotide con una lama tanto lunga da raggiungere il cuore. E’ l’apoteosi degli astanti quando gli ultimi rantoli s’alzano al cielo, è l’esaltazione di chi ha avuto coraggio e forse particolari poteri. E’ in genere altro dalla famiglia, quello che ha compiuto la vendetta e sancito la morte del padre/maiale, nella visione freudiana del mito. I giovani esultano, l’anziano patriarca in disparte osserva la scena e la sua fine. L’uccisione dell’animale e la raccolta del suo sangue serve a tenere in vita il porco e il suo padrone. Al lutto ora segue la festa, lo scatenarsi degli istinti e la soddisfazione in una sorta di pentimento, riconciliazione, trionfo. E’ sancita l’identificazione con l’animale/padre, l’ambivalenza amore/odio nei suoi confronti, il banchetto finale come aggregazione e formazione di nuovi legami tra parenti e amici, nonostante gli inevitabili sensi di colpa. Il mito ora è la lotta contro la società patriarcale e l’avvento di un modello orizzontale fraterno, in cui scompaiono le figure determinanti e fondamentali dell’esistenza umana.

(Il testo è frutto di suggestioni e riflessioni tratte dalla lettura di: Antonio Libutti, “Mito e rito dell’uccisione del porco”, in AA.VV., “Porco e Aglianico”, Basilicata Editrice, 1984, 79-91)

 

 

Un rito arcaico, un evento importante nella cultura contadina che risale ad epoche antiche, una festa pagana che costituiva non solo una necessità ma un momento di socialità e di aggregazione comunitaria, una organizzazione tra i membri della famiglia e del vicinato, in cui ognuno aveva un ruolo e un compito da svolgere: tutto ciò era l’uccisione del maiale.

La famiglia si occupava della sua crescita e lo faceva con la massima cura, conscia che l’animale serviva a dare sostentamento per tutto l’anno; poi nei mesi freddi tra dicembre e gennaio, proprio per poter conservare la carne, e di solito all’alba nello spiazzo adiacente il porcile, si concretizzava il rito. Cruento era lo sgozzamento con il coltello: il primo sangue uscito doveva cadere a terra, a mo’ di ringraziamento alle divinità generalmente femminili (Demetra), perché il porco significa fertilità.

Era quell’evento un momento di unione: il più capace del gruppo uccideva e stagliava (sezionava) il porco e, a lavoro ultimato, si formavano porzioni di carne che venivano distribuite al vicinato (lu spitu o lu rato).

Dopo l’uccisione dell’animale si procedeva con grossi coltelli alla raschiatura delle setole, ammorbidite con acqua bollente; dopo si praticavano dei tagli sulle zampe posteriori per infilare tra i tendini un attrezzo di legno a forma trapezoidale che permetteva di appendere l’animale e squartarlo; quindi le parti si pulivano, si disossavano, si tagliavano e si utilizzavano in vari modi; infine le donne, dopo aver lavato gli intestini che si utilizzavano per gli insaccati, preparavano il pranzo a base di soffritto al quale partecipavano coloro che avevano contribuito all’evento.

Del maiale non si buttava niente: si conservava il grasso, i cicoli, il lardo, la pancetta, le cotenne, le salsicce, le soppressate, i capicolli, il prosciutto; le ossa erano poste in salamoia e cucinate con le verdure durante l’anno; parti della testa, orecchie, zampe, trippa erano ugualmente utilizzate. Infine, con il sangue, cotto a bagnomaria, si preparava il “sanguinaccio”.

Da un racconto di Orsola Orlando, il sanguinaccio nell’antica tradizione si preparava con: prugne, fichi, pere, bolliti in acqua; mandorle abbrustolite, pestate e poi aggiunte al liquido precedentemente preparato, insieme al sangue; il vino cotto era introdotto in seguito, continuando la cottura; infine si mescolava al tutto: zucchero, chiodi di garofano, cannella, un po’ di sugna. Alcuni aggiungevano del pane grattugiato. Andava mangiato freddo. (cfr.: AA.VV., 1985, “Feste pagane e feste cristiane nella tradizione culinaria del Cilento”, CI.RI. Cilento Ricerche, 18)

Nella mitologia, il maiale rappresentava una figura innocente attraverso la quale gli dei mandavano messaggi agli uomini, come nel caso dei sacerdoti etruschi che con il fegato di porco praticavano la scienza aruspicina, ossia la previsione del futuro. Il grasso di maiale, la sugna, era simbolo di fertilità presso le spose latine, che vi ungevano gli stipiti della porta di una nuova casa per assicurarsi fortuna e fecondità. Al contrario, nell’iconografia cristiana, il porco rappresenta il peccato: infatti, come il maiale ama rivoltarsi nel fango così il peccatore si crogiola nella sporcizia dei suoi peccati.

Molti anni fa le credenze e i miti erano l’essenza stessa delle popolazioni contadine, se pensiamo che nelle campagne la vita era regolata soprattutto dai ritmi della luna, che ha sempre affascinato l’uomo che in essa ha letto l’allegoria dell’instabilità della fortuna e dell’umore delle persone. La gente di campagna le ha sempre riconosciuto influssi su coltivazioni e allevamenti: nella vita agricola tradizionale, la maggior parte dei vecchi contadini teneva in grande considerazione le fasi lunari nelle diverse pratiche, quali: semina, innesti, potatura, raccolta, vinificazione, taglio della legna. Le differenze sono importanti: la luna crescente o luna nuova si verifica quando la superficie visibile della luna è in fase di crescita, fino alla fase di luna piena, e si riconosce dalla posizione della gobba della mezzaluna volta a ovest; la luna calante o luna vecchia è quando la superficie della luna è in fase di calo, con la gobba della mezzaluna volta a est, e va dalla fase di luna piena alla completa estinzione della parte visibile.

E, secondo un’antica tradizione, lo stesso maiale si doveva uccidere per iniziare a lavorare le sue carni solo a luna calante.

Molto probabilmente il maiale proveniva da una specie selvatica simile al cinghiale: il suo nome è porcus maialis e si farebbe risalire all’abitudine di sacrificare l’animale, castrato e grasso, alla dea Maia. Il maiale domestico, di natura onnivora, predilige un ambiente ricco di acqua e vegetazione, e ama nutristi soprattutto di ghiande e faggiole. Dunque, l’antenato più prossimo del maiale, il cinghiale, era diffuso in misura considerevole già dieci milioni di anni fa, sia in Europa che in Asia e Nord d’Africa. Il cinghiale rappresenta la personificazione del sole, ed è associato alla mascolinità nelle sue manifestazioni estreme quali: l’aggressività, il coraggio, la lotta, la sete di sangue, l’intemperanza, la gola, l’immoralità e la dissolutezza. Il “maiale bianco” era considerato un animale lunare, associato alla femmina ed alla fertilità.

Nel VI sec. a.C., presso le civiltà dell’Antica Grecia, il maiale rivestiva un ruolo importante non soltanto nella sacra sfera del rito religioso, in quanto vittima sacrificale offerta agli dei per ingraziarsi il loro favore, ma anche nell’ambito terreno e “profano” della cucina. La carne di maiale, infatti, era consumata in abbondanza: prosciutti, salsicce, braciole e zampetti erano alla base di gustosi piatti, immancabili in lauti banchetti. Anche i Romani avevano un’alta considerazione del maiale, tanto da “impiegarlo” come mezzo di comunicazione tra dei e uomini: gli aruspici etruschi e latini cercavano segni della volontà divina nelle viscere dell’animale. Nel periodo medioevale e fino al XVIII secolo, i suini erano allevati allo stato brado nei boschi di querce e castagni: si trattava di animali magri e dalle lunghe zampe, di pelle scura, rossastra o nera con setole dritte e lunghe sulla schiena.

Soggetta a diverse valenze simboliche, la carne di maiale ha sempre rappresentato un’importante risorsa alimentare, soprattutto per i ceti più umili, anche perché commestibile in tutte le sue parti.

Nella seconda metà del secolo scorso c’è stata l’inevitabile crisi in quanto l’animale è stato considerato poco salutare per l’uomo, anche se negli ultimi anni stiamo assistendo ad una decisa inversione di tendenza della ricerca scientifica, che ha rivalutato la carne di maiale e sostenuto come essa sia uno degli alimenti più digeribili e completi di cui l’uomo possa cibarsi.

2 Responses to “Riti&tradizioni – La festa del maiale”

  1. Gaetano Barbella

    Dott. Pasquale Martucci, il maiale, si meraviglierà, ma ha un risvolto da non credere, similmente a un Giano bifronte, però correlato all’uomo.
    Esaminando alcune profezie del celebre Michel Nostradamus si rivela nientemeno un «porco metà uomo». Le cito di seguito (tradotte dal francese dallo scrittore Renucio Boscolo) tre quartine delle sue Centurie:
    N. I-64
    « Di notte il Sole penseranno d’aver visto
    Quando il porco metà uomo si vedrà,
    Assordante canto, battaglia in Cielo confinato, iniziata,
    E animali spaventosi la gente parlare udirà. »
    N. III-34
    « Quando il mancare del Sole allora sarà
    Sopra il pieno giorno, il mostro sarà visto (« il porco metà uomo »)
    Tutto diversamente lo si interpreterà
    Per costosità non ha guardia, per nulla non avrà provvisto. »
    N. III-5
    « Durante la lunga mancanza di due grandi Luminari
    Che sopraggiungerà entro Aprile e marzo
    O qual rarità! Ma i due grandi debonnari (il Rebis « il porco metà uomo »)
    Per terra e mare soccorreranno tutte le parti.»
    Probabilmente si tratta di avvenimenti escatologici e il porco metà uomo potrebbe riferirsi alla «bestia», di cui si parla nel libro dell’Apocalisse di Giovanni.
    Ritengo che il teatro degli avvenimenti apocalittici non sia effettivamente il nostro della vita quotidiana, ma un altro corrispondente del genere spirituale, tuttavia con effetti altrettanto disastrosi come raccontato nel testo biblico di Giovanni. Chissà che la pandemia dei nostri giorni sia uno di questi effetti. Nel corso dei millenni delle epoche della nostra terra, l’Apocalisse si attuata per fasi, é stato sempre così fino ad oggi.
    Meraviglia capire dalle suddette profezie che, se dapprima (nella I-64) il «porco metà uomo» è spaventoso, poi si rivela provvidenziale perché “soccorrerà” chi dovrà salvarsi dai cataclismi apocalittici (nella III-34 e III-5)
    Ma aspettiamo a valutare in questa ottica l’Apocalisse di Giovanni, cioè considerando il lato del “mangiare”, poiché l’uomo si nutre della carne del maiale (effettivamente il «porco metà uomo», cioè la «bestia» finisce per essere oggetto di nutrimento, una sorta di «eucarestia»). Questo per capire che la carne è contemaplata nell’Apocalisse come oggetto di banchetto vero e proprio. Stiamo a vedere.
    Partiamo dal capitolo 11 relativo in cui si parla dei due «Testimoni vestiti di sacco».
    Descriviamoli così come ci appaiono leggendo il suddetto capitolo 11, un numero significativo per indicare il centro del libro dell’Apocalisse che è di 22 capitoli. Come a far capire il senso e vero scopo di questo testo sacro che chiude la parata delle scritture del Nuovo Testamento.
    I «Testimoni vestiti di sacco», (Ap 11,3) sono i «due olivi e due lampade che stanno davanti al Signore delle terra» (Ap 11,4) che “terrorizzano” gli abitanti della terra e causa di ciò sono uccisi (l’uomo non vuol saperne delle cose di Dio). Ma dopo «tre giorni e mezzo», da che erano deposti «sulla piazza della grande città» (Ap 11-8), poi risorgono (insieme alla «grande città» che sono la stessa cosa, in seguito ad un occulto “matrimonio” che avverrà poi.
    Di qui iniziano le “feste” con “cene” succulente che vengono allestite, dai vaghi riflessi di quella dell’Eucaristia, cioè dell’«ultima cena» del Signore con i suoi apostoli prima della sua crocifissione.
    La prima vede al banchetto la «bestia e i dieci re» che si nutrono della carne della prostituta, simbolo della «città grande», ossia la Terra, astrale naturalmente (Ap 17,16-18).
    La seconda è l’ «Agnello» a banchetto che si nutre in modo “camuffato” delle carni della «bestia e dei 10 re» attraverso «tutti gli uccelli che volano in mezzo al cielo» (Ap 19.17-18), (gli angeli servi di Dio e dell’Agnello) perché viene detto che l’ «Agnello li vincerà » (Ap 17,14). Altrimenti quali portate saranno quelle del banchetto della “cena” delle nozze dell’«Agnello» con la sua sposa, che prima era la «città grande» (la prostituta) e poi la «nuova Gerusalemme» (Ap 21,9)? Si capisce che è l’agnello-bestia di terra che si riscatta e poi diventa simile all’Agnello di Dio, il modello da imitare (perché si sta parlando dell’uomo rigenerato: l’Apocalisse è un percorso iniziatico). Si badi che tutte questi cambiamenti si spiegano con la raccomandazione di Gesù quando dice: . (Ap 22,6-8)
    Tutto ciò che ho detto e altro disorienta, e può sembrare blasfemo, ma la spiegazione è tutta in quel «porco meta uomo» di Nostradamus.
    Si tratta di una serie di fasi depurative dell’uomo in continua crescita interiore con degli approcci matrimoniali per gradi del buono e cattivo in lui, e sotto le coperte è il «porco metà uomo» che impera.
    Cordialità
    Gaetano Barbella

    • Pasquale Martucci

      La ringrazio per l’intervento. Del resto è sempre un piacere leggere associzioni di pensiero che producono riflessioni spesso non comuni. La saluto cordialmente. Pasquale Martucci

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Marzo 29th, 2020

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Ritualità e distanze sociali   In un periodo di crisi per la pandemia da coronavirus vengono modificate le forme rituali […]

Marzo 28th, 2020

XXIV Edizione Concorso di Poesia

XXIV Edizione Concorso Internazionale di Poesia “Il Saggio – Città di Eboli” dedicato a Orlando Carratù con Borse di studio […]

Marzo 20th, 2020

Fenomeni criminali – La ‘ndrangheta

Il mito dell’invisibilità di Pasquale Martucci   Svuotare la ‘ndrangheta dall’interno significa fare capire che il crimine crea ricchezza per […]

Marzo 10th, 2020

Le paure sociali – Complessità e coronavirus

Complessità e coronavirus La lezione di Miguel Benasayag di Pasquale Martucci   Non mi ero ancora occupato di coronavirus per […]

Marzo 6th, 2020

Antichi rituali – La rinascita

Il tempo quaresimale di Pasquale Martucci   Nella cultura popolare il bisogno del sacro è essenziale, in quanto l’uomo avverte […]

Febbraio 28th, 2020

La storia come un romanzo

Ancora alcune riflessioni sull’opera di Antonio Scurati: “M. Il figlio del secolo”, Bompiani 2018.   La storia come un romanzo […]

Febbraio 25th, 2020

Concorsi di poesia e narrativa – “Centro Culturale Studi Storici”

 

Febbraio 19th, 2020

Riti&tradizioni – Carnevale

La tradizione delle maschere   Di seguito, riporto alcuni brani tratti dai riti e alle tradizioni cilentane carnevalesche. Si tratta […]

Febbraio 6th, 2020

Tendenze sociologiche – Luca Ricolfi

La società del Giovin Signore   Giovin Signore, o a te scenda per lungo Di magnanimi lombi ordine il sangue […]

Gennaio 28th, 2020

Pagine di storia – I Bulgari nel Basso Cilento

I Bulgari nel Basso Cilento   L’area della valle del Mingardo è stata interessata, dopo il crollo dell’impero romano, dalla […]

Gennaio 23rd, 2020

Tendenze epistemologiche – Jürgen Habermas

Dopo dieci anni di lavoro, a 90 anni compiuti, il teorico dell’agire comunicativo, dei paradigmi di mondi vitali e sistemi, […]

Gennaio 16th, 2020

Riti&tradizioni – Sant’Antonio Abate

La festa del fuoco   “Il rumore serve a spaventare e allontanare le potenze maligne, il fuoco a illuminare il […]

Gennaio 7th, 2020

Riti&tradizioni – La festa del maiale

Il destino del porco di Pasquale Martucci   A gennaio, quando è ormai ben grasso, l’animale è prelevato con l’inganno […]

Dicembre 24th, 2019

Un anno da non dimenticare

http://www.ricocrea.it di Pasquale Martucci Un anno da non dimenticare e l’auspicio di un Buon 2020   Un anno fa, nel […]

Dicembre 18th, 2019

Storia&tradizioni – I rituali natalizi del Cilento

Antonio Di Rienzo, ricercatore di cultura storica e tradizione popolare cilentana, alla fine del 1987, su “Il Mezzogiorno Culturale” (A. […]

Dicembre 15th, 2019

Pagine di storia – Salerno longobarda

Salerno longobarda di Pasquale Martucci   Nell’anno 849, millecentosettanta anni fa, Salerno divenne uno dei due principati longobardi del sud; […]

Dicembre 10th, 2019

Pagine di storia – Il castello di Rocca

Il castello di Rocca   Le prime notizie su Rocca Cilento (da rocca, roccia, fortezza su un monte; XI secolo: […]

Dicembre 7th, 2019

Storia&tradizioni – La festa dell’Immacolata

La festa dell’Immacolata Le regioni italiane si preparano al Natale con tradizioni sacre, festeggiamenti antichi e piatti tipici di Nisia […]

Dicembre 2nd, 2019

La partecipazione e l’agorà

Un popolo di persone normali e di tutte le età, accomunati dalla lotta ai populismi, sfidano con partecipazione civile e […]

Novembre 23rd, 2019

Le vie di fuga dalle chiusure identitarie

Le vie di fuga dalle chiusure identitarie di Pasquale Martucci   “Siamo pieni di vie di uscita. Forse sono proprio […]

Novembre 18th, 2019

Storia&tradizioni – L’olio d’oliva

L’OLIO D’OLIVA: UNA COSTANTE NEI SECOLI La molitura delle olive tra significati e tradizioni del presente e del passato di […]

Novembre 16th, 2019

Memorie dal territorio – Dopo la ruralità

La quietanza meridionale. I paesi dell’osso dopo la ruralità

Novembre 11th, 2019

Storia&tradizioni – San Martino

“A San Martino se fano i zeppule e se prova u’ vino” Tradizioni culinarie cilentane nell’estate di San Martino   […]

Novembre 10th, 2019

Muri da abbattere

Trent’anni fa veniva abbattuto il Muro di Berlino, anche se ancora oggi sono tanti i muri simbolici e fisici che […]

Ottobre 31st, 2019

Natuzza Evolo / tra vita e aldilà

Dieci anni fa si spegneva Natuzza Evolo, una donna che ha rappresentato, nella cultura popolare religiosa, un forte legame tra […]

Ottobre 28th, 2019

Territorio&Cultura – la poesia

Concorsi di poesia di Gaeta (LT) e di Auletta (SA)

Ottobre 20th, 2019

Memorie dal territorio – Fiore!

Ricevo e pubblico due brani di Antonio Pellegrino. Nella foto c’è Gerry il pastore, chiamato anche Fiore.   Fiore! Sempi […]

Ottobre 7th, 2019

Memorie dal territorio – E’ cangiata l’aria

Con questo intervento, una riflessione sul cambiamento dei tempi, inizia la collaborazione di Antonio Pellegrino (laurea in Sociologia), attuale Presidente […]

Ottobre 6th, 2019

Idee & parole – Ernesto de Martino

Il mondo magico di Ernesto de Martino di Pasquale Martucci “Presenza, esserci nel mondo, esserci nella storia sono espressioni equivalenti […]

Settembre 25th, 2019

Idee & parole – I saperi di Dionigi

Nella criticità della vita di oggi, occorre che l’individuo ripensi un “nuovo umanesimo” che tenga conto della storia e della […]

Settembre 20th, 2019

Storia&tradizioni – Il giorno delle antiche nozze

Ricevo e pubblico l’articolo di Nisia Orsola La Greca Romano sul rito nuziale   Da sempre le nozze rappresentano un […]

Settembre 15th, 2019

Idee & parole – Socrate

Nella nostra società si avverte il bisogno di tornare a valorizzare le molteplici forme del dialogo, così come indicato da […]

Agosto 25th, 2019

Le storie – Jerry Essan Masslo

A trent’anni dall’omicidio di JERRY MASSLO ancora non abbiamo compreso che … “Ciascuno di noi è straniero di un altro” […]

Agosto 15th, 2019

Idee & parole – Giovambattista Vico

Vatolla, Vico e la cipolla di Pasquale Martucci Vatolla è situata su una collinetta che domina il paesaggio sottostante e […]

Agosto 8th, 2019

Idee & parole – Fabrizio De André

“Per quanto voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”   L’espressione è tratta da: “Storia di un impiegato”, un […]

Agosto 4th, 2019

Bibbiano, dove sta il bene dei bimbi

LETTERA APERTA DEGLI OPERATORI DELL’INFANZIA È stata scritta una lettera/appello da Mauro Mariotti e Paolo Siani. Aderisco pubblicando il documento, […]

Luglio 31st, 2019

Storia e tradizione culinaria – La festa del Santo Patrono

Ricevo e pubblico il lavoro di Nisia Orsola La Greca Romano, sulla festa del Santo Patrono nella tradizione culinaria del […]

Luglio 31st, 2019

Storia e tradizione culinaria – La cucina dei marinai

Ricevo e pubblico il lavoro di Nisia Orsola La Greca Romano, sulla tradizione culinaria dei marinai   AVE MARIS STELLA […]

Luglio 30th, 2019

Vallo della Lucania – Il rito di San Pantaleo

Il rito di San Pantaleo di Pasquale Martucci   San Pantaleone è festeggiato almeno in due grossi centri del territorio […]

Luglio 24th, 2019

Idee & parole – Antonio Gramsci

Il concetto di egemonia culturale e la questione meridionale di Pasquale Martucci   Cent’anni fa, il 1 maggio 1919, iniziò […]

Luglio 14th, 2019

Cosmo Guazzo: una vita al servizio del territorio

Presso la Pro-Loco di San Martino Cilento, sabato 13 luglio 2019, per riflettere sui lavori di Cosmo Guazzo si è […]

Giugno 26th, 2019

Epistemologia della soggettivazione

Il soggetto/attore, i diritti universali e la società ipermoderna nel pensiero di Alain Touraine di Pasquale Martucci   Assistere ad […]

Giugno 9th, 2019

Un antico rituale: la festa del pane

La festa del pane di Pasquale Martucci     La panificazione è stato sempre un momento molto importante nella tradizione […]

Maggio 19th, 2019

Contro l’indifferenza, per la conoscenza

Intolleranza, divieti, tentativi di limitazione delle libere espressioni di idee: una sorta di società ad una dimensione, quella prevalente. Tutto […]

Maggio 17th, 2019

In memoria di Domenico Chieffallo

Per ricordare lo storico e meridionalista cilentano, produciamo alcune considerazioni e un articolo del 1995 di Domenico Chieffallo.   Note […]

Maggio 5th, 2019

Grave perdita per la cultura cilentana

Riceviamo e pubblichiamo un commento / ricordo sulla scomparsa dell’amico Amedeo La Greca, da parte del prof. Emilio La Greca […]

Maggio 5th, 2019

Riti e tradizione non solo culinaria del Cilento

Ho con  grande interesse letto gli scritti di NISIA ORSOLA LA GRECA ROMANO sulla tradizione culinaria del Cilento, e non […]

Maggio 5th, 2019

Comunità e cultura popolare, linguaggio, cilentanità

Dopo aver realizzato molti studi sul territorio, a partire da questo intervento analizzo gli elementi che ne costituiscono i tratti […]

Aprile 15th, 2019

Simboli e Rituali – Il Cilento Antico e “Il canto dei cumpràti”

Il Cilento Antico e “Il canto dei cumpràti” di Pasquale Martucci   I rituali rappresentano “una connessione tra passato, presente […]

Marzo 11th, 2019

DINO BETTI

Un uomo che ha attraversato, vissuto e trasmesso il suo tempo di Anna Avagliano e Pasquale Martucci   Dino Betti […]

Febbraio 21st, 2019

Verso un modello postindustriale. La proposta del sociologo Domenico De Masi.

I limiti delle società attuali e le possibilità del “migliore dei mondi esistiti finora”. Occorrerebbe costruire un modello ideale di […]

Febbraio 13th, 2019

Ricerca Bibliografica sul Cilento

Progetto: “BENI CULTURALI CNR” Anni 1998-2000 C.P.S. Ricerche S.r.l. / Università di NAPOLI – Facoltà di Sociologia   Tra il […]

Febbraio 7th, 2019

LA SCELTA DI RICOCREA

LA SCELTA DI RICOCREA Ricerca, costruzione, creazione, queste sono le parole chiave del sito che ho da qualche mese realizzato: […]

Febbraio 1st, 2019

Matera Capitale Europea della Cultura 2019. La visione del sociologo Aldo Musacchio

La visione di Aldo Musacchio: i fondamenti di una cultura per lo sviluppo del territorio di Pasquale Martucci   Per […]

Dicembre 25th, 2018

Festa al Castello: cultura e memoria – dicembre 2018

TEGGIANO Festa al Castello: cultura e memoria di Pasquale Martucci   La Corte in Festa – Natale al Castello, Teggiano […]

Novembre 19th, 2024

Il turismo e le nuove tecnologie

Quando parliamo di turismo, la prima considerazione è di valutare il rapporto tra i turisti/visitatori e l’ambiente esterno, le risorse […]

Novembre 17th, 2024

I giovani incontrano l’arte: l’osservazione di una interazione

Un interessante esperimento di interazione tra i giovani è l’arte è stato realizzato lo scorso 15 novembre 2024, presso l’Auditorium […]

Novembre 14th, 2024

La sociologia di Franco Ferrarotti

È scomparso all’età di 98 anni Franco Ferrarotti, considerato da molti il padre della sociologia, certamente colui che ha contribuito […]

Novembre 11th, 2024

La parola viva

Paul Ricoeur, in “La parole est mon royaume” (Esprit, 1955), sosteneva che la parola era il suo lavoro, il suo […]

Novembre 5th, 2024

Osservare il margine: lo sguardo di Gaetano Barbella

Gaetano Barbella mi ha trasmesso uno scritto che riprende l’ultima parte dell’articolo “Sguardi sociologici 2 / Osservare il margine”. Ringrazio […]

Novembre 4th, 2024

Sguardi sociologici 2 / Osservare il margine

Il secondo sguardo si occupa del concetto di margine, periferia, distanza di un territorio dal suo centro. Il margine e […]

Ottobre 28th, 2024

Il senso della singolarità

Il sociologo Danilo Martuccelli nelle sue ricerche si è dedicato alle problematiche dell’individuo nella sua relazione con la società, introducendo […]

Ottobre 21st, 2024

Sguardi sociologici (1) / Il sociologo del territorio

Inizio questa rubrica, per offrire un punto di vista che parta da lontano e vada lontano. E che si rivolga […]

Ottobre 17th, 2024

Premio: “L’identità del Cilento” (seconda edizione)

Il Premio Artistico-Letterario: “L’identità del Cilento”, riservato ai giovani del territorio dell’antico Cilento, Vallo di Diano e Alburni, è giunto […]

Ottobre 14th, 2024

L’anima della tofa

Note sul libro di Gerardo Vassallo: “La tofa: una conchiglia e la voce della sua anima”, Galzerano Editore, settembre 2024 […]